E’ morto Anzul, al secolo Angelo Fiacchi, di Sabbioncello San Pietro.
Era diventato molto popolare in provincia di Ferrara perché si era costruito in completa autonomia, senza alcun titolo di studio e senza finanziamenti pubblici, un osservatorio astronomico nel giardino di casa. Dal 1991 al 2014 aveva ospitato oltre 90.000 persone a titolo completamente gratuito, ricevendo anche nel 1994 un attestato di benemerenza e 300.000 lire dal Comune di Copparo.
Ma Anzul era anche e soprattutto un personaggio unico, un pensatore. Guardava le cose per ciò che sono, energia. La stessa energia che s’innerva nella materia di una galassia o di un pezzo di sterco.
Anzul non aveva bisogno di una teoria fisica elegante per dire che l’universo è uno e infinito. Non aveva pazienza di aspettare un professore “tutto stecchito” (come amava dire) che sciorinasse verità sulle cose. Come tutti noi, aveva bisogno di risposte in questa vita. Risposte che nessuno può dare ad altri. E così Anzul andava a cercarsele da solo. Nelle pozze d’acqua putrida intorno al Po, nei minerali di una montagna o tra le stelle, col suo telescopio.
Anzul era un autodidatta. Dopo la 5° elementare aveva fatto tre anni di scuola professionale d’arte, a Ferrara, negli anni ’50. Andava a scuola in bicicletta da Sabbioncello San Pietro, vicino a Copparo. Anzul era “fatto in casa”, come diceva spesso. Era nato 73 anni fa nella sua abitazione, non in ospedale. Quasi a voler marcare la sua genuinità, la sua onestà intellettuale che lo rendeva a tratti spigoloso.
Aveva dovuto interrompere gli studi scolastici perché c’era la crisi. I suoi erano contadini. Avevano lavorato la canapa, una tra le produzioni agricole più dure, diffusissima nel ferrarese fino agli anni ’50, quando lasciò il posto a frutteti e barbabietole. Poi, giovanissimo, aveva trovato posto in fabbrica. Prima alla MZ, che però aveva chiuso i battenti. Poi alla Berco (Bertoni e Cotti), fabbrica di cingolati copparese che oggi fa capo alla Thyssenkrupp.
Anzul lavorava al reparto verniciatura, era un artista. Come verniciava lui, nessuno. Ma poi la modernizzazione e l’avvento dei robot aveva ridotto il suo campo d’azione, fino a un pensionamento precoce che gli aveva lasciato molto tempo per la sua più grande passione: le stelle.
Aveva costruito l’osservatorio tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Entrarvi era come entrare nel laboratorio di Doc, di Ritorno al futuro.
Anzul era un ricercatore instancabile e diventerà presto un documentario. Il lavoro è allo studio da novembre 2013. Insieme a me, regista, Alejandro Ventura (fotografo italoargentino) e gli amici dell’associazione culturale Farmacia delle immagini. Il documentario vedrà la luce probabilmente nel 2015 e racconterà di come è cambiato il territorio ferrarese, soprattutto in quella zona d’ambiguità terracquea al confine tra il Delta e la terra ferma, ancorché sabbiosa, di Sabbioncellino (altro nome per Sabbioncello San Pietro). Anzul ci rammenta 50 anni di Emilia. Ma non quella opulenta e rassicurante, ad esempio, del bolognese. Piuttosto quella a tratti selvaggia e inquietante del ferrarese, tra il fiume e il mare, che fino a pochi decenni fa era uno dei territori più poveri d’ Italia. E lo fa da grande intrattenitore, quale certamente era.
In ospedale, pochi giorni prima di morire, mi spiega la sua teoria dei fantasmi. Alla sua maniera, da osservatore instancabile della vita e della morte. “I fantasmi sono energia fisica alla ricerca di materia”. Una connotazione impersonale che ci equipara ai batteri ed alle stelle. Ma con una coda ironica, forse: “se l’individuo era molto affezionato ad un luogo, ci sta anche che il suo fantasma la sua energia possa rimanere lì un poco più a lungo, e magari fare i dispetti”. E sorride. Chissà che la sua energia non ci tenga compagnia ancora un po’, prima di cercarsi dell’altra materia, chissà dove, nell’universo infinito. A me non dispiacerebbe, anche se dovesse farci qualche dispetto.
Il funerale si terrà nella chiesa di Sabbioncello San Vittore a partire dalle 16 di Venerdì 1 Agosto.
Giuseppe Di Bernardo