Cronaca
12 Luglio 2014
Francesco Pinca a processo per favoreggiamento per aver aiutato a nascondere il cadavere

Omicidio Zucchi, chiesti tre anni per il patrigno

di Marco Zavagli | 4 min

donatella zucchiIn sede di discussione del processo in rito abbreviato, il pm onorario Renzo Simionati ha chiesto tre anni per Francesco Pinca, il pensionato di 71 anni accusato di favoreggiamento per avere – secondo la procura – aiutato la figliastra, l’ex vigilessa Donatella Zucchi, a nascondere le prove dell’omicidio del marito Vincenzo Brunaldi, ucciso nel sonno con un colpo di pistola il 23 gennaio 2013.

Un ruolo, quello di Pinca, sul quale si erano da subito concentrate le indagini: sembrava infatti inverosimile che una donna con problemi alla schiena e di corporatura minuta come la Zucchi fosse riuscita a trasportare da sola il cadavere del marito fino al cassonetto dove voleva liberarsene. Così come sono state acquisite fin dai giorni successivi al delitto le registrazioni del grande magazzino Bricoman dove l’ex vigilessa e Pinca avevano acquistato una brugola, del nastro adesivo, un badile, un cavalletto, un bidone verde con ruote e una mazza da muratore.

Pinca è da circa 20 anni il compagno della madre di Donatella Zucchi, la quale nei giorni dell’omicidio era ricoverata a Bologna. Ed è per questo motivo che in quel 23 gennaio passò a casa delle figliastra per recarsi insieme nell’ospedale bolognese. Senza sapere ancora che, soltanto poche ore prima, Donatella aveva sparato in testa al marito, il tossicologo dell’università Vincenzo Brunaldi. Agli inquirenti Pinca racconterà che la Zucchi lo chiamò chiedendogli di ritardare tre quarti d’ora perchè non era ancora pronta. Il patrigno arriva in via Mafalda alle 10.30 – questa la sua versione riferita durante le indagini – e attende in auto altri 45 minuti senza salire in casa. Partono insieme verso le 11.30 a bordo della Renault station wagon di Pinca, con la Zucchi al volante. Pinca sostiene che la donna non accennò al marito se non quando erano già all’ospedale, mentre attendevano l’esito dell’operazione della madre: gli racconta che Brunaldi è violento, che beve e che ha tentato di violentarla, tanto da costringerla a difendersi colpendolo alla testa con il calcio della pistola.

Pinca fa poche domande. Almeno fino a quando Donatella non gli chiede di accompagnarlo al Bricoman a fare acquisti. Le risposte della donna non gli appaiono convincenti (disse ad esempio che la pala sarebbe servita per spalare la neve), ma la segue comunque fino all’interno dell’appartamento, dove si accorge dell’assenza del marito ma sceglie di non indagare ulteriormente. Nemmeno quando la figliastra gli consegnerà la rete del letto sporca di sangue (“solo ruggine”, gli disse la Zucchi)  e due sacchi dell’immondizia pieni chiedendogli di buttarli via mentre tornava a casa. Pinca eseguirà il desiderio della figlia buttando via il tutto a Ravalle, lungo il tragitto per la sua abitazione ma comunque piuttosto lontano sia dal luogo di partenza che dalla sua meta.

Soltanto il giorno successivo verrà a sapere del delitto e direttamente dalla diretta interessata. Pinca infatti torna la mattina dopo a casa della Zucchi con una nuova rete e un nuovo materasso. Quando la figliastra gli apre la porta con un’espressione disperata non può più nascondere quello che ha fatto. Cerca di fargli credere che nel frattempo il marito era tornato, avevano litigato, fino ad arrivare a darle un pugno. Allora lei gli ha sparato. “Non ne voglio sapere niente”, sarebbe stata la reazione di Pinca che se ne va e le consiglia di andare dalla polizia. “Se non lo fai tu lo faccio io”. Pinca saprà dell’arresto di Donatella alle 21 di sera, dopo che un conoscente lo chiama per riferirgli la notizia. Questa, almeno, è tutta la versione che ha riferito agli inquirenti durante le indagini. A denunciare la sua figliastra fu un altro conoscente a cui questa si era rivolta, che le aveva negato il suo aiuto e aveva subito denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine. Un comportamento ben diverso da quello di Pinca. Che, volente o nolente – spetterà al tribunale questo giudizio – si è prestato ai primi, vani tentativi della donna per nascondere il suo terribile delitto. Donatella Zucchi è stata assolta dall’omicidio nel novembre scorso, poichè ritenuta incapace di intendere e volere. La ex vigilessa è ora in cura presso un ospedale psichiatrico.

Ieri, dopo la requisitoria del pm, ha parlato la difesa, sostenuta dall’avvocato Sandro Felisati. Al termine dell’arringa ha chiesto l’assoluzione, insistendo sul fatto che lì’imputato non potesse essere a conoscenza dei disegni della Zucchi.

Le parti sono state rinviate a ottobre per le repliche. Successivamente il gup Silvia Marini fisserà la data per la sentenza.

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