Economia e Lavoro
12 Ottobre 2013
Gli insegnanti di sostegno ‘concessi’ in deroga alle scuole di Ferrara e provincia sono 43 su 104 richiesti

“La scuola non abbandoni gli alunni disabili”

di Redazione | 3 min

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ataContinua la diatriba sull’integrazione degli alunni con disabilità grave e la sempre maggiore riduzione dei relativi posti di sostegno in deroga per l’anno scolastico 2013/2014. A discuterne sono Annalisa Fabbri di Flc-Cgil, Anna Rita Melloni di Gilda-Unams, Alessandra Zangheratti della Cisl Scuola, Paolo Accardo di Uil Scuola e Maria Gaiani di Snals Confsal, riuniti venerdì pomeriggio presso la sede Snals.

L’Usb scuola ferrarese aveva già denunciato il non rispetto della legge (in particolare l’art. 3 comma 3 della legge 104/92) che assicura ai minori con grave disabilità un percorso d’integrazione individualizzato, che si concretizza nell’assegnazione di un docente di sostegno specializzato per ogni alunno, il cosiddetto rapporto 1:1. Analizzando più nel dettaglio la situazione, il reale rapporto in deroga dovrebbe essere 1:1, tendenzialmente è 1:2, la media regionale è 1:2,12, la media ferrarese 1:2,21. Un gap preoccupante a detta di tutti i presenti. Spiegato in termini più semplicistici, invece di esserci un docente per ogni alunno, c’è un docente ogni 2,21 alunni che equivale alla “mancanza di 20 posti per allinearci con la media regionale e 60 posti per allinearci alle richieste effettuate”. Infatti gli insegnanti di sostegno ‘concessi’ in deroga alle scuole di Ferrara e provincia sono solo 43 sui 104 richiesti. “Ferrara evidentemente non è stata riconosciuta come provincia che ha presentato certificazioni adeguate – ipotizzano i sindacati – e quindi sono stati riconosciuti necessari un limite massimo di 43 posti, quando l’effettivo bisogno è molto più alto”.

I presenti concordano nell’affermare quanto sia una situazione paradossale perché “il Ministero da un lato si preoccupa dei bisogni degli alluni, ma dall’altro si assiste alla situazione reale in cui non vengono seguiti da un insegnante di sostegno”. E criticano la tendenza a delegare certe responsabilità al consiglio di classe e ai docenti, che hanno già classi numerose. Questo crea “una situazione di disagio per tutti”: per gli studenti, per le famiglie e per i docenti. Per gli alunni perché a causa della loro disabilità motoria, psichica, o nella maggior parte dei casi psicofisica, devono essere assistiti e accompagnati nel percorso scolastico. Questi alunni sono certificati in condizioni di gravità di disabilità e queste certificazioni non sono lasciate da un medico di famiglia ma da un’apposita commissione tecnica. L’appello lanciato dai sindacati è che “la scuola non può abbandonarli” e ci vuole “tutela nei confronti dei più deboli”.

Un ulteriore problema è che i posti sono assegnati per supplenza annuale, non dal personale docente di ruolo, e quindi non sono seguiti dallo stesso docente per tutti gli anni. Inoltre la riduzione dei posti di sostegno “mette le famiglie in una condizione di disagio e li costringe a tenere a casa i bambini al pomeriggio perché non c’è copertura”. Questa mancanza di copertura, a causa dell’assegnazione insufficiente di docenti di sostegno, ha costretto gli organizzatori a dare delle priorità e hanno scelto di coprire la fascia più bassa di età, ovvero scuola dell’infanzia e scuola primaria, perché sono maggiori sia le ore che i bisogni. Questo determina che nella scuola superiore ci sia un docente di sostegno ogni 3 alunni che equivale a 6 ore di sostegno alla settimana per alunno, definita “una cifra irrisoria”.

La problematica dei ragazzi disabili si unisce a quella dei ragazzi stranieri di nuova immigrazione perché hanno anche loro dei bisogni specifici, come l’alfabetizzazione. Non frequentando ‘corsi speciali’ di lingua vengono inseriti nelle classi ordinarie che frequenterebbero nel loro paese d’origine. “Questo è giusto perché favorisce l’integrazione – spiegano i segretari provinciali – ma nelle scuole con densità migratoria molto alta le problematiche sono doppie senza pensare al numero già elevato di studenti per classe”, ad esempio una media di 27 alunni per classe alle superiori.

La richiesta è, dunque, che “venga rispettata anche in questa provincia la legge 104″ e, di conseguenza, che “vengano assegnati tutti i posti che le scuole hanno richiesto”. Intanto offrono tutela legale alle famiglie per reclamare il diritto allo studio dei figli.

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