“Come non ci siamo annoiati in questi 26 mesi, continueremo a non farlo per i prossimi 26”. Letta così, la frase pronunciata ieri sera alla Festa dell’Unità di Barco dall’assessore ai Lavori pubblici Aldo Modonesi potrebbe suonare una smentita alle frequenti voci che lo danno in corsa verso Bologna come consigliere. In realtà il ragionamento dell’assessore era di più ampia portata.
“Per noi il post terremoto si chiuderà definitivamente in settembre – ha detto infatti –: adesso stiamo lavorando per riaprire le ultime due scuole rimaste inagibili. La primaria Mosti, che abbiamo rivoltato come un calzino e dove finalmente, dopo due anni, il 15 settembre riporteremo i bambini, e qualche giorno dopo la nuova scuola d’infanzia Aquilone, che non c’era modo di recuperare”. Inizierà comunque una fase 2 (gli altri ventisei mesi su cui ha ironizzato l’assessore) proprio in settembre, “quando presenteremo alla Regione i 36 progetti preliminari di messa in sicurezza e consolidamento di edifici, nonché di riapertura di spazi chiusi già precedentemente, come Palazzo Massari”.
Sul palco con lui c’era tra gli altri Paola Gazzolo, assessore regionale alla Protezione Civile che ha stilato un bilancio sull’intero cratere. Un bilancio in cui decisamente le luci prevalgono sulle ombre: “siamo partiti con 40mila lavoratori in Cassa integrazione causa sisma, dopo due anni ce ne sono 215. Ė il segno che più chiaro di un tessuto produttivo ripartito, per molti aspetti migliore di quello precedente, perché destinatario di fondi anche regionali”. Di persone assistite “da una macchina che si è messa in moto venti minuti dopo le scosse, passato l’iniziale stordimento” ce ne sono comunque ancora, per quanto si sia passati da “19mila a 4mila fuori casa”. Per la ricostruzione sono stati spesi 4 miliardi di euro, “e in qualunque parte d’Italia ci riconoscono come esempio nella ricostruzione, e uno dei motivi è che abbiamo evitato di cercare l’uomo solo al comando”.
L’ex sindaco di Comacchio Cristina Cicognani, oggi dell’Associazione di protezione civile ‘Trepponti’, ha insistito sulla figura dei volontari e posto il problema di cos’accadrà con la riforma delle Province: “abbiamo creato un patrimonio grandissimo di volontari, adesso in crescita. Vanno mantenuti”.
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