Economia e Lavoro
7 Agosto 2014
Amidei, presidente del comitato: "Manovra pensata per vitalizzare il mercato"

Oi Pera sostiene l’Abate Fetel

di Redazione | 2 min

pereNel corso dell’ultimo comitato di coordinamento della organizzazione interprofessionale pera è stata condivisa, a maggioranza, una decisione che segna un importante punto di partenza per il sostegno della competitività della Pera Abate Fetel. Il comitato dell’Oi ha infatti deliberato di non commercializzare sul mercato fresco i calibri di pera abate inferiori ai 60 mm con l’obiettivo di garantire da subito tonicità al mercato e salvaguardare una offerta di qualità elevata in termini di pezzatura ma non solo.

“La decisione del comitato di coordinamento dell’Oi – dichiara il presidente Gianni Amidei – è uno dei primi atti importanti che svolge l’organizzazione riconosciuta a marzo 2014. È una manovra pensata per vitalizzare il mercato che dovrà puntare l’interesse su un prodotto di elevata qualità anche dal punto di vista organolettico. In termini quantitativi la non commercializzazione riguarderà circa il 5/7% dell’offerta di Abate Fetel, dato che il calibro sotto i 60 mm sarà destinato esclusivamente all’industria di trasformazione. L’Oi Pera è lo strumento ideale – conclude Amidei- per qualificare l’offerta soprattutto in una fase di stagnazione dei consumi come quella attuale”.

L’Interprofessione Pera è nata grazie alla condivisione di oltre 30 imprese ed organizzazioni e grazie al supporto della Regione Emilia Romagna, e rappresenta circa il 70% della produzione commercializzata. L’attività punta in particolar modo alla pera Abate Fetel la cui produzione europea si concentra esclusivamente in Emilia Romagna e zone limitrofe.

La produzione di pere Abate Fetel in Italia raggiunge una media di 300mila tonnellate. La commercializzazione della pera (comprensiva di tutte le varietà) si concentra per il 75% sul mercato nazionale, mentre all’export è destinata una quota di circa 140mila tonnellate totali annue che rappresentano in termini di valore quasi 150 milioni di euro. I mercati di sbocco sono principalmente quelli europei ma, negli ultimi anni, si sono sviluppati scambi commerciali importanti con la Russia e i paesi Baltici, con gli Usa e il Canada oltre al Nord Africa e, prossimamente, con il Sud Est Asiatico.

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