Vigarano
27 Luglio 2014
Il primo cittadino di Padova: "I sindaci leghisti non facciano i democristiani". Rainieri: "Gravissimo messaggio gli applausi a Errani"

Bitonci carica la Lega. Aspettando Bossi

di Redazione | 4 min

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unnamed (10)Diamantina. Il traguardo sono le Regionali e la Lega, con la sua festa provinciale alla Diamantina, riparte da lì invitando a parlare, in attesa di Bossi questa sera, Massimo Bitonci, neo eletto sindaco di Padova. Che, a pochi giorni dalla riunione in cui il direttivo regionale deciderà la strada da seguire per il rimpiazzo di Errani, ovvero se correre da soli o con tutto il centrodestra, scuote i militanti spingendoli a credere che sia possibile anche vincere “perché se stiamo in mezzo alla gente poi la gente ci premia: a Padova ero dato come quarto e invece ho vinto contro la corazzata Pd”.

A presentare Bitonci ieri sera è stato Fabio Rainieri, segretario regionale del Carroccio, che ne loda la campagna elettorale: “A Padova si è candidato contro tutto e tutti, e quando un senatore lascia Roma per correre in una città simbolo della sinistra vuol dire che la persona conta molto di più dei partiti che lo appoggiano. A Bondeno è successa la stessa cosa, tutti dicevano che Alan (Fabbri, ndr) non avrebbe vinto e invece sembrava di stare in Bulgaria”.

“Se ci crediamo – è il monito di Rainieri – e smettiamo di litigare tra noi abbiamo davanti grandi risultati. A novembre si vota per le regionali. Errani si è dimesso perché ha dato soldi al fratello e gli hanno dedicato una standing ovation. È un messaggio gravissimo, perché vuol dire che più rubi e più ti applaudono. Noi siamo diversi, e anche queste elezioni saranno diverse. La Lega in Emilia non ha mai avuto grandi risultati, ma il nostro progetto è quello di seguire l’esempio di buona gestione di due Regioni che già amministriamo: Lombardia e Veneto”.

L’invettiva contro Roma tuttavia spetta a Bitonci: “Io che ho fatto il sindaco per dieci anni sono rimasto affezionato all’unico ruolo che ti tiene a contatto con la gente. La politica è lontana dai cittadini, e non avete idea di quanto sia contento di non dover andare più a Roma. Quella per noi non è casa nostra, la Lega con Roma non c’entra niente, lì non cambierà mai niente, quando c’eravamo noi non siamo riusciti a muovere un chiodo. Mi chiedo sempre quale sia nostro ruolo e ogni volta che vedo il SVP fare battaglia uniti li ammiro. Dobbiamo essere e rimanere un partito territoriale, formando i nostri ragazzi a partire dai consigli comunali”.

“Abbiamo davanti una grande sfida a novembre – prosegue Bitonci spostando il focus del suo discorso sulle regionali – ma non pensate che sia impossibile farcela. A Padova ero dato come quarto, e quando abbiamo cominciato abbiamo visto il Pd tranquillo, ma hanno fatto l’errore di non andare in mezzo alla gente. La mia campagna elettorale cominciava la mattina alle sette e mezza andando nei mercati, poi il pomeriggio c’erano i comizi nei bar. Al’inizio venivano dieci persone, poi col passare dei giorni c’era sempre più gente. È questa la campagna elettorale che dobbiamo fare noi, la gente ti vuole vedere vicino e se vai in televisione ti vede lontano”.

Per quanto concerne il suo ruolo da sindaco per Bitonci “è finito il tempo dei sindaci della Lega che fanno i democristiani”, e questo si vede con l’emergenza profughi: “Davanti al prefetto ho detto che non li voglio, e io continuo a chiamarli clandestini. Ho fatto un tweet scrivendo che volevo un crocifisso in tutti gli uffici pubblici ed è diventato un caso nazionale con Parenzo, Crepet e altri intellettuali di sinistra del cavolo che ci sono andati avanti un mese e chiaramente dovevano sempre avere ragione loro. Io la palestra ai musulmani per un mese non la do. Oggi mi ha attaccato anche Buttafuoco, ma non vedo perché debba dargli una palestra per un mese intero per il loro Ramadan”.

Bitonci conclude poi ricordando che la Lega deve comunque fare buona amministrazione: “La prima cosa che ho fatto a Padova è stata tagliare le auto blu. Io vado via con la mia macchina e pago le mie spese. I sindaci non sono privilegiati ma sono i primi a dover dare l’esempio ai cittadini”.

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