Economia e Lavoro
31 Luglio 2014
"Bisogna salvaguardare però le specificità territoriali avendo ben presente le esigenze delle imprese"

Camera di Commercio, Govoni: “Pronti ad accorparci”

di Redazione | 3 min
Paolo Govoni

Paolo Govoni

Per economicità, efficienza ed efficacia dell’azione, oltre che per la percezione di cui gode tra istituzioni, operatori e imprese, la Camera di Commercio di Ferrara potrebbe e dovrebbe tranquillamente stare da sola. Ma è pronta, in ogni caso, ad avviare processi di aggregazione con altre Camere di Commercio a fronte del rischio concreto di ridurre il sistema camerale a 20 camere regionali quando, invece, la vicinanza alle imprese sui territori richiede una rete ben più articolata. È questa, in sintesi, la posizione espressa, all’unanimità, da tutte le associazioni di categoria convocate ieri pomeriggio (31 luglio) dal presidente Paolo Govoni, con l’obiettivo di proseguire con forza sulla via tracciata, in questi anni, proprio dall’ente ferrarese tesa all’adozione di politiche di promozione economica incisive ed integrate, salvaguardando le specificità territoriali e avendo ben presente le esigenze delle imprese.

“La Camera di Ferrara – ha sottolineato Govoni a margine dell’incontro – ha accettato la sfida del cambiamento ed avviato, insieme alle associazioni economiche, che ringrazio per l’alto senso di responsabilità, una riorganizzazione forte ed impegnativa, nonostante tutti gli indicatori di quantità, qualità ed il rispetto dei costi standard ci dicano che potremmo tranquillamente fare da soli. Anche per questo, siamo orgogliosi che una realtà importante come la Camera di Commercio di Ravenna immagini di aggregarsi con Ferrara. Così come esprimiamo grande soddisfazione per le numerose proposte di incontro che ci provengono, in queste ore, da altre Camere della Regione”.

“Ora però – ha proseguito il numero uno dell’ente di Largo Castello – il Governo ci sostenga in questo sforzo. Tagliare, infatti, i diritti camerali (un risparmio medio per singola impresa di 5,2 euro al mese a fronte di 400 milioni di investimenti in meno per l’economia dei territori) prima di aver compiuto la riforma è un’assurdità, sebbene la decisione del Parlamento di accogliere la nostra richiesta di spalmare in tre anni i tagli ci dia un po’ di tempo per portare avanti quel percorso di riforma che renda ancora più efficace ed efficiente l’azione delle Camere. Sarebbe difficile ad esempio – ha concluso Govoni – procedere ad una riorganizzazione senza poter contare sul registro informatico delle imprese che le Camere di Commercio hanno creato, che è già completamente digitalizzato ed è invidiato da tutta l’Europa”.

Del resto, il Governo Renzi ha lasciato nella legge di stabilità la prescrizione che le Camere di Commercio eroghino 70 milioni all’anno, tra il 2014 e il 2016, ai confidi per il sostegno del credito alle imprese. Mercoledì 23 luglio, il governo ha pensato di affidare alle Camere la gestione del marchio identificativo dell’oro da oreficeria e, nel decreto competitività, ha consegnato alle Camere di Commercio “il presidio dell’agroalimentare made in Italy”. E allora per Govoni rimane da chiedersi: “Ma allora le Camere di Commercio servono?”.

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