Attualità
25 Aprile 2014

Le idee non temono lividi (racconto resistente)

di Redazione | 8 min

Questa che leggerete è una storia realmente accaduta in un tempo popolato da uomini e donne il cui esempio è caduto nel burrone della memoria, sepolto da pavidità e pigrizia intellettuale. Il sangue che mi corre nelle vene è lo stesso di uno di quegli uomini. E il minimo, ma anche il massimo, che io possa fare è raccontarvi una storia. Perché, che piaccia o no, è capitato che sia quello che so fare.

Buon viaggio.

 

 

Stamane è venuto un cane.

Gli ho dato mezzo tozzo di pane, l’altro mezzo l’ho mangiato io.

Il vino invece l’ho bevuto tutto io, lui s’è accontentato dell’acqua del canale.

Abbassati, mettiti seduta, le erbacce ti copriranno se stai giù.

Passano solo a piedi, a cavallo o sui carri. Con gli aerei non volano qua sopra. Fanno la ronda tre volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto. Sento parlare tedesco e italiano, girano insieme quasi sempre.

Cos’è tutto ‘sto salame? Portamene di meno domani che sennò rimanete senza voi.

Il maiale è sempre nascosto? Bene, guai se lo trovano. Anche se continuano a trattarvi bene non date troppa confidenza ai tedeschi, se scoprono la botola del maiale si morirà di fame l’anno prossimo.

Dì alla mamma che venga lei da domani a portarmi da mangiare, te sei ancora piccola. Sotto questo ponte sono al sicuro ancora per poco, prima o poi verranno anche qui. La notte fa freddo, strappo un po’ d’erbacce e me le metto sotto i vestiti, ma non troppe: il freddo fa bene, mi tiene sveglio, guai se m’addormento.

Ho sentito dire che gli Americani stanno arrivando. Bombardano dall’alto per preparare il terreno poi arrivano coi carri armati. Ad Arezzo sono già entrati, ho sentito che hanno preso i fascisti e gli hanno dati ai Partigiani, tutti fucilati piccolina! Poi hanno sfilato per la città lanciando la cioccolata ai bambini! Vedrai che arrivano anche qui, presto. Ti riempiranno di cioccolata e tu gli porterai una bottiglia di quello bono, le botti che abbiamo messo giù col maiale.

Non manca molto, lo sento. I fascisti sono nervosi, hanno paura. Ieri parlavano dei Russi, dicevano che hanno sfondato in Germania, non ho capito però se è una cosa buona.

Le botte non fanno più male, sono rimasti solo i lividi. L’altro giorno gliel’ho fatto vedere io che son più duro di loro…

Son venuti a far l’adunata e hanno chiamato tutti gli uomini. C’hanno messi in fila e volevano che facessimo il saluto a quel piscialetto del duce. Dovevi vedere…Madonna bona…tutti leoni prima ch’arrivassero, poi tutti agnellini cacasotto…

Perfino i’ Bollani…maledetto infame…tutto impettito col braccio teso, gli ho sputato su i’ muso. Lui, che diceva che un Partigiano non si piega, non ha paura…tremava come un bischero.

C’era una fila lunga come la piazza, di uomini col braccio teso e quei dieci stronzi vestiti di nero che ci guardavano. Sicché in quella fila di braccia hanno visto un buco, hanno visto me. Io le braccia le avevo giù, attaccate ai fianchi, che si vedesse bene che i’ Pietrucci il braccio ‘un lo alza neanche se l’ammazzano. Tutti incazzati Madonna bonina! Dovevi vederli piccolina! È venuto uno che c’avrà avuto vent’anni e m’ha detto “saluta il Duce o è peggio per te”, e io niente. Poi è venuto un altro col manganello e m’ha dato un colpo sulle coste, e io niente. Poi sono arrivati tutti e dieci e io ho detto “ecco, ora che ci siete tutti baciatemi i’ culo, stronzi”. Sicché mi son saltati addosso e me l’hanno date forte, dappertutto. Due mi tenevano da dietro e gli altri sette a calci, pugni e manganello. Voglio dire piccolina, quelli erano dieci e noi eravamo cinquanta, forse più, li potevamo mandare a casa a calci in culo senza neanche sudare: tutti fermi col braccio alzato a guardarmi massacrare, nessuno ha mosso un dito. I’ Bollani mentre ero per terra m’ha ridato indietro lo sputo. Tutti infami, tutti cacasotto. I’ babbo invece no piccolina. M’hanno tirato su, mi tenevano in piedi come un burattino e uno ha detto “allora? Adesso lo tiri su il braccio?” e io l’ho guardato e mi sono messo a ridere come un pazzo e quelli stavano andando nei matti piccolina, uno spasso! Sicché m’hanno picchiato ancora, mentre ero steso uno mi pigiava il piede sulla pancia.

Poi s’è sentito un tuono. Un tuono come quando grandina e si corre a portare dentro le bestie. Ti ricordi piccina? Come quando non si trovava più i’ vitello e te piangevi, poi lo s’è trovato dietro i’ granaio con le orecchie basse che si cacava sotto dalla paura e tu tutta arrabbiata gli hai detto “brutto bischero, m’hai fatta preoccupare!” e tutti s’è riso per dieci minuti sotto la grandine! Ecco, un tuono così.

