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26 Maggio 2014
Si è aperta alla Collezione Peggy Guggenheim una raffinatissima mostra con opere provenienti dalla Collezione Richard e Ulla Dreyfus-Best

Solo per i tuoi occhi

di Redazione | 8 min

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Si è aperta fino al 31 agosto alla Collezione Peggy Guggenheim una raffinatissima mostra a cura di Andrea Beyer dal titolo Solo per i tuoi occhi. Una collezione privata, dal Manierismo al Surrealismo, che svela per la prima volta al grande pubblico una preziosa e inedita selezione di opere provenienti dalla Collezione Richard e Ulla Dreyfus-Best, raccolta privata di Basilea, assemblata dai coniugi Greyfus-Best nell’arco di oltre trent’anni.

Ciò che subito colpisce ammirando la casa Dreyfus-Best (di cui le gigantografie fotografiche in mostra ne offrono un’ottima visione) è il <<bel composto di tutte le arti>>, tanto la varietà dei generi e delle epoche, quanto l’artistico horror vacui che rinvia alla straordinaria sete d’immagini dei collezionisti. Nelle stanze si spazia dal primo Medioevo fino all’arte contemporanea, vi compaiono in egual misura pittura, disegni, sculture e oggetti, siano essi artistici, naturali o esotici, rivelano il carattere specifico e la singolare composizione della collezione, manifestandone l’intima natura di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale) o Wunderkammer (camera delle meraviglie).

Se la Natura ci ha creato per vivere in salute, soleva affermare Jean-Jacques Rousseau, allora quella della riflessione è una condizione che va contro natura: un uomo immerso nei propri pensieri è, dunque, un animale degenerato.

Il tempo di Rousseau aveva ormai sepolto quella concezione tardo rinascimentale della Natura che l’aveva intrecciata – in maniera unica e irrepetibile – al concetto di Arte e a quello di Meraviglia. Sulle raccolte di studioli, gallerie, musei enciclopedici variamente conosciuti come thesauri, o Schatz, Kunst, Raritäten e Wunerkammern

echeggiavano già le “farfalle del silenzio”: per la gran parte dei contemporanei dell’età dei Lumi si trattava di collezioni degeneri di folli, cosicchè gli aspetti pertinenti la storia dell’arte e la filosofia della natura, insiti in quelle raccolte, rimanevano perlopiù nascosti. Ma la raccolta Dreyfus-Best presenta tali scambi di direzione vitale e sincronica di elementi diacronici che caratterizzano la collezione mantenendola in un entità unitaria, aperta al pubblico e agli scambi culturali di conoscenza dinamica come è avvenuto, appunto, con questo ultimo appuntamento alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. All’inizio del percorso della mostra si presenta allo spettatore un bronzo meraviglioso ed enigmatico di piccole dimensioni che raffigura un cosiddetto “soffiatore” ( firmato Stefanus Lagerensis) dell’inizio del XII secolo.

L’oggetto non è solo una vera rarità, ma si aggiudica un carattere programmatico: come tutte le altre opere della collezione, raffinata espressione dell’arte del bronzo, rimane di vaga funzione, affascina per le qualità estetiche e suggerisce una dimensione ludica. Accanto a il Soffiatore, raro capolavoro del Medioevo, nel percorso spunta il Dono di Man Ray, un ferro da stiro munito di chiodi.

Il Soffiatore e il ferro chiodato rappresentano i due poli della collezione che attraversano epoche lontane, aiutano a tracciare la longue durée dell’opera d’arte.

Questa autonomia che posseggono le opere della collezione Dreyfus-Best, questa autoreferenzialità, questa indipendenza, che altro non è che autocoscienza, si può appropriatamente definire con il termine di “maniera” o “manierismo”.

Il Manierismo è un termine adottato dalla critica moderna per indicare determinati aspetti della cultura figurativa del Cinquecento. Nella terza parte delle Vite del Vasari espressioni come maniera moderna o gran’ maniera indicano in particolare i risultati degli artisti della <<terza età>>, a cominciare da Leonardo fino a Raffaello e Michelangelo, il quale <<supera e vince non solamente tutti costoro che hanno quasi che vinto già la natura, ma quelli stessi famosissimi antichi, che si lodatamente fuor d’ogni dubbio la superarono ed unico si trionfa di quegli, di questi e di lei>>.

