Politica
27 Luglio 2014
Michele Fina presenta il libro sui 100 discorsi storici della politica: il grande assente è la "discesa in campo" del '94

La comunicazione che unisce Renzi a Berlusconi

di Redazione | 3 min

unnamed“Renzi ha la stessa visione della comunicazione di Berlusconi”. Ieri sera non se n’è parlato in un incontro organizzato dai famosi professoroni, ma in uno dei più importanti appuntamenti nella vita del Partito Democratico: la Festa de l’Unità del Barco, dove (davanti a una folla a dire il vero poco numerosa) i due autori Gianluca Lioni e Michele Fina hanno presentato il libro I 100 discorsi che hanno cambiato il mondo. Sul palco con loro Giulio Borrelli, storico giornalista Rai (a lungo corrispondente da New York) che di recente si è dato anche alla politica, candidandosi senza venire eletto a sindaco della nativa Atessa, città abruzzese.

Le raccolte di discorsi non sono nuove, hanno riconosciuto i due, “ma di solito si tratta di discorsi pronunciati in Occidente e nel XX secolo – ha spiegato Lioni, che come Fina è giornalista e militante Pd –: non se ne trovano di pronunciati prima o in contesto diverso da quello euroamericano”. Una raccolta “che è utile tenere in biblioteca per rinfrescare la memoria, e che mi sento di definire un atto di devozione per le parole – ha apprezzato Borrelli –: non è un libro di storia ma vuole essere un compendio storico”.

Dal parlare di discorsi celebri (che solitamente sono pronunciati da una persona sola) al parlare di leader il discorso è breve: “questo è uno dei momenti in cui più viene calcata la mano sul ruolo dell’individuo” ha detto infatti ancora l’ex volto del Tg1. E da qui a parlare di Renzi il passo è brevissimo.

“Il leader a sinistra è stato a lungo cercato, ma non poteva nemmeno superare il partito – ha notato Fina –. Ecco: adesso Renzi ha vinto le elezioni europee senza avere una segreteria, potremmo dire senza avere un partito, che a volte vede come un elemento fuorviante. Possiamo dire che ha la stessa visione della comunicazione di Berlusconi”.

Cos’ha infatti portato l’ex premier in politica? si è chiesto ancora l’autore. “La sua comunicazione è: io, il microfono, la gente. Renzi fa esattamente lo stesso, e questo impressiona chi viene da una certa storia: sono simili nella capacità di mettersi in sintonia, la differenza è che Berlusconi scese in campo pronunciando un discorso contro l’establishment e lo Stato, cercando di mettersi alla sua testa per ridimensionarlo. Voleva insomma diventare Presidente di un Consiglio dei Ministri che facesse di meno”.

Un obiettivo fallito, secondo gli ospiti di ieri al Barco, “perché poi una volta al Governo non ha cambiato granché, è stato un iperconservatore. Se chiedete a un Capo di Gabinetto o a un Consigliere di Stato – ha continuato sempre Fina – cos’è cambiato durante il suo Governo, vi dirà ‘niente’”. E qui non può mancare una rapida annotazione sul fatto che il Pd, a distanza di quasi tre anni dalla caduta dell’ultimo governo di Berlusconi, non ha ancora chiarito se la contestazione nei suoi confronti sia quella di non aver fatto o di aver fatto male.

In ogni caso, con Renzi la differenza starebbe tutta qui, sul piano del fare. “Lui vuole riformare i corpi intermedi – ha concluso Fina – e questo è l’unico modo per restituire loro una funzione. Se sarà così, saranno due leader completamente diversi, ma capaci di sintonia con i cittadini”.

Una curiosità: fra i cento discorsi riportati, quello famoso della discesa in campo del ’94 (“L’Italia è il paese che amo…”) non c’è, e “per uno storico sarebbe un errore da matita blu” ha ammesso sarcastico Lioni.

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