Non si è ancora conclusa la pagina giudiziaria che vede coinvolto Sergio Bandoli. L’uomo, ravennate di 51 anni, è stato querelato da Patrizia Moretti per aver definito il figlio Federico Aldrovandi “cucciolo di maiale”.
L’offesa apparve sulla pagina facebook del sito Prima Difesa Due (associazione che offriva assistenza legale ai poliziotti responsabili dell’omicidio colposo del ragazzo) il 24 giugno 2012. E non era isolata. Tanto che per altre frasi ritenute offensive dalla famiglia del ragazzo sono già a processo Paolo Forlani, uno dei quattro agenti condannati, e Simona Cenni, presidente dell’omonima associazione, per diffamazione aggravata.
In sede di udienza preliminare la posizione di Bandoli venne stralciata e successivamente archiviata. Per lui l’accusa era quella di aver scritto, testualmente, “la madre se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un ‘cucciolo di maiale’ ma un uomo”. L’uomo si difese sostenendo di esser stato vittima di un attacco di un hacker, come dimostrerebbe una consulenza fatta fare sul suo computer da un ingegnere informatico.
L’hacker sarebbe entrato nel suo pc e avrebbe scritto col suo account il post incriminato. Il perito ha confermato la circostanza davanti ai carabinieri, confermando la possibilità che un virus fosse entrato nell’account facebook sfruttando le credenziali di Bandoli. Per accertarlo venne disposta nel febbraio scorso una perizia della polizia postale che, tramite la procura, fece richiesta di rogatoria internazionale per chiedere alla società Facebook Inc. a Palo Alto in California, i dati relativi all’Ip dell’account di Bandoli. La risposta però fu negativa: l’ip non era rintracciabile. Su quei presupposti la procura chiese l’archiviazione.
Quel provvedimento venne impugnato dal legale degli Aldrovandi e ieri, davanti al gip Silvia Marini, si è tenuta la relativa udienza di opposizione, nella quale l’avvocato Alessandra Pisa ha prodotto un post, comparso il 25 giugno 2012 alle 19.53 sul blog della Moretti. Il giorno prima, quando i giornali diedero la notizia delle offese via web, la donna annunciò querela. In quel post un utente, a firma Sergio Bandoli, presenta così le proprie scuse: “Vicinanza alla madre. Ho sbagliato, chiedo perdono”. “Ci sembra qualcosa di più di una coincidenza”, commenta l’avvocato Pisa dello studio Anselmo.
Il gip si è riservato la decisione, che arriverà nei prossimi giorni.
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