Quanto delineato storicamente calza indiscutibilmente per il periodo artistico legato al termine in questione, ma già da tempo si è concordi nell’intendere il Manierismo non tanto come designazione di un’epoca o di uno stile, bensì come atteggiamento che aspira all’indipendenza in modo capriccioso, esagerato, occasionalmente orrido o grottesco, talvolta estremo. Visti così i manieristi sono sempre esistiti, e ne esistono ancora, e la collezione Dreyfus-Best costituisce il più evidente esempio di tale verità.

All’interno della collezione acquista dunque particolare importanza l’opera di Johann Heinrich Füssli, che da un lato mostra di aderire alle tradizioni formali, ad esempio nel disegno di una figura michelangiolesca, dall’altra evoca con L’incubo quel mondo onirico e fantastico tanto caro, nella cultura inglese, da Shakespeare a Milton.

Füssli istituzionalizzò nell’estetica romantica l’apparizione onirica in termini simbolici. Dai suoi dipinti traspare forse il piacere masochistico dell’orrido, ma, in pari tempo, si enuclea anche quel senso di smarrimento che investe l’uomo consapevole del suo tempo, combattuto fra le categorie morali della tradizione puritana e l’intuizione del loro progressivo sfaldamento. Di qui le atmosfere di incubo in cui il fiato di eros s’incrocia con quello della morte, laddove eros è dannazione e la morte non è salvezza.

Da questo mondo onirico e fantastico proseguiranno il cammino magico tanto Odilon Redon, quanto i surrealisti – i cui lavori sono punto prospettico e apice della collezione. E che i numerosi dipinti e disegni di antichi maestri della raccolta abbiano radici nei centri del Manierismo europeo, fa si che tutte le opere divengano raccordi, stazioni di un cosmo pittorico da percorrere avanti e indietro nel tempo, nella magica accogliente Wunderkammer della collezione Dreyfus-Best che “alloggia”

