Cronaca
30 Luglio 2014
Il tribunale rigetta l'istanza di incompetenza territoriale: a dicembre si apre il processo per l'ex broker

L’ex broker Mazzoni rinviato a giudizio per la truffa da 11 milioni

di Ruggero Veronese | 3 min

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Una folla di ex risparmiatori assiste all’udienza preliminare del processo

Raffaele Mazzoni è stato rinviato a giudizio e affronterà nel tribunale di Ferrara il processo per la maxitruffa da 11,5 milioni di euro di cui è indagato dal febbraio dell’anno scorso. L’ultima udienza preliminare si conclude con un piccola vittoria per i 160 risparmiatori del Basso Ferrarese che dichiarano di essere stati raggirati dall’ex broker di Jolanda di Savoia. Il tribunale ha infatti rigettato l’istanza di incompetenza territoriale sollevata dall’avvocato Irene Costantino, legale di Mazzoni, che aveva chiesto di trasferire il fascicolo alla procura di Milano. E i numerosi ex clienti (e amici) del mediatore finanziario tirano già un respiro di sollievo: il processo ordinario si aprirà il giorno 11 dicembre, senza ritardi sulla tabella di marcia.

La fretta dei risparmiatori è motivata dal timore che parte dei reati di Mazzoni possano cadere in prescrizione prima che si arrivi a una sentenza di primo grado. Basta infatti una semplice condanna al primo grado di giudizio per per poter far leva sul piano civile e chiedere la restituzione dei propri risparmi. Ma all’apertura dell’udienza odierna la difesa aveva spiazzato tutti, sostenendo che i primi reati di Mazzoni erano stati commessi a Milano, presso la sede della Banca Mediolanum, e che quindi la procura di Ferrara sarebbe incompetente per ragioni territoriali.

Mazzoni infatti era un agente dell’istituto bancario milanese quando cominciò ad appropriarsi illegittimamente – come del resto ha già confessato – dei soldi dei suoi clienti e conoscenti, in gran parte famiglie anziane di Jolanda di Savoia e dei comuni  circostanti. Persone che in gran parte il broker conosceva da una vita, che frequentava quotidianamente e con cui aveva addirittura fatto le vacanze insieme, e a cui propose redditizi investimenti finanziari promettendo un sicuro ritorno economico. Una pratica cominciata già negli anni ’90, secondo molti suoi ex clienti, ma che la linea difensiva fa risalire solo al 2001, in occasione delle prime operazioni con gli ormai ‘famigerati’ bond argentini. Ed è su questo nodo che si è giocata la discussione riguardo all’incompetenza territoriale.

La parabola ascendente di Mazzoni si concluse bruscamente nel febbraio scorso, quando il broker fece perdere le proprie tracce da un giorno all’altro dopo aver rimandato e annullato diversi appuntamenti con i suoi clienti, ai quali avrebbe dovuto consegnare gli attesi assegni delle rendite. In realtà – secondo quanto comunicò pochi giorni dopo da una località segreta – era scappato per la paura di ritorsioni da parte dei suoi conoscenti. Alcuni dei quali avevano ormai capito che, dietro alle sue promesse di facili guadagni, si nascondeva l’ansia di un uomo che non sapeva più come coprire le perdite negli investimenti in cui si era avventurato.

Le somme sottratte dal broker sono però talmente ingenti che molti risparmiatori sono convinti che non tutto sia andato perduto. E per questo si sono costituiti in massa come parti civili per chiedere la restituzione dei propri risparmi: sono circa 160 gli ex clienti in cerca di giustizia, 130 dei quali hanno unito le forze attraverso il Codacons. “Secondo noi – commentano con una battuta alcuni pensionati in aula – Raffaele ha ancora dei soldi da qualche parte, non può aver speso tutto. Speriamo solo che la giustizia non perda tempo, qua non tutti possono aspettare dieci anni per avere giustizia”.

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