Lettere al Direttore
14 Settembre 2014

Così è morta l’orsa Daniza

di Redazione | 3 min

Così è stata uccisa l’orsa Daniza, colpevole di difendere i propri cuccioli e sfinita dall’essere quotidianamente braccata da oltre un mese divenendo, per le cosiddette Autorità, “pericolosa”. Ma per chi conosce il comportamento degli animali, come l’etologo Roberto Marchesini, “ non ha fatto altro che attuare un’autodifesa naturale per una mamma che sente come primo obbligo istintuale quello di difendere il nido, una risorsa di sopravvivenza e la difesa dei propri cuccioli.

Perchè intervenire su un animale selvatico – non domestico – significa condannare a morte in modo altamente probabile i suoi cuccioli e produrre un trauma irreversibile nella madre che, questo si, la farebbe diventare pericolosa. Una madre che perda il suo territorio, che venga catturata mentre svolge le cure parentali – ciò che c’è più di prezioso per una femmina di mammifero – che perda i suoi cuccioli o si trovi a vivere in una condizione di alta sofferenza a causa dell’azione dell’uomo, non vi è dubbio che possa diventare pericolosa.” Questo autorevole e molto più articolato e motivato parere era stato fornito al Ministero dell’Ambiente a fine agosto per spiegare perchè le misure di intervento paventate dalla Provincia Autonoma di Trento erano dal punto di vista etico ed etologico inadeguate, parere che è stato del tutto ignorato.

Pare che la Regione Trentino abbia realizzato il più grande progetto di reintroduzione degli orsi in Europa, oltretutto con finanziamenti europei. Ma perchè attivare un progetto di reintroduzione senza attuare una corretta campagna di educazione, di informazione, di protezione con recinti degli animali da allevamento, e soprattutto di conoscenza comportamentale di questa specie? La prima riflessione che vien da fare è : lasciateli dove sono, hanno più speranza di sopravvivere che non nella Regione Trentino. E speriamo che il radiocollare di cui sono stati dotati non diventi negli anni un cappio, come purtroppo abbiamo potuto vedere più volte, perchè il cucciolo cresce ma il collare no.

Reintrodurre gli orsi per poi abbatterli? Certo che no! Ma la storia che viene raccontata sulla reazione fatale all’anestetico non convince nessuno. Perchè, nonostante il parere negativo del Corpo Forestale Nazionale dello Stato, l’intervento del Corpo Forestale di Trento è stato comunque effettuato, e non certo da sprovveduti, ma sotto la responsabilità di un veterinario. Credere ad un errore, sarebbe sì una presa in giro. E siamo certi che la Magistratura effettuerà tutte le indagini per fare chiarezza e far emergere gli eventuali reati che sono stati compiuti.

E’ risultata indubbia la volontà di molti di voler risolvere il problema a tutti i costi, con superficialità e miopia. E un costo c’è stato, grave, soprattutto perchè ancora una volta è l’uomo che si è assunto il diritto di condannare a morte un’animale.

Apprendiamo in queste ore del ritrovamento di un’altro orso di tre anni morto in Abruzzo per sospetto avvelenamento. Una triste coincidenza per questa specie, ed una conferma dell’arroganza dell’uomo. Ci sono stati errori? Per noi si. Ed è giusto che se c’è chi ha sbagliato paghi, fatto questo che nel nostro Paese sta diventando ormai una vera rarità. E in questo caso, come in altri, è in discussione il livello della nostra civiltà.

Le associazioni di tutela animali ferraresi :

– Associazione “A Coda Alta”

– A.V.E.DE.V.

– E.N.P.A. – Sez. di Ferrara

– G.A.T.A.

– L.A.V. Ferrara

– Lega Naz. Per la Difesa del Cane di Ferrara

– L.I.P.U.

– O.I.P.A. Sez. di Ferrara

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