Cronaca
18 Agosto 2014
Durissima critica alle istituzioni dell'ex presidente Ingv Enzo Boschi: "È una storia diventata ormai ridicola"

“Cavone? Nato per sviare dalle vere responsabilità”

di Daniele Oppo | 6 min

sisma“La mia opinione è che la storia del Cavone nasce da una ricerca frenetica per una qualche giustificazione per le vittime e il danneggiamento provocati dalle scosse del 2012. Eccessivi per una Regione che si considera all’avanguardia in tutto, anche nella prevenzione”.

Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, non lo ha mai nascosto: il rapporto Ichese e quel dubbio sul ruolo del pozzo del Cavone nel sisma che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2012 non lo hanno mai convinto per vari aspetti, a partire dal fatto che le iniezioni avrebbero potuto causare un sisma – la prima scossa del 20 maggio – a 20 km di distanza senza interferire minimamente con l’attivazione della faglia più vicina che ha poi dato vita alla scossa del 29 maggio.

“Che il Cavone non potesse assolutamente aver generato un terremoto a 20 km di distanza – ricorda il geologo a Estense.com, dopo che il Cavone è stato definitivamente ‘scagionato’ dalla gruppo di lavoro incaricato di verificare quanto affermato nel rapporto Ichese –  io l’ho dichiarato a quotidiani importanti e scritto su vari blog il 12 aprile,  subito dopo che era uscito l’articolo di Science che ha messo in moto tutta la vicenda. Non lo dico per vantarmi ma per affermare che basta una normale conoscenza della Meccanica dei Continui e di Fisica della Frattura, che devono essere presenti nel bagaglio culturale di ogni sismologo,  per fare l’affermazione che io feci tranquillamente. All’Ingv – prosegue Boschi –  ci sono ricercatori che avrebbero potuto dire la stessa cosa anche con più autorevolezza. Ma, prima ancora che uscisse l’articolo di Science il suo presidente, chiaramente informato, ha diramato un ‘invito’ scritto a tutto il personale ordinando di fatto ad astenersi dall’esprimere giudizi sull’argomento”.

Quel che è emerge dalle parole del geologo è un complicato intrigo tecnico-politico-istituzionale, fatto di omissioni (come quella di non rendere pubblico il rapporto Ichese se non dopo lo scoop di Science), ‘pistole fumanti’ cui attribuire la causa di tutto, contraddizioni, blocchi ai permessi di ricerca e ad alcune attività sul sottosuolo e, infine, assoluzioni (quella venuta dal rapporto dei sei docenti americani chiamati a esprimere un giudizio sul Cavone) per poi riprendere la ‘vita normale’ una volta scagionato il principale imputato. “Si è voluto sviare l’attenzione da gravi ed evidenti omissioni – accusa ancora Boschi -: il mancato allarme dopo la prima scossa, quella del 20 maggio, e l’assenza di indirizzi chiari in materia di edilizia antisismica. Si è creata automaticamente una naturale ‘sinergia’ nel tentativo di autoassolversi fra gli amministratori che si dovrebbero occupare della sicurezza dei cittadini e degli esperti che dovrebbero esprimersi sui rischi. Si è così partiti affermando che la Mappa ufficiale di Pericolosità sismica sottovalutava la sismicità emiliana, cosa che si è rivelata subito errata. Si è suggerito allora il deposito di gas di Rivara come causa scatenante dei terremoti, rivelatosi assurdo perché ci si è resi conto che si trattava solo di un progetto (idee e carte) peraltro non approvato. Allora si è ricorsi al fracking fatto di nascosto: assurdo perché la tecnica per il fracking è talmente invasiva e appariscente che è impossibile farlo di nascosto e, sopratutto, in Italia non esistono le rocce con quelle caratteristiche. Non restava allora altro che creare una Commissione: l’Ichese fatta da sei esperti. Due sono di alto livello ma si dimettono quasi subito e vengono sostituiti. L’Ichese fa audizioni con tutti gli organi e gli enti che si occupano di sismologia i cui verbali non sono disponibili. Tutto fa pensare allora che i vertici dell’Ingv e della sezione sismica della Grandi Rischi sapessero della deliberazione dell’Ichese: il Cavone che avrebbe potuto provocare le scosse anche se non si può dimostrare!”