<<Solo per i tuoi occhi>> nel mondo delle “meraviglie”.Si è aperta fino al 31 agosto 2014 alla Collezione Peggy Guggenheim una raffinatissima mostra a cura di Andrea Beyer dal titolo Solo per i tuoi occhi. Una collezione privata, dal Manierismo al Surrealismo, che svela per la prima volta al grande pubblico una preziosa e inedita selezione di opere provenienti dalla Collezione Richard e Ulla Dreyfus-Best, raccolta privata di Basilea, assemblata dai coniugi Greyfus-Best nell’arco di oltre trent’anni.
Ciò che subito colpisce ammirando la casa Dreyfus-Best (di cui le gigantografie fotografiche in mostra ne offrono un’ottima visione) è il <<bel composto di tutte le arti>>, tanto la varietà dei generi e delle epoche, quanto l’artistico horror vacui che rinvia alla straordinaria sete d’immagini dei collezionisti. Nelle stanze si spazia dal primo Medioevo fino all’arte contemporanea, vi compaiono in egual misura pittura, disegni, sculture e oggetti, siano essi artistici, naturali o esotici, rivelano il carattere specifico e la singolare composizione della collezione, manifestandone l’intima natura di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale) o Wunderkammer (camera delle meraviglie).
Se la Natura ci ha creato per vivere in salute, soleva affermare Jean-Jacques Rousseau, allora quella della riflessione è una condizione che va contro natura: un uomo immerso nei propri pensieri è, dunque, un animale degenerato.
Il tempo di Rousseau aveva ormai sepolto quella concezione tardo rinascimentale della Natura che l’aveva intrecciata – in maniera unica e irrepetibile – al concetto di Arte e a quello di Meraviglia. Sulle raccolte di studioli, gallerie, musei enciclopedici variamente conosciuti come thesauri, o Schatz, Kunst, Raritäten e Wunerkammern
echeggiavano già le “farfalle del silenzio”: per la gran parte dei contemporanei dell’età dei Lumi si trattava di collezioni degeneri di folli, cosicchè gli aspetti pertinenti la storia dell’arte e la filosofia della natura, insiti in quelle raccolte, rimanevano perlopiù nascosti. Ma la raccolta Dreyfus-Best presenta tali scambi di direzione vitale e sincronica di elementi diacronici che caratterizzano la collezione mantenendola in un entità unitaria, aperta al pubblico e agli scambi culturali di conoscenza dinamica come è avvenuto, appunto, con questo ultimo appuntamento alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. All’inizio del percorso della mostra si presenta allo spettatore un bronzo meraviglioso ed enigmatico di piccole dimensioni che raffigura un cosiddetto “soffiatore” ( firmato Stefanus Lagerensis) dell’inizio del XII secolo.
L’oggetto non è solo una vera rarità, ma si aggiudica un carattere programmatico: come tutte le altre opere della collezione, raffinata espressione dell’arte del bronzo, rimane di vaga funzione, affascina per le qualità estetiche e suggerisce una dimensione ludica. Accanto a il Soffiatore, raro capolavoro del Medioevo, nel percorso spunta il Dono di Man Ray, un ferro da stiro munito di chiodi.
Il Soffiatore e il ferro chiodato rappresentano i due poli della collezione che attraversano epoche lontane, aiutano a tracciare la longue durée dell’opera d’arte.
Questa autonomia che posseggono le opere della collezione Dreyfus-Best, questa autoreferenzialità, questa indipendenza, che altro non è che autocoscienza, si può appropriatamente definire con il termine di “maniera” o “manierismo”.
Il Manierismo è un termine adottato dalla critica moderna per indicare determinati aspetti della cultura figurativa del Cinquecento. Nella terza parte delle Vite del Vasari espressioni come maniera moderna o gran’ maniera indicano in particolare i risultati degli artisti della <<terza età>>, a cominciare da Leonardo fino a Raffaello e Michelangelo, il quale <<supera e vince non solamente tutti costoro che hanno quasi che vinto già la natura, ma quelli stessi famosissimi antichi, che si lodatamente fuor d’ogni dubbio la superarono ed unico si trionfa di quegli, di questi e di lei>>.
Quanto delineato storicamente calza indiscutibilmente per il periodo artistico legato al termine in questione, ma già da tempo si è concordi nell’intendere il Manierismo non tanto come designazione di un’epoca o di uno stile, bensì come atteggiamento che aspira all’indipendenza in modo capriccioso, esagerato, occasionalmente orrido o grottesco, talvolta estremo. Visti così i manieristi sono sempre esistiti, e ne esistono ancora, e la collezione Dreyfus-Best costituisce il più evidente esempio di tale verità.
All’interno della collezione acquista dunque particolare importanza l’opera di Johann Heinrich Füssli, che da un lato mostra di aderire alle tradizioni formali, ad esempio nel disegno di una figura michelangiolesca, dall’altra evoca con L’incubo quel mondo onirico e fantastico tanto caro, nella cultura inglese, da Shakespeare a Milton.
Füssli istituzionalizzò nell’estetica romantica l’apparizione onirica in termini simbolici. Dai suoi dipinti traspare forse il piacere masochistico dell’orrido, ma, in pari tempo, si enuclea anche quel senso di smarrimento che investe l’uomo consapevole del suo tempo, combattuto fra le categorie morali della tradizione puritana e l’intuizione del loro progressivo sfaldamento. Di qui le atmosfere di incubo in cui il fiato di eros s’incrocia con quello della morte, laddove eros è dannazione e la morte non è salvezza.
Da questo mondo onirico e fantastico proseguiranno il cammino magico tanto Odilon Redon, quanto i surrealisti – i cui lavori sono punto prospettico e apice della collezione. E che i numerosi dipinti e disegni di antichi maestri della raccolta abbiano radici nei centri del Manierismo europeo, fa si che tutte le opere divengano raccordi, stazioni di un cosmo pittorico da percorrere avanti e indietro nel tempo, nella magica accogliente Wunderkammer della collezione Dreyfus-Best che “alloggia” “Solo per i tuoi occhi” nel mondo delle “meraviglie”.

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