Economia e Lavoro
1 Agosto 2014
Federconsumatori: "Questo è l'ultimo treno, poi non si potrà fare più nulla"

Default Argentina, allarme risparmiatori

di Redazione | 4 min

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IMG_20140731_170331“È necessario entro il 31 dicembre interrompere la prescrizione sia per coloro che avevano accettato il concambio del 2005 che per quelli che non l’hanno fatto”. È questo l’allarme di Massimo Cerniglia, avvocato e consulente nazionale per il credito e il risparmio di Federconsumatori, destinato ai detentori di titoli di stato argentini a nemmeno 15 ore dal default tecnico durante una conferenza stampa convocata d’urgenza.

Alla mezzanotte di Greenwich, l’una di notte in Italia, per il Paese sudamericano è infatti scaduto lo stato di grazia, ovvero il termine dei trenta giorni dalla scadenza di un pagamento durante il quale vige l’obbligo di effettuare il versamento. A causa della decisione di un giudice statunitense al termine di una combattutissima vicenda legale — in cui i fondi avvoltoio hanno acquistato titoli emessi prima del 2001, non accettando i due concambi, che avrebbero previsto perdite intorno al 70 percento, e passando alle aule dei tribunali per farsi riconoscere il 100% del valore nominale dei titoli comprensivo degli interessi. Il caso pratico sarebbe l’emissione di una cambiale di cento euro da parte di A nei confronti di B e C poi, una volta dichiarato il fallimento, A propone altre due cambiali ai creditori di 30 euro. B accetta, C no e si presenta in tribunale con la cambiale vecchia e vuole tutti i cento euro, facendo fallire di nuovo A —, l’Argentina non ha potuto versare nei conti correnti degli investitori circa 540 milioni di dollari in cedole, la cui scadenza era fissata per il 30 giugno e, passati i 30 giorni senza nessun accordo con i creditori, è sopraggiunto il default. Il dodicesimo, per l’Argentina.

Sebbene il default sia sotto gli occhi di tutti, agenzie di rating comprese, esso non è ancora stato dichiarato dall’Isda, l’associazione sovranazionale per gli swap e i derivati, la quale si riunirà domani per decidere se il mancato pagamento delle cedole da parte dell’Argentina sia un credit event, ovvero, in questo caso, l’ammissione del fatto che il debitore non è più in grado di effettuare i pagamenti. Sebbene scontata, sarà questa decisione a mettere la parola fine sul default argentino, facendo anche scattare tutti i contratti a copertura del rischio che i creditori potrebbero aver acquistato come i credit default swap.

Per questo quindi, memori del 2001, Federconsumatori si mette già in moto, ricordando come in passato i detentori ferraresi dei bond argentini furono tra i 7 e gli 8mila, e in quasi dieci di battaglie legali l’associazione sia stata in grado di ottenere per settecento famiglie il rimborso del valore nominale del titolo, “sia con 160 sentenze che con transazioni ottenute con le banche”.

“Oggi — commenta Cerniglia — a seguito del nuovo default argentino ci ritroviamo di fronte al fatto che la maggior parte dei risparmiatori del ferrarese che non avevano aderito alle azioni legali contro le banche si trovino ancora una volta col cerino in mano e non percepiranno più le cedole”. Ad oggi non è tuttavia noto il numero dei risparmiatori che potrebbero essere coinvolti nella vicenda.

La strategia che offre Federconsumatori si basa quindi sui passi già compiuti per il precedente default: contattare la banca a mezzo raccomandata per interrompere la prescrizione — “è l’ultimo treno che dura fino al 31 dicembre, poi non c’è più niente da fare, e coi titoli che scadono nel 2038 è difficile dire se si riuscirà poi a recuperare il valore nominale del titolo, visto che l’Argentina è un Paese inaffidabile e rischia di esserci in futuro un nuovo default”, spiega ancora Cerniglia —, poi rivolgersi ad un legale per valutare se ci sono le condizioni per intentare una causa contro l’istituto di credito che ha venduto i bond nel caso ci siano degli inadempimenti da parte dello stesso.

Per gli investitori quindi tutto dipende dal comportamento tenuto dalle banche durante la fase di vendita dei bond. Nel caso non vengano ravvisate violazioni dei codici infatti, come nel caso dell’acquisto consapevole di bond inaffidabili a scopo speculativo, non ci sarà modo per riottenere la somma investita fatti salvi accordi che il Paese sudamericano potrebbe stipulare direttamente con loro.

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