Proprio il ruolo dell’Ingv finisce sotto la lente d’ingrandimento del suo ex presidente, in particolare per il lavoro di “validazione” sul apporto finale sulla sperimentazione elaborato da sei esperti sul Cavone – sul quale ancora la rivista Science ha gettato una pesante ombra: sarebbe stato commissionato dall’Eni nel 2012, prima di Ichese, riadattato a posteriori per confermare i risultati del ‘Cavone-Lab’ -: “La validazione Ingv – spiega Boschi a Estense.com – avrebbe riguardato un rapporto fatto dagli americani apparso improvvisamente, commissionato dall’Eni, che esclude il Cavone da ogni responsabilità permettendo così la conclusione di questa vicenda grottesca. L’Ingv in realtà non ha fatto alcuna validazione. È privo di senso validare un modello senza validarne i risultati (l’analisi dell’Istituto afferma esplicitamente che ad essere validati sono solo i modelli e le metodologie ma non i risultati, ndr). È del tutto evidente che un modello è valido se sono validi i risultati che produce! In realtà l’Ingv non può validare  il rapporto degli americani  perché ha partecipato ufficialmente all’attività dell’Ichese che viene drasticamente smentita dagli americani stessi. Perché è necessaria questa validazione apparente? – s chiede Boschi – Franco Terlizzese, alto funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico e membro di Ichese dichiara (a Edwin Cartlidge di Science, ndr) che la validazione dell’Ingv è necessaria per “attenuare” il conflitto di interessi che nasce dal fatto che il rapporto degli americani è stato pagato dall’Eni e non è di origine pubblica. Insomma:  attenuazioni di conflitti e validazioni apparenti fanno sì che il Cavone possa essere ancora considerato colpevole ma in maniera attenuata”.

Una intreccio che mette in cattiva luce proprio l’organismo più autorevole in materia di sismologia: “Da tutto questo l’Ingv non appare indebolito: appare inutile – afferma amaramente Boschi -. Non gli si chiede un’opinione autorevole all’inizio della vicenda; l’Eni non chiede all’Ingv un giudizio, ma agli americani! Cosa viene chiesto all’Istituto? Un’attenuazione di un evidentissimo conflitto di interessi resasi necessaria per concludere una vicenda ormai diventata ridicola. Una cosa che va notata – prosegue il professore -: nel testo americano si afferma che la seconda scossa, quella del 29 maggio, è stata determinata dalla prima, quella del 20 maggio e che un simile fenomeno, due scosse ravvicinate nel tempo e nello spazio, è “ben noto dalla letteratura”. E allora ancora una volta: perché l’allarme non è stato dato dopo la prima scossa come anche il buon senso suggerisce? Diventa quindi inoppugnabile che si stava cercando di insabbiare responsabilità varie e non vi si è ancora riusciti”. Ritorna così a galla quell‘allarme lanciato a giugno dall’allora premier Mario Monti sull’attivazione del ‘terzo segmento’, quello di Ferrara, mai preso in considerazione dalla commissione Ichese e dai lavori successivi: “Si voleva far dimenticare l’incongruo allarme lanciato agli inizi di giugno, a sequenza sismica ormai conclusa, dall’allora presidente Mario Monti, per un imminente terremoto a Ferrara, passato alla storia come il ‘terzo segmento’ – rileva ancora Boschi -. L’allarme si è rivelato fortunatamente infondato ma ci si è guardati bene da spiegare come si era arrivati ad una simile determinazione”.

“Tutto questo andazzo – afferma Boschi, questa volta sul suo spazio ne il Foglietto della Ricerca – continua in sprezzo al banale buonsenso e ignorando le giuste rivendicazioni di noi cittadini, che vorremmo capire che cosa si nasconde, o si cerca di nascondere, dietro queste manovre sempre più confuse e, forse, sempre più incontrollabili. Non condivido molti dei ragionamenti dei Comitati che si oppongono aprioristicamente a un uso razionale del territorio ma, in questa situazione, è difficile non essere solidali con loro. A nessuno piace sentirsi raccontare assurdità e essere trattato come se fosse incapace di intendere. È per questa ragione – conclude Boschi nel Foglietto – che mi permetto, molto rispettosamente, di suggerire al Ministro della Ricerca scientifica e al Ministro dello Sviluppo economico, di provvedere al più presto a imporre una soluzione razionale a questa vicenda che, oltre a essere estremamente dannosa, è ormai diventata ridicola”.

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