Mesola
27 Marzo 2014
Entro 60 giorni i risultati. L'esperto: “L'auto non andava forte”

Ponte della morte, eseguita l’autopsia

di Redazione | 3 min

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È stata eseguita ieri mattina l’autopsia sul corpo di Matteo Carli, 30 anni, il conducente della Bmw finita nel canal Bianco nella tragedia del Ponte Trapella a Massenzatica. La procura ha incaricato come propri consulenti il medico legale Malaguti e la tossicologa Righini. Per gli indagati (la presidente della Provincia di Ferrara Marcella Zappaterra, l’assessore Davide Nardini e l’ingegnere capo Mauro Monti, indagati per omicidio colposo) erano presenti gli avvocati Anselmo, Venturi e Valgimigli, che hanno nominato come medico legale Zanzi. Le conclusioni peritali sono attese tra 60 giorni.

E mentre l’avvocato della famiglia Carli, Ballo del foro di Rovigo, si accinge a depositare l’esposto, sulla vicenda interviene anche Anio Benazzi, collaboratore del Comitato per la sicurezza Paglierini come consulente. “Dopo l’incidente – spiega -, come tutti ho avuto l’impressione di una forte velocità della Bmw, per poi ricredermi nell’osservare la foto con l’auto integra, non solo nella parte anteriore, ma anche nelle altre parti e nel verificare le condizioni di quella che è una semplice ringhiera, non un parapetto di un ponte”.

L’auto che giunge ad una velocità sostenuta contro una ringhiera di ferro, fa notare l’esperto, “distrugge la parte con cui urta, cosa che non è avvenuta nel caso della Bmw, che probabilmente è arrivata all’impatto con una velocità compresa fra i 20 i 40 km/h, non riportando conseguentemente danni non avendo trovato nulla davanti, avendo colpito il 3 e 4 pannello della ringhiera, che aveva punti di appoggio minimi nella parte alta, mancando quello annegato nel muretto di cemento in quanto corroso dalla ruggine”.

“La mia impressione – prosegue Benazzi – è che l’auto abbia spostato in avanti la parte inferiore del pesante pannello di 2,10 metri di lunghezza e alto 95 centimetri, che con la rotazione sopra il cofano si sia distaccato dalla saldatura poco resistente della parte superiore andando poi ad urtare il parabrezza. La mia è solo un’ipotesi, frutto di un attento esame dell’auto e da minuzioso controllo sul posto supportato dalle foto effettuate. Fra l’altro l’auto è finita nel canale pochi metri dopo il ponte con le ruote in alto per la rotazione in acqua per il peso della parte anteriore”.

“Un’altra supposizione – aggiunge – è che il conducente abbia pensato di girare a destra in ritardo, frenando e scalando in quarta marcia credendo di riuscire fermarsi prima della ringhiera del ponte, per poi fare una breve retromarcia e svoltare. Spetterà poi al magistrato ricostruire l’esatta dinamica del sinistro e le responsabilità, che le foto sembrano modificare quella che è stata la prima impressione. A mio avviso è indispensabile recuperare il pezzo di ringhiera colpito dall’auto finito nel canale per sottoporlo ad un attento e minuzioso esame”.

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