Eventi e cultura
23 Luglio 2014
La barca capitanata dal ‘baritono’ di Cincinnati torna al porto del Castello

The National, i ‘marinai’ dell’indie rock

di Redazione | 4 min

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Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

di Elisa Fornasini
(foto di Giulia Paratelli)

I The National sono riusciti nell’obiettivo di riportare migliaia di persone in piazza Castello per il quarto appuntamento di Ferrara sotto le stelle. Una impresa riuscita anche se non eguaglia il sold out registrato tre anni fa dalla band di Brooklyn sullo stesso palco: i biglietti staccati ieri sera sono stati per la precisione 2600. Numeri a parte, perché la musica è un tema che va trattato attraverso le note e non con sterili cifre, il concerto è stato un successo. Soddisfatti i fan all’uscita del concerto, soddisfatti gli artisti che mano a mano si sono lasciati sempre più andare sul palco.

A riscaldare l’atmosfera ci aveva già pensato l’ottetto di Brooklyn San Fermin, una band che si sta rapidamente imponendo e che, con l’album d’esordio, ha già scosso la scena alt-folk indipendente. Otto ragazzi giovani ed esplosivi che rielaborano con originalità le suggestioni della migliore musica indie degli ultimi anni, anche se si tratta di una scena indipendente totalmente diversa da quella vissuta dagli stessi National e in particolare dal leader della band Matt Berninger. Look total black, voce baritonale, nessuna presentazione: il cantante apre l’esibizione in un modo forse un po’ troppo rigoroso da quello che ci si potrebbe aspettare da chi torna a Ferrara sull’onda di un successo in crescita esponenziale. Eppure bastano un paio di canzoni e l’onda cresce trasformandosi in uno tsunami che travolge il pubblico. Si infrange la formalità e salpa la musica con la M maiuscola, che naviga fino a mezzanotte tra flash e applausi.

Sulla barca partita dall’Ohio, ormeggiata a New York e approdata a Ferrara, oltre al capitano Matt Berninger, ci sono due coppie di gemelli: Aaron e Bryce Dessner, il primo alla chitarra, basso e piano ed il secondo alla chitarra elettrica, e Scott e Bryan Devendorf, rispettivamente al basso/chitarra e alla batteria. All’equipaggio si è unito anche Padma Newsome, cantante e tastierista dei Clogs, che cura gli arrangiamenti per gli archi e le tastiere. Ruoli che si interscambiano come in una famiglia di marinai che torna sempre al porto per conquistare e affascinare ancora una volta gli spettatori con le sue peculiari sonorità indie-rock, che a volte attraccano nei territori del new wave e del post punk melodico. Uno stile che nell’ultimo decennio ha portato la band da stella dell’underground a vera e propria istituzione del rock, tutto all’insegna del minimalismo. Dei The National, infatti, colpiscono soprattutto lo spessore e l’originalità degli arrangiamenti minimalisti arricchiti dalla voce sofferta e malinconica, ma anche energica senza risultare mai urlata, del ‘baritono’ più famoso di Cincinnati.

Un viaggio musicale partito con Don’t swallow the cup e I should live in salt tratte dall’ultimo album “Trouble will find me”, che è valso alla band newyorchese anche la nomination ai Grammy Award come Best Alternative Album 2013. La scaletta propone più della metà delle canzoni contenute nell’ultimo disco (Demons, Sea of love, Hard to find, I need my girl, This is the last time, Pink Rabbits, Graceless), ma spazia anche tra gli altri cinque album, escluso il primo risalente al 2003, incisi dal gruppo nel corso di questi primi 15 anni di attività. Tutte opere acclamate dalla critica e dal pubblico, da “Alligator” del 2005 (The geese of Beverly road, Abel) a “Boxer” del 2007 (Ada, Squalor Victoria, Slow show), da “The Virginia Ep” del 2008 (About today, Fake empire, Santa Clara) a “High Violet” del 2010 (Bloodbuzz Ohio, Afraid of everyone, Conversation 16 e ovviamente England, diventata ancora più famosa questa primavere per essere stata scelta come canzone della pubblicità dell’iPad Air).

La barca dell’indie-rock è quasi pronta a levare l’ancora con Mr. November, due parole che hanno anche supportato la candidatura di Barack Obama alle elezioni del 2008, Terrible love, dedicato a un amore potente quanto lacerante, e Vanderlyle Crybaby Geeks , un gioco di parole che chiude in maniera consolatoria non solo il penultimo lavoro dei The National ma anche il loro ritorno sotto le stelle di Ferrara. Un buon finale che prosegue anche in versione corale, cantato da un pubblico attento e felice di poter rivedere dal vivo i propri beniamini. Emozioni ricambiate dal palco. “Questa è una delle più belle piazze in cui abbiamo suonato – esclamano gli artisti – ed è stato meraviglioso tornare ad esibirsi in questa città. Grazie mille a tutti”. Poche parole ma concrete, ormai è la musica che parla al posto loro, come le onde di un mare in piena.

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