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30 Settembre 2014
Alla viaggiatrice e scrittrice inglese verrà dedicata una sala al Museo Civico di Asolo

Il viaggio sentimentale Di Freya Stark

di Redazione | 5 min

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Freya Stark entra ufficialmente nella storia di Asolo insieme alla Regina Cornaro e Eleonora Duse. Mauro Migliorini, sindaco della città comunica che alla viaggiatrice e scrittrice inglese verrà dedicata una sala al Museo Civico, accanto a quelle già riservate alle altre due grandi donne di Asolo, la Regina Cornaro e la Duse. La prima, già Regina dell’Isola di Cipro, tenne corte ad Asolo negli anni del Giorgine, del Bembo e del Castiglione, creando in queste dolci colline una delle più vivaci Corti d’inizio ‘500.

Eleonora Duse trascorse molti anni della sua vita ad Asolo, allontanadosene solo per le tournées teatrali nel mondo e dove volle restare per sempre, sepolta nel cimitero di Sant’Anna. Anche Freya, che ad Asolo era giunta infante e che qui trascorse un secolo della sua lunga esistenza, è sepolta nel medesimo, piccolo cimitero che domina il panorama della città e dei colli.

Fortemente voluta dal cenacolo delle “Freydi”, ovvero dal circolo di amiche ed estimatrici che l’hanno frequentata negli anni asolani, fino al 23 novembre 2014, Freya Stark è tornata nella sua Asolo, protagonista in “Vaghe stelle dell’Orsa…Il viaggio sentimentale di Freya Stark”. La mostra curata da Annamaria Orsini (catalogo Antiga edizioni) è allestita nella Sala della Ragione del Museo Civico della “Città dei cento orizzonti”.

In Inghilterra dove Freya Stark è venerata come caposcuola di un genere letterario, il moderno “travel writing” in cui i viaggi vengono presentati come esperienze mistiche, Freya è un mito. Nella sua Asolo, dove è arrivata da bambina e dove ha festeggiato il centesimo compleanno, sempre amata dagli asolani per la sua intraprendenza, curiosità, anticonformismo e ricchezza di talenti.

L’esposizione documenta un talento segreto, o comunque portato alla ribalta, della gran Dame e cioè la sua capacità di fissare sulla carta e sulla tela impressioni di viaggio, volti, luoghi, atmosfere. Freya era figlia di due importanti pittori ed è da loro che ha tratto quella mano e quell’occhio d’artista che è evidente nelle sue opere, sia che si tratti di velocissimi schizzi su intensi taccuini di viaggio, che di opere meditate e di ampie dimensioni.

Un altro talento svelato è quello di Freya per la fotografia. “Ogni viaggiatore deve saper entrare nello spirito dei luoghi che visita: perché non si darà mai il caso che nella vita qualcuno possa rivedere lo stesso panorama due volte”, scriveva Freya ed è ipotizzabile che schizzi e immagini fotografiche l’aiutassero a catturare e conservare le suggestioni del momento. Le sue sono immagini che appartengono alla storia della fotografia e delle grandi esplorazioni.

L’esposizione asolana porta il visitatore fin dentro la sfera più privata di Freya. Privilegia infatti i “taccuini segreti”, ovvero disegno di volti, personaggi, paesaggi amici. Di ospiti della sua Villa innalzata accanto e sopra il Teatro Romano di Asolo. Un meraviglioso eremitaggio dove venivano a trovarla intellettuali da ogni parte del mondo, dove a salutare l’amica scendeva la Regina Madre di Gran Bretagna o soleva giungere per il tè e una passeggiata tra le rose e i famosi nani del giardino la Principessa Margaret. Sono anche immagini che riportano l’atmosfera e le frequentazioni della dimora avita nel Devonshire.

A partire dagli anni ’30, drappeggiata con ampi caftani, a dorso d’asino, cammello e cavallo, se non a piedi, si è inoltrata nei luoghi meno ospitali e meno battuti dell’Egitto, poi Siria, Irak, Iran per spingersi sino alle propaggini dell’Himalaya, ad inseguire le memorie di Alessandro Magno, le testimonianze delle vie della seta o dell’incenso. Affrontando anche zone a più forte rischio, come quella “Valle degli Assassini” cui ha dedicato uno dei suoi libri più famosi. Esploratrice avventurosa, forse anche “inviata segreta” del Governo di Sua Maestà, certo donna decisamente intraprendente, tanto da essere spesso affiancata al più popolare Lawrence d’Arabia.

Sempre in tema di fotografia, la mostra propone una ulteriore preziosità: le foto realizzate dalle lastre dell’archivio del pittore e fotografo inglese Herbert Young (1854-1941), grande amico di Freya. Alcune di esse hanno grande rilevanza poiché documentano la flora e in particolare le rose del famoso giardino in casa Young in Asolo, poi divenuto Villa Freya. Di Freya la mostra propone la dimensione più privata, da salotto intimo; una sezione è ad esempio riservata al suo ricco corredo di lini, da lei ricamati, di squisita fattura.

Tra di essi di grande interesse, in quanto testimonia l’esperienza vissuta come crocerossina sul Carso, durante il 1° Conflitto Mondiale, è una lunga striscia di lino bianco con applicazioni in pizzo macramé, sul cui bordo sono ricamati I nomi di alcune crocerossine sue amiche insieme a quelli di illustri personaggi da lei conosciuti e amati. Scopriamo così che Freya eseguiva ricami e disegni con la stessa perizia con la quale disegnava le carte geografiche di luoghi sconosciuti e con la stessa freschezza e acutezza di scrittura delle pagine dei suoi famosi libri.

Proprio perché la mostra intende tracciare – nel senso di lasciare tracce – il ritratto privato di Freya, sono esposti alcuni dei suoi abiti come il caffettano in velluto di seta color arancio indossato in occasione dell’Incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra (1953), alcuni splendidi abiti realizzati con tessiture seriche orientali per visite a sultani ed emiri e un burqa in seta verde scuro completamente plissettato sulle spalle. Qualche oggetto personale e curioso: un piccolo tavolo, la sua tazza da tè, il suo minuscolo astuccio porta aghi, la sua macchina da scrivere insieme a molti suoi libri arricchiscono l’esposizione che come dichiara il titolo narra “il viaggio sentimentale” e interiore di questa erudita e avventurosa viaggiatrice.

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