Eventi e cultura
8 Giugno 2014
Durante il secondo anno dell’iniziativa al Parco dell’Amicizia, la proposta di intitolarlo ad Andrea Bui

Un tavolo lungo un parco

di Redazione | 4 min

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unnamed (2)di Silvia Franzoni

Durante il secondo anno dell’iniziativa al Parco dell’Amicizia, la proposta di intitolarlo ad Andrea Bui I tavoli sistemati lungo il perimetro del Parco dell’Amicizia, lo spazio verde che si apre tra viale Krasnodar e via Nievo, attendono di essere apparecchiati: non sono ancora le 19, è una calda sera di inizio giugno e i bambini stanno discutendo sulla regolarità di un rigore mentre le voci degli adulti si sommano indistintamente. Gli alti edifici che si affacciano sul parco sovrastano le chiome che costellano l’area verde: sono almeno 120 i tronchi che si alzano sull’erba folta, e il sole del tramonto si arrende alla loro ombra.

L’intenso frusciare si deve ad Andrea Bui, un Uomo, “con la U maiuscola” come sottolinea Laura Piva, per il profondo senso civico che riempiva i suoi silenzi. Il signor Bui ha messo la sua passione per la natura a servizio della comunità: gli alberi sono cresciuti rigogliosi perché “tutte le mattine – racconta commossa la moglie Mafalda – Andrea, guinzaglio in una mano ed innaffiatoio nell’altra, ne bagnava le radici mentre il nostro cane gli correva intorno”. E la presenza di fichi e gelsi si devono alla sua iniziativa: piantare alberi perché quel verde non fosse soltanto un prato, ma albicocchi e noccioli lo trasformassero in un parco. Così, questa sera, le amarene e le prugne, così come le more, possono essere colte da chiunque: un bambino si arrampica, ne raccoglie qualcuna, riscende. Le famiglie intanto sono giunte numerose, portano tavoli colorati, prestano sedie a chi ne ha dimenticate, sistemano i piatti e tolgono la stagnola dalle pietanze preparate: l’iniziativa “Un tavolo lungo un parco”, per il secondo anno, sta prendendo forma lungo i 551 metri del perimetro del Parco dell’Amicizia.

unnamed (7)Il momento di incontro tra le eterogeneità del quartiere nasce spontaneo dopo il terremoto del 29 maggio 2012 quando, come spiega Patrizio Fergnani, portavoce delle famiglie che promuovono l’iniziativa , “ci siamo ritrovati tutti su quest’erba, pronti ad aiutarci l’un l’altro: occasioni di compartecipazione c’erano già state, ma una tavolata alla quale cenare tutti insieme è un’idea che mi è venuta successivamente”. Il vicinato ne esce rivitalizzato: basta un tavolo, una sedia, e il couscous delle mamme arabe del quartiere è pronto per essere gustato. La partecipazione è aperta a chiunque frequenti il parco, o vi abiti nelle vicinanze, e se qualche curioso, l’anno scorso, guardava dalle proprie finestre le tavole apparecchiarsi, quasi insospettito, oggi è arrivato con una sedia sottobraccio: “nel 2013 hanno partecipato, le ho contate, 200 persone – continua Fergnani – ma quest’anno siamo già molto più numerosi, e chi si voglia aggiungere ha a disposizione un tavolo datoci in prestito dal Rivana Garden, grazie all’Associazione di viale K”.

unnamed (5)Il signor Bui, però, non potrà riparasi all’ombra delle sue piante, in attesa che tutti siano seduti, per cominciare la cena: “ci guarda da un altro posto”, commenta qualcuno mentre la signora Mafalda stringe mani in un via vai incessante di chi vuole ringraziarla per la cura, e la devozione, che il marito ha dimostrato nei confronti della cosa pubblica. Nonostante l’intralcio di qualche sprovveduto, Andrea Bui ha infatti sempre regalato gesti di estremo altruismo; il Parco dell’Amicizia, così vivo, così verde, ne sia d’esempio.

La signora Mafalda indica un salice piangente, e poi l’alloro “che è cresciuto quasi fosse un albero”, saluta una vicina, e racconta come il signor Bui fosse un uomo fuori dall’ordinario, capace “di telefonare alla fioraia perché recapitasse a casa un mazzo di rose precisamente alle 12 del 20 aprile, il giorno del nostro 40esimo anniversario di matrimonio, fatto semplice di per sé, in realtà, ma che la malattia aveva reso impresa difficilissima”. Con lo stesso stupore dipintosi sul volto di Mafalda, quel giorno, nel vedere il rosso acceso di dieci rose, si guardi il verde smagliante di un parco cresciuto dalle mani di un uomo soltanto: i residenti vogliono che ora, Parco dell’Amicizia porti anche il suo nome, le firme si raccolgono con entusiasmo e il sindaco Tagliani, sopraggiunto, ne è sostenitore “come la stessa Giunta – spiega convinto – bisognerà aspettare solo il via della Prefettura”.

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