Solo che anziché il temporale è passato un aeroplano verde, basso, basso che ha cominciato a girare sulla piazza e a momenti butta giù i’ Cristo sopra il campanile. Lì sono stato più furbo di loro: mentre quei rincitrulliti stavano col naso in su a cacarsi sotto, io sono corso via e quando l’aereo è passato hanno riguardato giù e io ero già bell’e scappato!

“I’ Pietrucci v’ha fregato, coglioni!”, ho pensato mentre li guardavo da dietro una siepe. Poi col buio ho trovato questo ponte dimenticato da tutti e mi sono nascosto qua sotto. I’ Melandri è fidato, per quello l’ho fermato mentre passava qua sopra col somaro e gli ho detto di dirvi dov’ero. Ha rischiato tanto, l’è un brav’uomo. Quando finisce tutto lo si ringrazia come si deve, gli si dà una botte e mezzo maiale.

Allora, questo lo tengo da parte che se domani ripassa il cane lo do a lui.

Vedrai, tra poco arrivano gli Americani a mandare via ‘sti grulli e dopo sai che festa che si fa!

Te sei ancora piccina e non hai colpa di niente, siamo noi che siamo peggio delle bestie.

Vieni qua da i’ babbo, ascoltami bene.

Hai visto che brutta la guerra? Eh, sì che l’hai visto.

Anzi: non hai visto altro da quando hai cominciato a essere un po’ più grandina.

E questo è solo colpa nostra, dei grandi. Perché il maiale e le botti di quello bono non devono stare nella botola nascoste, no: i’maiale deve star nel recinto e le botti nella cantina. Perché te, i tu’ fratelli, le tu’ sorelle e la tu’ mamma non dovete stare nel granaio a dormire: dovete stare in casa, nella nostra casa, perché i’ babbo la casa l’ha fatta per noi, non per i tedeschi. E i’ tu babbo non deve star qui sotto un ponte a nascondersi: devo stare nei campi a sudare e poi alla sera a tavola con voi altri a ridere e scherzare. Anche se ci s’ha i soldi appena per mangiare è lo stesso: s’allunga un po’ il brodo e si mangia tutti. Questa è la vita vera, non la robaccia lercia che hai visto finora.

Ora ti è sembrato tutto un gioco, questo è il bello d’essere piccini, ma questo “gioco” è brutto, sudicio, uccide le persone.

Tu e tutti i bambini della tua età dovete ricordarvelo sempre questo brutto gioco per non ripeterlo di nuovo quando sarete grandi come me. Non ripetere anche tu le stupidate che hai visto fare agli uomini, questo è il difficile del diventare grandi.

Però può capitare di non poter far nulla se altri decidono di voler “giocare” ancora. E guarda che non importa mica vedere dei fucili o dei carri armati per essere in guerra, no! La guerra può esserci tutti i giorni che Dio manda in terra. Dovrai essere brava ad accorgertene in tempo e anche se non dovrai mettere il maiale nella botola dovrai combattere con le tue mani e la tua testa.

Io sono i’ tu’ babbo e quelle botte non le ho mica prese per passarmi il tempo! Le ho prese per insegnarti delle cose.

Perché tu capisca che le idee non sono di carne e ossa, le idee non temono lividi. Ti possono picchiare anche in cento, ti possono dare mille calci e mille pugni sulla carne e sulle ossa, ma le idee, se sono idee vere, quelle non le colpiscono.

E che la dignità è una parola difficile e il tu’ babbo è ignorante e non sa spiegartela a parole, allora te l’ho fatto vedere cosa vuol dire: quello che ho fatto in piazza l’altro giorno, quella è la dignità, piccina mia.

Queste cose tientele bene a mente e questa storia raccontala ai tuoi figlioli e ai figlioli dei tuoi figlioli.

L’altra notte qua sotto il ponte c’era un silenzio di tomba, allora mi sono addormentato du’ minuti. In quei du’ minuti ho fatto un sogno strano: c’era una fotografia di una donna anziana e sapevo che eri tu, non so perché ma lo sapevo. Eri tu da vecchia, ecco. Questa fotografia la teneva in mano un uomo con la barba e i capelli lunghi, con un gatto nero sulle gambe, seduto davanti a un apparecchio strano con dei bottoni e un quadrato luminoso con dentro un foglio bianco, ma non vero, solo disegnato.

A un certo punto l’uomo con la barba ha posato la fotografia e ha detto qualcosa, ma io ho capito solo la parola “nonna”. Insomma, forse era il tu’ nipote!

Poi ha iniziato a pigiare i bottoni dell’apparecchio, sembrava la macchina da scrivere che c’ha nel suo studio il signor Anselmo, quella che usa per scrivere i nostri contratti di lavoro. E pigiava e pigiava… ogni tanto si fermava e guardava la tua fotografia, poi seguitava a pigiare.

A un tratto s’è fermato, mi ha guardato e ha detto,

“ora è tutto scritto, nessuno può più dimenticarlo”

e mi ha fatto un sorriso bello, ma bello…

Mi sono svegliato di colpo che piangevo, ma di gioia, piccina mia!

La gioia di uno che sul serio…insomma…mah…

Magari davvero,

un giorno,

chissà…

 Al mio bisnonno Camillo Pietrucci,

alla dignità che mise in mano a mia nonna

e che è arrivata fin qua.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com