“Man mano che emergevano elementi che ci facevano capire la responsabilità degli agenti che avevano tolto la vita a Federico questo senso di solitudine era veramente una disperazione. Cercavamo anche di parlare con i giornali, con qualcuno che potesse semplicemente porre una domanda pubblica perché quella privata non l’ascoltava nessuno”. È questa la prima frase di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, pronunciata nel corso della trasmissione ‘Dalla A a Laeffe’, andata in onda sul canale televisivo di Feltrinelli Laeffe ieri sera in una puntata dedicata al potere e alle sue derive.

La Moretti ha ripercorso, tra i contributi del filosofo Edoardo Camurri e del consulente e scrittore Sandro Catani, alcuni dei momenti successivi alla morte del figlio, durante i quali la sua fiducia nelle istituzioni, e quindi nel potere, è stata messa a dura prova: “Mi sono posta proprio un problema: che cosa sono le istituzioni per me – ha rimarcato la madre di Federico –? In realtà le istituzioni sono le persone oneste che le compongono, non sono una carica, un ruolo, un dirigente o un responsabile; sono le persone che ci lavorano”.

Sul tema fa un passaggio anche Camurri, che alla domanda del conduttore Matteo Caccia sulla ragione per cui indossando una divisa ci si senta più forti risponde che è perché diventando indistinguibili dagli altri si smette di esistere per quanto riguarda la propria individualità.

Patrizia Moretti cita poi le parole dell’ex vescovo di Ferrara, monsignor Paolo Rabitti, pronunciate durante una visita alla parrocchia di don Bedin e citate anche nel suo libro ‘Una sola stella nel firmamento’, ovvero “se avete ragione vi porto dal Papa”. “Sinceramente non ne ho capito il singnificato. Cosa vuol dire una frase così, che ragione ci dev’essere per una cosa del genere?”, risponde mamma Aldro.

In conclusione di trasmissione, dopo aver ricordato ad inizio puntata il rientro in servizio dei quattro poliziotti coinvolti nella vicenda, la Moretti esprime la sua sfiducia e il suo disappunto nei confronti delle pene comminate agli agenti in ragione del loro ritorno al lavoro: “La responsabilità individuale di ciascuno, che sia un prete, un poliziotto, un idraulico o un imbianchino che differenza fa? Se ha commesso il reato ed è stato condannato questo è, e l’ho provato sulla mia pelle. Prima di tutto ero veramente fiduciosa che la giustizia non facesse distinzioni tra i ruoli ma ho visto che non è così”.