Cronaca
8 Maggio 2014
Carovana Antimafie. Flai-Cgil: “Anche qui esiste il fenomeno del caporalato”

Da Rosarno e Nardò a Ferrara, la tratta degli esseri umani

di Redazione | 3 min

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unnameddi Elisabetta Pezzoli

Ha fatto tappa a Ferrara il 6 maggio la Carovana Internazionale Antimafie, iniziativa promossa da Libera, Arci e Avviso Pubblico con Cgil, Cisl e Uil e Ligue de l’Enseignement, che dedica questo suo ventesimo viaggio alla tratta degli esseri umani. Per l’occasione il Coordinamento Provinciale dell’associazione fondata da don Ciotti ha organizzato in serata un incontro alla Sala Polivalente del Grattacielo per approfondire il tema dello sfruttamento della manodopera migrante nelle nostre campagne. Per parlarne con il pubblico erano presenti: Dario Alba di Flai Cgil, che ha presentato il secondo rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto, Raffaele Rinaldi dell’Associazione Viale K, e Franco Mosca, curatore del Rapporto sull’immigrazione in provincia di Ferrara 2013.

Il settore agricolo ferrarese produce un decimo del Pil provinciale e impiega 15.000 addetti, metà dei quali stranieri, ha spiegato Alba, molti dei quali sono “persone soggette a ricatto” perché senza reddito e senza lavoro si rischia l’espulsione. Per questo, secondo il sindacalista, il problema delle nostre campagne non è tanto, o meglio non è solo, il lavoro nero ma “gli episodi di grave sfruttamento”: in altre parole anche quando i contratti ci sono “bisogna vedere se vengono rispettati e spesso e volentieri non è così”. Lavoratori pagati 5 euro l’ora, quando la paga dovrebbe andare dai 6 agli 8, solo 2 o 3 giornate lavorative regolarmente retribuite, mentre quelle effettivamente lavorate sono state 7 compresa la domenica. Inoltre “non c’è bisogno di andare a Rosarno o Nardò”, anche qui a Ferrara si ritrova “il fenomeno del caporalato”, nella forma dell’intermediazione: i lavoratori stranieri si rivolgono cioè ad un loro connazionale che parla la loro stessa lingua e che diventa l’intermediario con il datore di lavoro. Alba ha concluso citando la proposta di riforma del mercato agricolo promossa dai sindacati dei lavoratori agricoli di Cgil, Cisl e Uil: “il sindacato – ha affermato – non deve gestire il mercato del lavoro agricolo”, tuttavia “se non c’è collocamento pubblico in agricoltura” è difficile sconfiggere il caporalato.

Franco Mosca dal canto suo ha parlato di una “situazione pesante” in cui si è creata “una frattura profonda fra i lavoratori”, con gli italiani disoccupati che attribuiscono agli stranieri la mancanza e il peggioramento delle condizioni di lavoro. A questo si aggiunge a volte una “saldatura fra lavoratori e datori di lavoro”, perché i migranti non rimangono qui, ma dopo aver fatto la raccolta della frutta se ne tornano a casa, perciò “non hanno interesse a versare contributi al fisco italiano”. Per spezzare questa “situazione perversa” è necessario “un allargamento dei diritti” attraverso una “piattaforma europea”: bisogna cioè passare “da un’Europa monetaria a un’Europa dei diritti”.

Da ultimo Raffaele Rinaldi ha portato la testimonianza dell’Associazione Viale K, che si confronta non con numeri e statistiche, ma con persone in carne e ossa, facendo accoglienza nel senso di “fare un tratto di strada insieme”. Secondo lui sono necessari interventi contro “la cultura dello sfruttamento e del mercato”, che porta con sé “valori antiumanistici”, e contro “la rappresentazione sociale costruita sulla paura del diverso”. Quest’ultima ha creato una sorta di “schizofrenia, per cui ci indigniamo delle situazioni di sfruttamento e di disperazione quando sono lontane da noi, mente quando queste realtà cominciano a lambire la porta di casa l’uomo diventa il clandestino”, oppure “ci si scaglia contro gli immigrati e poi li si va a cercare per lavorare nei cantieri”. Per questo, secondo Raffaele, oltre ai diritti “ci vuole la solidarietà”, per creare “le condizioni per cui i diritti diventino effettivamente fruibili” e non solo dichiarati.

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