Recensioni
5 Settembre 2014
Presentata fuori concorso la seconda opera di Edoardo De Angelis

A Venezia 71, il giorno di Perez con Zingaretti

di Redazione | 2 min

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PEREZ di E.DE ANGELIS a VENEZIA 71E’ appena stato presentato fuori concorso ed a seguire se ne è parlato con il cast in conferenza stampa, Perez, opera seconda di Edoardo De Angelis, dopo Mozzarella Stories, polar-noir tutto metropolitano di matrice italiana.

Perez, interpretato dal nostro ottimo Zingaretti che l’ha anche voluto produrre, tanto ha creduto nel progetto fin dall’inizio, è un avvocato d’ufficio a Napoli. La sua ignavia gli ha impedito di divenire un grande leguleio, la paura e la viltà l’hanno fregato, non solo nel lavoro, ma pure negli affetti: la moglie l’ha abbandonato ed il rapporto con la figlia che vive con lui è, per certi versi, pure di ‘vassallaggio’. D’altro canto la sua mediocritas, non certo aurea, l’ha sempre messo al riparo dall’infelicità. Quando il pericolo si insinua in casa sua, lo tocca nell’unico affetto davvero caro, la figlia, si rende conto che è ora di dare una svolta alla propria esistenza, fino ad allora calma e piatta. E lo farà, stravolgendo la propria vita e quella di altre persone, araba fenice che, finalmente, si riscatta e risorge da ceneri – il concetto è più letterale di quanto si pensi, lo si capirà, vedendo il film – che lo condurranno alla rinascita, ad una concezione ed a una presa di coscienza del sé mai sperimentate, nuove per la sua indole e la sua vita fino ad allora.

Interessante la location del film – il Centro Direzionale di Napoli – cittadella moderna fatta di vuoto e di vetro, dall’architettura post-metafisica ed avanguardistica rimasta un bel sogno a metà, semidisabitata ed abbandonata a se stessa ed ai pochi che vi risiedono – specchio e sfondo per il protagonista allo stato iniziale.

Il soggetto è già di interesse americano – si parla di riproporlo negli States – porta alla memoria di qualche ‘diversamente giovane’ il grande Sam Peckinpah di Cane di paglia, del 1971, interpretato da uno strepitoso Dustin Hoffmann: forse, maliziosamente, si potrebbe dire che almeno gli yankees hanno buona memoria del loro cinema

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