Attualità
16 Agosto 2014

Miglietta, non sai cosa ti sei perso

di Federico Pansini | 6 min

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Caro Criss Miglietta, cosa ti sei perso!!

Caro Criss Miglietta, cosa ti sei perso!!

E’ toccato anche alla Spal, e prima o poi probabilmente doveva accadere.

Doveva accadere che un giocatore cadesse nel tranello del calcio moderno, quello che non guarda ai colori, al senso di appartenenza, all’orgoglio spallino che egoisticamente – e a ragione – consideriamo diverso da quello di ogni altra squadra di calcio del nostro paese.

E’ successo al Giocatore, con la G: perchè designato per indossare la fascia di Capitano, perchè figura centrale nel nuovo progetto tecnico, perchè considerato figura di riferimento nel gruppo e possibile esempio da seguire per i più giovani. E’ successo a Crocefisso “Criss” Miglietta, 32 anni, centrocampista ex Ternana ed ottimo recente curriculum in serie B, l’acquisto forse più rappresentativo della campagna di rafforzamento e rinnovamento portata avanti dalla società nel corso della estate attualmente in corso.

Non mi sorprende la possibilità che un giocatore possa cambiare squadra per due volte nell’arco di un paio di mesi, cose già viste nel calcio degli ultimi anni.

Mi stupisce e delude, invece, che una possibilità simile si concretizzi a Ferrara e nella Spal, una realtà che certo non può vantare un recente passato di vittorie e trionfi, ma che proprio da un anno o poco più sta cercando di rilanciarsi, offrendo finalmente una gestione societaria impeccabile, persone serie ed appassionate al timone dei colori biancazzurri capaci in pochi mesi di riaccendere la fiamma della passione di una città che vive e sente la squadra di calcio quasi come un monumeto sacro – la statua del Savonarola con la sciarpa della Ovest immortalata lo scorso maggio in qualche scatto fotografico è l’immagine perfetta -.

Di Criss Miglietta si è detto e scritto tanto nell’ultima settimana, sui social network e anche nei commenti dei nostri lettori. Critiche, accuse, improperi sulla persona più che sul giocatore. Questo accade scegliendo di fare il professionista: il pubblico ed i tifosi sono giudice supremo, nel bene e nel male. Perchè la gente comune, molto spesso, rappresenta il sentimento più puro e genuino ed è la voce del cuore e dei sentimenti che parla, non quella della ragione. Ed è bello così, perchè il calcio oggi ha bisogno di cuore, di scelte controcorrente, di esempi positivi.

Non è compito del sottoscritto giudicare la persona Miglietta, che per altro al suo arrivo a Ferrara aveva impressionato positivamente per lo spirito e capacità di dialogo (anche se a frasi come “Ferrara vale una serie B”, “La Spal è una scelta di vita” bisognerebbe smettere di credere, almeno sino a quando queste non vengono supportate da fatti concreti). Dal punto di vista puramente professionistico, poi, per un 32enne il richiamo della serie B due mesi dopo averla lasciata, è in maniera legittima una possibilità che può far nascere dubbi e incertezze.

Ma qui siamo a Ferrara, alla Spal, e qualcosa cambia, volenti o nolenti. Il limite e la qualità allo stesso modo della mia città è quello di dare fiducia indistintamente, magari anche con quel senso di pessimismo cosmico sullo sfondo. E di reagire in maniera forte e drastica quando a questa fiducia si risponde voltando le spalle. Miglietta non è il primo e non sarà l’ultimo a finire nel mirino della Ovest, una Curva ormai divenuta matura e attenta, soprattutto ai comportamenti, ai gesti, alle qualità extra campo, dei suoi beniamini. I cori, piuttosto chiari ed eloquenti di venerdì sera, sono il segnale netto che il pubblico di fede biancazzurra non vuole e nemmeno ha bisogno di chi non è capace – per vari motivi – di sentirsi addosso, quasi come un tatuaggio, i colori e la causa spallina. Non vuole e nemmeno ha bisogno di silenzi e scelte, discutibilissimi, come quella di rifiutare una convocazione, quasi come a voler puntare i piedi.

Caro Criss Miglietta – mi permetto di darti del tu -, sarebbe bastato davvero poco. Sarebbe bastato fare un giro in prossimità degli spogliatoi del “Paolo Mazza”, e guardare le foto appese ai muri di uno stadio che trasuda storia in ogni angolo e su ogni gradone. Sarebbe bastato sapere che ci sono stati giocatori che hanno indossato quella fascia prima di te, e che tanto per citare i primi di una lunghissima lista, hanno i nomi di Lucio Mongardi e Beppe Brescia, anche loro centrocampisti. Professionisti, atleti, uomini che la gente ricorda con gli occhi lucidi di emozione. Sarebbe bastato guardare la passione con cui il tuo Presidente vive ogni suo giorno di vita spallina. La stessa passione ferita che oggi lo spinge a minacciare un deferimento nei tuoi confronti o di tenerti in tribuna con lui per il resto della stagione. Non lo farà, Walter Mattioli, perchè è un uomo buono, puro e genuino, e cercherà di assecondare la tua volontà, senza però farti un trattamento di favore – e mancherebbe altro! -.

Sarebbe bastato aprire qualche video di youtube, e senza per forza cercare le immagini dei meravigliosi anni 90, riguardare la festa dello scorso maggio, i cinquemila per l’ultima partita casalinga della stagione in C2 -o Seconda Divisione, che dir si voglia – contro il Bellaria. Altro che Novara e altro che serie B, in Piemonte numeri così non li fanno da anni.

E se proprio vogliamo scomodare gli anni 90, sarebbe bastato fare due chiacchiere con Giorgio Zamuner – pure lui un centrocampista -, che a Ferrara si è talmente legato da scegliere di viverci, e chiedergli cosa possa significare infilare il pallone nel sette con la maglia biancazzurra addosso in un derby contro il Bologna e sotto la Curva rossoblù.

E se anche tutte queste cose non fossero state abbastanza, sarebbe forse stato meglio mettersi prima davanti ai tuoi dirigenti poi alla stampa o alla tv cittadina e, con grande onestà dire: “Ferrara, grazie comunque, mi avete dato una bella possibilità ma la serie B oggi è un treno che non posso perdere, anche se qui ci avrei potuto provare con Voi”. La gente forse non lo avrebbe condiviso, ma lo avrebbe forse apprezzato. E invece nei tempi del “social” ci troviamo ad avere a che fare con comunicati stampa di una pagina facebook e di un non ben precisato staff che pubblica parole non attribuibili al giocatore ma a “persone a lui vicine”. Scelta sbagliatissima.

Ci si sarebbe salutati con una stretta di mano, e avanti ciascuno per la propria strada. E prima di salutare, sarebbe bastato incontrare Davide Marchini e soprattutto Edo Braiati – un mio amico, non lo nego -, e farsi raccontare cosa vuol dire crescere nelle giovanili di questa squadra, farsi tanta serie B e poi decidere di tornare nella propria città, nel momento storico peggiore della Spal – in serie D – e guadagnarsi la fiducia e il rispetto della gente, nonostante un ottavo posto nei dilettanti. E a Edo Braiati chiedere quanto comunque può valere festeggiare a Ferrara come accaduto lo scorso anno, nonostante una manciata di presenze nel corso di una stagione intera.

Arrivederci Cris Miglietta. Non sai cosa ti sei perso.

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