Politica
20 Settembre 2014
Il segretario regionale Pd ospite alla festa del Psi parla di primarie e riforme

Bonaccini: “Sono in campo perché certo della mia onestà”

di Redazione | 4 min

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unnameddi Marcello Celeghini

Ravalle. È uno Stefano Bonaccini tranquillo e determinato quello apparso alla festa provinciale del Partito Socialista, in corso di svolgimento al Teatro Venere di Ravalle, dopo il malore che lo ha colpito la settimana scorsa e ancor di più dopo avere appreso di essere tra gli indagati dalla procura di Bologna per presunte spese illecite legate alla sua attività di consigliere regionale. Oltre a Bonaccini, il dibattito ha visto la partecipazione anche del segretario nazionale del Psi, il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Riccardo Nencini, che ha illustrato la posizione del partito in merito ad alcune scelte governative dell’esecutivo Renzi.

I temi caldi della serata sono stati quelli legati ai recenti clamorosi sviluppi che hanno coinvolto i due candidati di spicco alle primarie del centrosinistra per le prossime elezioni regionali. In particolare, vista la presenza di Bonaccini, si è riflettuto sulla scelta del segretario democratico emiliano romagnolo uscente di non ritirare la propria candidatura, nonostante l’indagine in corso. “La vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto- spiega Bonaccini- non mi ha scalfito più di tanto, in passato ho dovuto affrontare situazioni simili uscendone pulito, certo un po’ dispiace. Il malore della scorsa settimana è legato allo stress e alla stanchezza a cui sono sottoposto ormai da giorni”. Poi il segretario regionale dei democratici arriva al punto. “Non mi sono ritirato dalla corsa per le primarie perché mi sono chiesto se questa vicenda potesse essere sufficiente a mettere a repentaglio il progetto che ho in mente per questa regione. Così ho chiesto di essere ascoltato in procura e, a quanto pare, le mie motivazioni sono state convincenti. Sono in campo perché sono certo della mia onestà e sono fiducioso che si chiarirà tutto”.

Il clima della serata è talmente disteso e familiare che Bonaccini si permette anche una piccola gaffe: parlando delle diverse opportunità per le città della Regione definisce la sua Modena come “la seconda più importante città in regione”, l’affermazione suscita non pochi borbottii in sala tant’è che il segretario si corregge immediatamente: “intendevo solo per abitanti!”. Immancabile una stoccata anche all’avversario delle primarie Roberto Balzani: “Io sono molto più informato in merito alle dinamiche dei territori emiliano romagnoli rispetto a Balzani. In questi anni dentro al partito ho girato tutta la regione. Il mio sfidante ha puntato il dito sul fatto che lui proviene dalla società civile come garanzia di trasparenza, io gli voglio dire che questa non è una garanzia perché anche Bossi e Berlusconi provenivano dalla società civile e poi si è visto come erano trasparenti..”. E sull’ impronta che vuol dare alla Regione, Bonaccini ha già le idee chiare: “Per il dopo Errani si deve aprire una nuova pagina con nuova gente e una nuova idea di Regione”.

Pieno sostegno alla scelta di Bonaccini arriva dal leader del Psi Riccardo Nencini. “Stefano ha fatto bene a non ritirarsi, perché l’accusa che gli è stata imputata è talmente leggera e spiegabile che non ne può pregiudicare la credibilità. Lui è il candidato ideale dei riformisti perché può essere una soluzione di continuità per le buone politiche portate avanti da Errani, ma anche una soluzione di cambiamento che imprima un taglio più contemporaneo a questa Regione in un’Italia molto diversa da quella di cinque anni fa”. Nencini poi si addentra nelle tematiche spinose dell’agenda politica nazionale; in primis la riforma dello statuto dei lavoratori. “L’Italia del 1970 (anno in cui fu redatto lo Statuto) non esiste più. – rivela il segretario del Psi- Oggi abbiamo una grande fetta di lavoratori impiegati nel terziario che sono totalmente scoperti da ogni tipo di tutele. Nel 1970 in una famiglia lavorava solo il padre e i figli iniziavano a lavorare adolescenti, oggi invece entrambi i genitori lavorano mentre i figli vanno a lavorare sempre più tardi. Il contratto a tutele crescenti non toglie affatto i diritti ai lavoratori ma semmai ne garantisce di più, specialmente per quelle categorie che ancora ne sono completamente prive. Il problema attualmente – conclude Nencini- non è la tutela del lavoro, il problema è far sì che il lavoro ci sia”.

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