Goro
10 Aprile 2014
La manifestazione dei cittadini raggiunge l'obiettivo inducendo la Provincia a opporre il diniego al progetto

Il biogas a Goro non si fa, il popolo vince la battaglia

di Mauro Alvoni | 3 min

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La protesta del Comitato Antibiogas di Goro ieri mattina ha sortito l’effetto sperato, una vittoria su tutti i fronti. La Provincia ha infatti negato l’autorizzazione al progetto di una centrale a biogas per la produzione di energia elettrica nelle immediate vicinanze della sacca di Goro, iter avviato dalla Provincia (che era responsabile del procedimento) in accordo con il Comune di Goro per la costruzione dell’impianto di digestione di biomasse, dichiarandolo di interesse pubblico in quanto avrebbe dovuto utilizzare in parte le alghe della laguna.

“Giù le mani dalla sacca” e “Un paese intero per dire no alla biotruffa” sono stati gli slogan più moderati apparsi negli striscioni della manifestazione del Comitato Antibiogas di Goro, un centinaio fra pescatori e cittadini “rumorosi” di Goro e Gorino in trasferta a Ferrara per protestare davanti alla sede dell’assessorato provinciale all’Ambiente.

Proprio ieri mattina, infatti, nella sede di corso Isonzo (chiusa al traffico per alcune ore nell’occasione) era in programma la Conferenza dei Servizi sul progetto della centrale (si trattava in realtà della terza Conferenza dei Servizi sul tema). Una protesta vibrante per chiedere alla Provincia e agli enti interessati di opporre il diniego al progetto, dopo che gli enti stessi avevano chiesto a Energenesi Ambiente (l’azienda che avrebbe dovuto realizzare l’impianto) una valanga di chiarimenti su alcuni aspetti contradditori e vaghi del progetto. A sostenere la protesta, oltre alle voci e ai megafoni dei manifestanti, anche il legale del Comitato, l’avvocato Marzia Calzoni, che non senza difficoltà ha ottenuto di essere ricevuta in Conferenza dei Servizi (udienza negata invece al medico igienista Luigi Gasparini in quanto non facente parte del Comitato) per esporre tutte le criticità di una centrale a biogas in quella zona e illustrare le motivazioni che hanno portato un’intera popolazione a dire “no” all’impianto. Un no di popolo che è risultato infine determinante.

“Ho parlato ai membri della Conferenza dei servizi – ha riferito l’avvocato Calzoni – esponendo tutti i motivi della nostra contrarietà. Evidenziando che la pubblica utilità, l’interesse pubblico, non prescinde dalla verifica del rispetto delle prescrizioni di legge, ad esempio. Ma ho esposto anche altri problemi. Problemi alla balneazione, problemi relativi alle norme in materia ambientale in un’area, quella del Parco del Delta, di importanza internazionale. Ma anche problemi per il venir meno, da parte della maggior parte delle cooperative di pescatori di Goro, dell’assenso al conferimento delle alghe alla centrale”.

In realtà, infatti, le alghe utilizzate dalla centrale a biogas, con l’opposizione dei pescatori al conferimento, sarebbero state solo il 30% rispetto alle altre biomasse (scarti di allevamenti avicoli e bovini, scarti della lavorazione del pesce, del legno etc.). Senza contare che la costruzione dell’impianto “collide con i vincoli del Prg e avrebbe creato problemi notevoli alla viabilità dell’area, per il passaggio di mezzi pesanti”. Il legale del Comitato Antibiogas di Goro ha parlato per oltre mezz’ora, riuscendo evidentemente a convincere la Conferenza del Servizi del fatto che costruire una centrale di quel tipo in riva al mare sarebbe stato quantomeno un azzardo, per i possibili danni ambientali (rischio di sversamento del digestato in laguna ed emissioni) e al paesaggio.

“Una vittoria a 360 gradi – ha commentato l’avvocato Calzoni – ottenuta soprattutto grazie alla partecipazione della cittadinanza, che ha dato vita a una protesta motivata e sostenuta dalla conoscenza delle leggi in materia”. Improbabile, a questo punto, che la ditta proponente decida di impugnare il diniego al progetto. Determinante, nel pronunciamento della Conferenza dei Servizi, il fatto che l’impianto avrebbe violato le determinazioni di un Prg che ha dichiarato l’area destinata esclusivamente all’agricoltura (la ditta probabilmente sperava nel sostegno dei pescatori per ottenere una deroga), oltre agli altrettanto insormontabili vincoli paesaggistici e ambientali di protezione della flora e della fauna.

GUARDA IL VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE

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