Mesola
4 Giugno 2014
Parla imprenditore vittima di tentata estorsione. L’imputato condannato a 4 anni e mezzo

“Meglio lavorare in Congo, almeno lì non ti taglieggiano”

di Marco Zavagli | 2 min

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adminAriano. Era venuto a lavorare al nord perché “in Meridione ti taglieggiano in continuazione”. Qui invece voleva “respirare aria pulita”. E invece, dopo un breve periodo sufficiente a respirare a pieni polmoni aria di criminalità locale, è fuggito in Congo: “dove sono ora c’è la guerra, ma lì almeno i nemici li vedi, sai chi sono. E ti puoi difendere”.

È la storia, finita in tribunale, di Francesco Cestari, legale rappresentante della “Cestari Francesco Mario srl” di Moliterno piacentino. Nel 2007 l’imprenditore edile aveva un cantiere ad Ariano ferrarese. Qui in pochi giorni gli succede di tutto: furto di gasolio, automezzi danneggiati, recinzioni tagliate, fino all’episodio clou. Una notte una raffica di spari trivella la carrozzeria di un caterpillar.

Nel frattempo uno sconosciuto, che era stato notato in quei giorni aggirarsi all’esterno del cantiere a bordo di una Fiat Marea amaranto, non proprio un’auto per passare inosservati, avvicina dei suoi dipendenti. Chiede di incontrare il titolare: “lo devo mettere in contatto con delle persone; se vuole che tutto questo finisca deve sganciare 20mila euro”. Queste più o meno le parole che uno dei lavoratori ha riferito ieri in aula davanti al pm onorario Stefania Borro e al giudice Alessandra Testoni.

Già, perché in tribunale quell’uomo, identificato poi dai carabinieri in Deloride Milani, era chiamato a rispondere di tentata estorsione, danneggiamento e detenzione illegali di armi (trovate a casa sua in seguito a una perquisizione). L’identificazione è stata possibile grazie a un’altra imprudenza di Milani. Per essere contattato da Cestari aveva lasciato ai dipendenti choccati il numero di cellulare.

Grazie a quel numero gli inquirenti hanno potuto incastrarlo. Una sera infatti da una cabina telefonica di Porto Viro, in provincia di Rovigo, parte una telefonata minatoria verso la vittima. Il suo cellulare era sotto controllo e la cellula telefonica lo ha agganciato in quegli stessi minuti in zona. Evidentemente lo aveva utilizzato poco prima per una chiamata.

Al termine del processo il giudice ha assolto l’imputato per i reati di danneggiamento e detenzione illegale di armi (posizione già stralciata) e lo ha condannato a 4 anni e mezzo per la tentata estorsione.

In aula era presente anche la vittima, che non si è costituita nemmeno parte civile. Ora vive e lavora in Africa, “dove spero di non avere più di questi problemi”.

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