Attualità
6 Dicembre 2013
Riflessioni sul settore giovanile della Spal: "Educare è un modo di amare" (Joseph Joubert)

Il rispetto dei ruoli…e dei giovani

di Federico Pansini | 4 min

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giovani spalDopo un lungo silenzio, perchè solo di Spal non si vive, torno volentieri a scrivere riguardo ai colori biancazzurri.

Tralasciando per una volta la prima squadra ed, al riguardo, incrociando con fiducia le dita per le partite che la dividono da qui alla sosta natalizia (importantissime!!) voglio concentrare la riflessione di questo blog su di un argomento che specialmente attraverso le discussioni agli articoli di estense.com sembra infiammare una realtà biancazzurra non meno importante: il settore giovanile.

Le argomentazioni, o meglio, i punti di discussione sono (riassumendo il più possibile) i seguenti:

A) i risultati, deludenti, della squadra Beretti ed altre rappresentative non meglio specificate – seppure, tolto appunto il momento difficile della squadra di mister Pedriali, l’andamento delle altre compagini del vivaio è piuttosto soddisfacente -;

B) la gestione delle squadre del settore giovanile, con allenatori giudicati – leggendo i commenti di svariati utenti – inadatti, “dopolavoristi”, incompententi;

C) l’assenza di interesse della dirigenza biancazzurra, e come da più parti scritto, del Presidente Mattioli dalla vita e dal quotidiano del vivaio di via Copparo.

Ora, posto che per il punto A e quello C proprio il massimo dirigente biancazzurro ha risposto, nel dettaglio, al riguardo nell’intervista concessa proprio ai taccuini di estense.com, le mie riflessioni personali sul punto B sono le seguenti.

Leggo, rifletto e sinceramente non capisco.

Ci sarebbe una logica, molto più semplice delle colate di veleno scritte di continuo – e magari dagli stessi utenti però ogni volta con nomi virtuali diversi -. La logica, dal mio personalissimo punto di vista, impone (o vedrebbe imposto) prima di tutto il rispetto dei ruoli e delle competenze. Da che mondo è mondo un allenatore fa l’allenatore e il genitore fa il genitore. Io, che di anni ne ho 33 e non sono mai stato un fenomeno al gioco del pallone, ho però vissuto i miei anni di bimbo in una scuola calcio della città, anche abbastanza famosa all’epoca. Da quel che ricordo, mai un genitore è intervenuto su argomenti come la gestione degli allenamenti, il ruolo del responsabile dell’attività e soprattutto la sfera privata di questa persona (permettersi di giudicare cosa una professionista faccia nella propria vita privata è una grandissima mancanza di rispetto, non per tutti evidentemente).

Da quello che ho imparato, vivendo e poi vedendo il mondo del calcio e dei settori giovanili dall’esterno, è diritto incontestabile allo stesso modo di un genitore, se scontento di qualche situazione, manifestare l’eventuale disagio: e qui, sempre logica imporrebbe, non tanto all’allenatore ma al responsabile dell’attività stessa, che non allena ma appunto è incaricato della gestione di un intero settore.

Non è, sempre attraverso un personalissimo parere, logico e soprattutto costruttivo fomentare ed alimentare questo clima di astio attraverso le pagine virtuali, di un sito di informazione o di un social network che sia, così come non lo è buttare su carta eventuali argomentazioni passando per le pagine di un quotidiano locale. Non lo è soprattutto se il confronto con persone che sanno ascoltare – quelle che lavorano giorno e notte nell’attuale Spal 2013 – potrebbe forse portare a risultati concreti e pratici che questi stessi genitori auspicano.

Non è logico, concentrando il pensiero sul punto focale che tutti forse dimenticano, specialmente se il tema del contendere riguarda i figli, i ragazzi, i giovani che, senza troppi giri di parole e concetti sofisticati, giocano a calcio, divertendosi, nella squadra della loro città. Un papà ed una mamma guardano al proprio piccolo con amore ed affetto indiscutibile, perchè è normale e naturale che sia così: quando questo amore si trasporta nel mondo del calcio, un papà ed una mamma sono portati a vedere un futuro “roseo” a livello professionistico per il loro piccolo. Ecco, è in questa fase che forse si dovrebbe rallentare, ragionare, pazientare, dare tempo al tempo: da che mondo è mondo, e da che calcio è calcio, i “baby fenomeni” – così sono stati ribattezzati in tempi recenti – sono stati quelli che poi hanno incontrato le più grandfi difficoltà e delusioni nel loro tentativo di fare carriera nel mondo del calcio, rimbalzati da un mondo che li ha etichettati troppo presto.

Quanto pensate che sia salutare e formativo per questi giovani assistere ad un clima così esasperato ed esasperante? Quale l’esempio che potrebbero trarre dalla situazione di astio che si sta creando? Perchè, come ha scritto qualche mio ben più famoso collega in passato, continuare a vivacchiare nel classico modo di fare tutto ferrarese del “mi lamento ma non agisco”?

Non è mio interesse scatenare la rivolta delle parti in causa anche se spero che la discussione che nascerà dopo questio blog porti a scambi d’opinione ed una riflessione generale.

Poi, se qualcuno avesse pure il piacere di confrontarsi su queste tematiche personalmente, mi trova ogni domenica nel mio posto “in piccionaia”, in tribuna stampa al “Paolo Mazza”: c’è anche il mio nome e cognome sul banco – così come in questo blog -, se per caso non fossi riconoscibile per via di “sciarpela e beretela”.

Lascio ora la parola a voi, per un confronto – spero e vorrei – salutare.

Federico

Ps: ciao “Barto”, vero e grande tifoso della Spal di ieri e di oggi.

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