Lettere al Direttore
17 Aprile 2014

Rapporto Ichese: solo due anni persi?

di Redazione | 6 min

Persi no. In due anni gli animi si sono calmati, distratti. Un “recupero” è stato fatto, il sisma si è allontanato indietro nel tempo.

Le risposte “peer reviewed”, cioè scientificamente validate, dei superesperti internazionali che dovevano illuminare addetti e non addetti ai lavori si sono perse lungo la strada, forse nel sottosuolo, forse in superficie, forse in qualche stanza!

Dopo due anni di attesa, di promesse “peer reviewed”, la palla non più “peer reviewed”, come se niente fosse, ritorna nelle mani di personaggi nazionali, meglio conoscitori degli ambienti italici di superficie, del sottosuolo, delle “stanze”?

Le risposte della commissione, come sono? Conclude la commissione “peer reviewed”, che i dati sono carenti e che occorre il lavoro di un’altra commissione. Non più “peer reviewed”?

E ci volevano due anni per capire che i dati erano carenti? Lo dovevano dire subito, senza perdere tempo! Forse dovevano perdere tempo?

Riprendo alcune interessanti considerazioni fatte dal Prof. M. Mucciarelli “La commissione si è quindi concentrata sull’unico sospetto rimasto sulla scena del delitto: il campo di estrazione di idrocarburi di Cavone, tra Novi di Modena e Mirandola. Viene esclusa la possibilità che questa attività abbia indotto (induced) il terremoto dell’Emilia, ma si dice che non si può escludere la possibilità che lo abbia attivato (triggered), fornendo un minimo aumento di sforzo ad una faglia che era pronta a scattare. Trigger in inglese è il grilletto del fucile: se lo tiriamo succede qualcosa solo se l’arma ha già il colpo in canna, e nelle conclusioni del rapporto viene detto che probabilmente la faglia del primo terremoto (20.05.12) era già carica e pronta.

Dice ancora, correttamente, Mucciarelli “Nelle conclusioni del rapporto si dice che la seconda scossa è stata “triggerata” dalla prima per trasferimento di stress. Ora la cosa che sembra un po’
strana è che il campo Cavone è molto più vicino alla seconda scossa che non alla prima. Se la faglia della seconda scossa era anch’essa pronta a scattare ed è stata attivata dal terremoto del 20.05, perchè non si è mossa lei per prima visto che è più vicina alla supposta sorgente della perturbazione degli sforzi? La stessa commissione ICHESE chiede che vengano fatti calcoli più approfonditi per poter valutare la effettiva intensità dello sforzo generato dalle estrazioni/reiniezioni e le modalità della sua diffusione, e confrontare questi valori con il trasferimento di stress per terremoto.”

In conclusione, fa notare il Prof. M. Mucciarelli “mi sembra che la commissione non poteva dire più di quello che ha detto vista la carenza di dati.”

Riporto ora altre considerazioni preliminari fatte dal Prof. E. Boschi “Il rapporto Ichese è stato consegnato alla Regione in febbraio ma solo il 12 aprile noi cittadini italiani ne siamo stati informati, grazie alla rivista americana Science che, non è dato sapere come, è riuscita a consultarlo. Sembra che gli esperti della Commissione siano giunti alla conclusione che “non si può escludere” che estrazioni petrolifere abbiano causato la scossa del 20 maggio che poi, a sua volta, avrebbe determinato la seconda, quella del 29 maggio, che provocò il maggior numero di vittime. A mio avviso, una conclusione di questo tipo non è decorosa per una Commissione scientifica fatta, secondo certi giornali, di luminari. Quindi prima di formulare un giudizio netto è bene attendere il testo ufficiale, se sarà reso disponibile.” Aggiunge Boschi ” Il fatto che già si sia stabilito che un’altra Commissione sarà necessaria per approfondire quanto fatto dalla prima, non fa comunque ben pensare. E non se ne può escludere a questo punto, per induzione, una terza. Sempre di luminari. Spero che mi si possa perdonare, ma i luminari me li immagino tutti ricoperti di piccole lampadine intermittenti, come gli alberi di Natale di una volta.”…..” Non si può non osservare che la cosa è stata gestita in maniera dilettantesca a tutti i livelli, da tutti gli attori di questa vicenda e che ha ormai assunto toni grotteschi.

