Comacchio. La questione del consumo del territorio e delle cementificazioni a Comacchio è bel lungi dall’essere chiusa anche dopo l’intervento assolutore dell’Ente Parco del Delta del Po sul Psc dell’amministrazione comunale. Anzi, proprio contro quest’ultimo si alza la voce critica del circolo comacchiese di Legambiente
“Mancava la voce del Parco del Delta del Po in questo dibattito, nostro malgrado solo mediatico e non invece reale, concreto, aperto, partecipato, come chiediamo da mesi, su quanto sta succedendo sulle questioni urbanistiche e di gestione del territorio a Comacchio – afferma Legambiente -. Consentendo di riempire di strutture ricettive quasi tutte le aree agricole fra Porto Garibaldi e Lido Scacchi, spingendosi poi fino a San Giuseppe, il Parco tradisce oggi i principi di limitazione del consumo di suolo con in quali si era iniziato a parlare di nuovi strumenti di pianificazione sulla fascia costiera e dell’ultimo Piano Territoriale di stazione recentemente approvato”.
“Un unica città lineare costiera, consolidata dalla nascita di quello che alcuni chiamano un ‘ottavo lido’, occupando non solo alcuni terreni messi in gioco dal Prh, ma anche numerose aree oggi con destinazione agricola, e per di più definite ‘Zone di alto valore paesaggistico – ambientale’. Lasciar costruire in aree agricole – prosegue Legambiente nella sua critica – non costituisce certo il miglior modo per fare da ‘filtro’ e difendere le aree più preziose. Il tutto avviene inoltre senza le adeguate valutazioni e senza esercitare opzioni di utilizzo prioritario di aree già urbanizzate o già compromesse. La previsione di realizzazione di una nuova fascia di Bosco Eliceo con funzioni ecologiche – afferma l’associazione ambientalista – è invece purtroppo quanto mai incerta viste alcune problematiche normative insite nelle norme del Parco e nelle leggi regionali di riferimento, e visti i non secondari aspetti economici e di gestione. Il travisamento dell’impegno di realizzare un ‘vero’ Bosco è evidente quando nel master plan di queste aree, definito da Comune e Parco e approvato durante lo scorso consiglio comunale, al posto del bosco troviamo la vigna, che pur ci piace molto come coltura tradizionale locale, ma di certo non è equivalente alla ricostruzione di un vero Bosco dal punto di vista ecosistemico. Passateci la battuta – commenta amaramente Legambiente – ma sembra che qualcuno abbia confuso i corridoi ‘ecologici’ con dei corridoi… ‘enologici’: … ben altra cosa! Servono quindi regole e parole chiare, per tutti, per fare in modo che almeno le parti ‘buone’ del Piano del Parco vengano realizzate per certo, in maniera chiara e sostenibile. Senza entrare troppo nel merito dei tanti altri aspetti giuridici ancora da risolvere, e che saranno comunque oggetto di doverosa verifica, nell’interesse di tutti, da parte della giustizia amministrativa, – conclude il circolo di Legambiente – constatiamo la crisi e le ambiguità di ruolo, di visione e di guida, che a nostro avviso il Parco sta vivendo, e che sono in fin dei conti la vera causa dei risultati che il parco stesso produce o permette”.