Gestione illecita di rifiuti edili, denunciate cinque ditte ferraresi
I carabinieri forestali hanno denunciato cinque ditte della provincia di Ferrara per la gestione illecita di rifiuti edili
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Dalla collaborazione tra Avis Ferrara e Unife nasce "I mercoledì del Donatore Universitario" per cui gli studenti potranno donare in gruppo nei mercoledì pomeriggio
di Silvia Franzoni
Nell’immaginario comune la crisi è spesso considerata un tunnel buio ed impervio, ed è comune la sfiducia nel poterne intravedere la fine: ci si chiede se “le soluzioni adottate siano state inadeguate” ed è da questo interrogativo, e dalla volontà di ricercarne “soluzione operativa”, che si articola il volume di Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi ‘La soluzione per l’euro’ (Hoepli, 2014).
L’opera affronta una tematica, quella della possibile soluzione alla crisi finanziaria, che ha recentemente visto opporsi gli autori e l’assessore al Bilancio del Comune di Ferrara Luigi Marattin; arena del dibattito sono state le pagine del giornale online “FerraraItalia”, ed è proprio il direttore di questa testata, Sergio Gessi, a moderare un dibattito non più digitale ma finalmente reale, quale è stato quello svoltosi ieri sera presso la Sala della Musica del Chiostro di San Paolo, per iniziativa di Emmaus Ferrara e FerraraItalia, con il patrocinio del Comune cittadino.
Cattaneo e Zibordi sono portatori di un “pensiero eterodosso, minoritario” e propongono quale soluzione “l’immettere una liquidità – spiega Cattaneo – tramite certificati di credito fiscale”: lo strumento monetario erogato, dunque, creerebbe una moneta interna che “si affianchi – sottolinea Zibordi – all’euro, si tratta di titoli emessi dallo Stato (si stima sia necessaria una somma pari a 200.000 miliardi di euro) e che lo Stato si impegna ad accettare, non debito passibile di vincoli con l’Ue, ma moneta realizzabile a due anni dall’emissione”.
L’analisi degli autori convince l’assessore solo se circoscritta alla necessità di immettere liquidità, poi le posizioni dei relatori si distanziano subito, e senza ritorno: “Il problema, però, non si risolve – interviene Marattin – perché lo Stato, quand’anche non conteggi i certificati come debito pubblico, dovrebbe accettarli come pagamento sottostando ad un inevitabile deficit, bisogna agire sulla produttività, che è in continua decrescita”. La tranquillità che aveva caratterizzato le prime battute del dibattito scema rapidamente e al moderatore Gessi è lasciato il non facile compito di calmare gli animi, mentre le parole concitate di Zibordi corrono a spiegare, con l’ausilio di slide e grafici, “il disastro mai verificatosi prima in Italia” che ha portato il debito pubblico “ad esplodere tra il 1980 e il ’91, a causa degli interessi, e l’austerità ha solo arricchito chi era già benestante”. Ma per Marattin, queste, sono tutte “scemenze che negano la scientificità del dibattito”: non solo la proposta di risoluzione rischierebbe “una incontrollata inflazione, costringendo ad una politica monetaria espansiva e a una politica fiscale restrittiva”, con effetto nullo, a somma zero (“i 200.000 miliardi non sono certo intoccabili o inflessibili!”, ammonisce Cattaneo) ma l’intera teoria circa l’origine del debito pubblico “manca di fondamento logico ed empirico, è assurda”.
Il vocio del pubblico si fa costante e gli applausi sono riservati ai soli Zibordi e Cattaneo, fatto non gradito a Marattin il quale non si attarda a definire “setta” i numerosi astanti: ad ordine riportato, l’assessore può continuare ad illustrare “la necessità, in Europa, di una politica finanziaria (“aleatoria”, aggiunge critico Zibordi) di condivisione del rischio” e, in Italia, “di riforme sull’offerta, perché non basta stampare moneta, serve sostegno a chi riceverebbe questa liquidità”. Il dibattito pare però non riuscire più nell’intento di trovare punti di conciliazione e si scuotono le teste in segno di dissenso: “La crisi è della domanda, non è un problema strutturale – interviene Cattaneo – ma il riuscire a far lavorare la gente”. Mentre dal pubblico si levano altri applausi, Zibordi fa eco sottolineando come “questo binario porta al default e Marattin distrae dal fatto reale, che è la assoluta necessità di circolazione della moneta”.
Le domande dei presenti sono tutte per l’assessore al Bilancio, i più a puntualizzare argomenti già trattati nel corso del dibattito perché sì, le voci si sono spesso sovrapposte, ma i pensieri paiono esser rimasti ancorati a parallele lontanissime. Marattin ha provato a rispondere alle domnande del pubblico, interrotto più volte da Zibordi al punto che l’assessore ha poi deciso di abbandonare la sala. “Dopo avermi interrotto cinque volte – ha spiegato Marattin – alla sesta mi son sentito dire “devi studiare, io ho vent’anni più di te”. A quel punto ho salutato tutti e me ne sono andato. Ho apprezzato l’opportunità offerta e tutto è andato bene fino all’ultimo. Ma gira e rigira Zibordi dimostra tutte le mie perplessità sull’atteggiamento democratico di certe persone”.
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