Nel comunicato citato all’inizio ci si impegna a rendere disponibile il rapporto Ichese in forma integrale ma non subito, e a finanziare “un’attività di monitoraggio altamente tecnologico per l’acquisizione di un modello dettagliato del sottosuolo”. Ottimo proposito, anche se non si capisce come questo “sistema altamente tecnologico” potrà chiarire che cosa è successo in Emilia nei mesi immediatamente precedenti le scosse di due anni fa e, in particolare, nei giorni o nelle ore immediatamente dopo la prima. Il modello rappresenterà al più la situazione attuale della crosta della zona e non quella prima della scossa ormai irreversibilmente modificata. La “teoria” Ichese è che la zona fosse a un passo dal terremoto; in altre parole, che bastasse una piccola quantità di energia per arrivare all’innesco della frattura (un terremoto altro non è che una frattura che si propaga nelle rocce crostali). Le operazioni di estrazione avrebbero fornito la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Non c’è bisogno di essere grandi esperti per capire che un ragionamento simile non ha alcun fondamento.

Prima di tutto perché nessuno sa descrivere su basi fisiche lo stato della zona sismogenetica quando è in prossimità della frattura e sopratutto nessuno sa stabilire operativamente che cosa si intende per prossimità. Inoltre, ammesso che le operazioni di estrazione possano realmente influire sullo stato di stress della zona epicentrale, è da dimostrare che facciano anticipare l’evento: potrebbero benissimo averlo fatto ritardare! Sarebbe poco elegante e molto presuntuoso da parte mia invitare i luminari a studiare un po’ di meccanica dei continui, riflettere sul principio di conservazione dell’energia (vale anche per i geologi) e ripassare un testo qualsiasi di Sismologia elementare. Sarebbe poco elegante e non lo faccio a costo di apparire ipocrita. …..

Tornando a oggi, sempre secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, un nutrito gruppo di persone di varie Istituzioni sta lavorando “approfonditamente” alla definizione delle linee guida per risolvere il dilemma. Sembra che adesso tutto verrà reso pubblico e in molti siano impazienti di imparare! Saranno certamente linee guida che lasceranno il segno nello sviluppo dell’osservazione dei fenomeni naturali. Solo una cosa è certa: tutto questo fa distogliere l’attenzione dei cittadini da quanto è successo nel 2012. Fa distogliere l’attenzione, in particolare, da due problemi ben
definiti:

– Perché non vennero date indicazioni tempestive subito dopo la prima scossa? Se l’allora Presidente Monti lanciò inutilmente l’allarme una settimana DOPO la seconda scossa, il 5 giugno, perché non lo fece subito dopo la prima, il 20 maggio, che indubbiamente aveva modificato la situazione dinamica della zona sismogenetica molto di più di quanto non potesse fare l’estrazione petrolifera, se non altro per l’enorme quantità di energia in gioco? In ogni caso azioni cautelari dopo la prima scossa si potevano e si dovevano dare! Si è sempre fatto! Si sarebbero potute salvare vite umane. Perché non lo si è fatto?

– Perché la Regione non ha recepito tempestivamente le indicazioni pubblicate nella Gazzetta Ufficiale (Mappa di Pericolosità
Sismica) a partire dal 2004 per mettere in sicurezza almeno gli edifici pubblici, chiudere gli edifici fatiscenti e obbligare a realizzare le nuove costruzioni secondo le regole antisismiche? I moderni capannoni, costruiti meglio, per esempio non sarebbero crollati. La situazione sarebbe tornata rapidamente alla normalità e non ci sarebbero stati tutti questi strascichi. Perché non lo si è fatto? È del tutto evidente che si è cercato e si cerca in ogni modo di sviare l’attenzione dai veri aspetti critici dell’accaduto, perché, forse, si teme di doverne rispondere a vari livelli.

Prof. Franco Ortolani, docente ordinario di geologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”

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