Politica
31 Luglio 2014
Le 'bordate' del professore Unife in un'audizione in commissione diritti umani: "Normativa incostituzionale"

Pugiotto al Senato: “I Cie sono galera amministrativa”

di Redazione | 3 min

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Nella foto il professor Pugiotto e il presidente della commissione Manconi

Nella foto il professor Pugiotto e il presidente della commissione Manconi

Il quadro normativo riguardante i Cie è insoddisfacente e lacunoso, tanto da avere nel corso degli anni giustificato di tutto e, impattando sulla libertà personale degli stranieri ma non rispettando le garanzie dell’articolo 12 della Costituzione, è incostituzionale. Sono queste, in sintesi, le affermazioni di Andrea Pugiotto, professore di diritto costituzionale dell’università di Ferrara, rilasciate ieri pomeriggio durante un’audizione alla commissione diritti umani del Senato sui profili di costituzionalità della detenzione amministrativa all’interno dei Cie trasmessa in streaming sul canale Youtube dell’istituzione e visualizzata da una cinquantina di persone.

Il professore non esita a chiamare i Cie una “galera amministrativa”, poiché “per quanto il legislatore l’abbia sempre escluso fin dalla legge Turco-Napolitano del ’98, una bugia anche se scritta sulla Gazzetta Ufficiale rimane una bugia, e impattando i Cie con la libertà personale questi all’interno del perimetro dell’articolo 12 della Costituzione, con tutte le sue garanzie inviolabili, dalla riserva di giurisdizione alla riserva di legge assoluta, dalla durata della misura coercitiva alla tempistica per la necessaria convalida giurisdizionale”.

La prima ragione con la quale Pugiotto argomenta il fatto che i Cie hanno un impatto sulla libertà personale dello straniero “si ricava dal testo unico sull’immigrazione e dai suoi regolamenti di applicazione, dalla giurisprudenza costituzionale ed è stato confermato dal parlamento stesso con l’approvazione della legge numero 10 del 2014, che ha istituito la figura del garante dei detenuti e dei privati della libertà personale estendendo il suo raggio d’azione fin dentro i centri di identificazione ed espulsione”.

Il professore tuttavia non si ferma qui. “La seconda ragione per il sostantivo galera riguarda le strutture adibite a Cie, che questa commissione ha riscontrato nella scorsa legislatura avere i tratti tipici degli istituti di pena. Qui si nasconde il primo profilo di incostituzionalità. Sappiamo che lo spazio e il tempo determinano la detenzione, eppure manca una base normativa vincolante nell’individuare quali strutture adibire a Cie. Il testo unico sull’immigrazione si limita ad individuarli per mezzo della designazione con un decreto del ministero dell’Interno. Inoltre i Cie sono collocati in strutture tra le più diverse tra loro. Tutto ciò è incostituzionale in quanto viola la riserva di legge assoluta imposta dall’articolo 13 comma 2 della Costituzione che chiama esclusivamente la legge parlamentare a determinare i modi della limitazione della libertà personale”.

Per Pugiotto inoltre l’assenza della base normativa si riscontra anche con l’organizzazione interna dei singoli Cie. “Su come devono essere organizzate le strutture  – spiega Pugiotto – le fonti sono costruite secondo una tecnica a matrioska. Il testo unico si limita a prevedere il servizio secondo modalità tali da assicurare il rispetto e la dignità dello straniero, mentre per tutto il resto, cioè quasi tutto, c’è un rinvio a fonti regolamentari, che vengono rinviate a fonti sub regolamentari che fanno capo alla fine della fiera ad un decreto ministeriale del 21 novembre 2008 intitolato ‘schema di capitolato d’appalto per l’accoglienza e la gestione degli immigrati. Così la riserva di legge che la Costituzione vuole assoluta finisce per essere sostituita da un capitolato d’appalto che fa da cornice a singole convenzioni tra prefetture ed enti gestori dei servizi all’interno dei Cie. A parte la violazione del diritto di uguaglianza, perché la qualità del servizio e il rispetto dei diritti fondamentali cambiano da Cie a Cie, c’è un capovolgimento dell’ordine gerarchico delle fonti di nuovo illegittimo”.

In conclusione dell’audizione, poi, il professore si scaglia contro la durata della permanenza all’interno dei centri, aumentata di volta in volta per ragioni di inceppamento della macchina delle identificazioni e della produzione dei decreti di espulsione più che per altre questioni e che, soprattutto, è stata imposta retroattivamente agli ospiti già presenti nei Cie, cosa che per Pugiotto è illegittima in quanto non può essere loro applicata una norma più pesante della precedente in maniera retroattiva trovandosi in stato di detenzione.

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