Cronaca
23 Luglio 2014
La madre di Aldrovandi nel corso di un'intervista spara a zero su Elio Graziano: "Erano tutte bugie, sapeva tutto"

Moretti: “Il questore prese in giro noi e tutta la città”

di Redazione | 3 min

patrizia moretti 2“Lui sapeva tutto, noi no, noi ancora credevamo che fosse stato investito da una macchina… Erano tutte bugie. Sono emerse chiaramente come tali, ma lui in quel momento le ha dette e lui era un pubblico ufficiale”. Patrizia Moretti non pronuncia mai il nome dell’ex questore di Ferrara Elio Graziano, nel corso della sua intervista a Matteo Caccia nel corso del programma “Dalla A a Laeffe”, in onda questa sera alle 21 sul canale digitale Laeffe. Ma il suo discorso non ha bisogno di riferimenti espliciti. La madre di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso da quattro agenti di polizia davanti all’ippodromo ferrarese, parla della sua delusione verso le istituzioni italiane e di come, da quella tragica notte del settembre 2005, si sia sentita ingannata in primo luogo dall’ex dirigente della polizia di Ferrara, che “ha preso in giro noi e credo che abbia preso in giro il suo ruolo e tutta la città sicuramente”.

Durante l’intervista – della quale Repubblica.it fornisce alcune anticipazioni – la Moretti non usa mezzi termini per condannare il comportamento di Graziano: “Lui sapeva del pestaggio – afferma la madre del ragazzo uccido -, sapeva dei manganelli rotti. In quel momento ci stava prendendo in giro, ci stava imbrogliando, quasi schernendo. Sapeva come era ridotto Federico e perché”. Un inganno che, una volta rivelato, ha portato la famiglia Aldrovandi a sentirsi abbandonati proprio da quelle istituzioni in cui avevano riposto la fiducia: “Man mano che emergevano elementi che ci facevano capire la responsabilità degli agenti che avevano tolto la vita a Federico – continua -, questo senso di solitudine era veramente una disperazione; cercavamo anche di parlare con i giornali, con qualcuno che potesse dare voce o semplicemente di porre una domanda in qualche modo pubblica, perche’ quella privata non l’ascoltava nessuno”.

Concetti che la stessa Moretti ripete da tempo e che l’hanno spinta a chiedere più volte l’introduzione nell’ordinamento italiano del reato di tortura. “Fu il questore di allora. Elio Graziano – affermava poco meno di due anni fa – a chiamarci per chiederci se stavamo insinuando che la polizia potesse avere qualche colpa. E noi non ci avevamo nemmeno pensato. Credevamo fosse stato investito da un camion dopo averlo visto sul lettino dell’obitorio. Noi non insinuavamo; ma qualcuno in questura invece sapeva…. E lo dimostrarono i processi per i depistaggi e le coperture. Quello che è successo alla mia famiglia non è improvvisazione, ma uno schema consolidato: è sempre colpa della vittima, per questo ogni volta che dall’altra parte c’è una divisa il morto viene dipinto come il mostro di turno. Questa è la loro difesa. E spesso per l’opinione pubblica è più comodo pensarla così”.

Sono passati nove anni dalla morte di Federico, ma il comportamento dell’ex questore di Ferrara ha lasciato una ferita ancora aperta nella madre di Aldrovandi. “Mi sono proprio posta il problema – spiega la Moretti nel corso dell’intervista – di cosa siano le istituzioni per me. Le istituzioni, continuo a dire, sono le persone oneste che le compongono, non sono una carica, un ruolo… la responsabilità è individuale, di ciascuno, qualunque vestito indossi. Io ero veramente fiduciosa che la giustizia non facesse distinzione fra i ruoli e le persone, e ho visto che non è cosi'”.

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