Sport
11 Aprile 2014
Intervista a Lucia Taddia

Il football americano parla anche al femminile

di Redazione | 3 min

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Foto BazzaNel mondo delle Aquile sono molte le attività svolte, sia sotto il profilo agonistico, sia nell’ottica di sviluppo di una cultura dello sport come crescita sociale, grazie soprattutto al lavoro in collaborazione con le scuole. Tra i giovani che nel team estense vivono diverse di queste esperienze abbiamo incontrato Lucia Taddia, la “Bazza” per gli amici. Nelle sue vite una laurea specialistica in Biotecnologie Agro-Industriali, un lavoro come analista di laboratorio chimico presso un’azienda saccarifera, ma anche il ruolo di Wr con il numero 83 nella formazione delle Fenici, e quello di coach per i ragazzi che disputano il campionato U13 di Flag Junior.

Lucia, come ti sei avvicinata al mondo del football?
Ho giocato per 15 anni a basket ma poi la squadra si è sciolta così ho smesso di fare agonismo. Tre anni fa una mia ex compagna di squadra, il cui fratello gioca tutt’ora nelle Aquile senior, mi ha convinta a venire a provare questo sport a me totalmente sconosciuto. La squadra “Black Widows” era nata da pochi mesi; niente attrezzatura solo tanta voglia di giocare e di stare insieme. Inevitabilmente è stato subito amore!

Cosa diresti per convincere le ragazze a giocare a tackle e a flag?
Il football non è semplicemente una disciplina sportiva, è un nuovo mondo, una famiglia dalla quale non vorresti mai stare lontano. Oltre ad essere uno sport divertente, entusiasmante, adrenalinico, ha la particolarità di dare spazio a chiunque. Nel football c’è un ruolo per tutte: alte, basse, magre, robuste, timide o aggressive; non importo fisico, estetica, carattere, l’importante è la voglia di mettersi in gioco. Per quanto riguarda il flag, essendo privo di contatto è il miglior modo per avvicinarsi al football e imparare i fondamentali; poi con il tackle si entra nel vero mondo della palla ovale.

Il tuo punto di forza come atleta, e il fondamentale su cui devi lavorare maggiormente?
Il mio punto di forza sono le mani: grazie ai tanti anni di basket mi riesce abbastanza naturale ricevere i palloni e per questo gioco nel ruolo di ricevitore. Di cose da migliorare ce ne sono tante ma, tra le altre, le principali sono sicuramente la velocità, che è fondamentale per il mio ruolo, e l’aggressività, che non dovrebbe mai mancare in qualsiasi tipo di competizione.

Perché fare il coach con i ragazzi della U13?
Sinceramente io non avrei mai pensato di diventare un coach, è stato “coach Andy”, Andrea Golfieri, a convincermi ad iniziare insieme a lui e a Stefano “Zano” Zanardi questo nuovo percorso nelle Aquile: formare una squadra U13 e farla partecipare al campionato nazionale. Inizialmente ero un po’ scettica, non avendo esperienza come coach e nelle relazioni con ragazzi di età così giovane. Ma sono bastati i primi allenamenti, vedere il loro entusiasmo e i loro rapidi miglioramenti per farmi capire che ce l’avrei messa tutta per aiutarli, insegnargli anche solo le poche cose che conosco ma soprattutto cercare di trasmettergli la mia passione per il football. Alla prima partita di campionato che hanno vinto, anzi abbiamo vinto, mi sono quasi messa a piangere per l’emozione. Sono fiera di loro e sempre più grata a coach Andy per avermi dato questa opportunità.

Qual è il futuro che ti auguri per te come atleta e come coach?
Ovviamente di vincere il più possibile. A parte gli scherzi mi auguro semplicemente di continuare a provare così tante belle emozioni come quelle che in così poco tempo il football mi ha regalato. Spero di riuscire a far conoscere questo bellissimo sport al maggior numero di persone e convincere sempre più ragazzi ma soprattutto ragazze ad entrare a far parte della nostra grande famiglia delle Aquile Ferrara.

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