Cronaca
9 Agosto 2013
Il presidente dell’associazione Fabrizio Casetti spiega onori e oneri delle imprese insediate

Grisù, “siamo i tuareg di Ferrara”

di Marco Zavagli | 5 min

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L'associazione Grisù

L’associazione Grisù

Chi entra oggi all’interno dell’ex caserma dei vigili del fuoco di via Poledrelli trova qualche operaio intento a lavori di manutenzione, una betoniera, un paio di insegne di aziende creative insediate. Siamo ancora lontani dalla “factory della creatività” annunciata ormai da quasi un anno attraverso comunicati e presentazioni. E siamo ancora lontani anche dal concetto di “lavori in corso”, perché mancano ancora le pratiche edilizie da inoltrare agli uffici competenti del Comune di Ferrara. A rispondere alle domande che ne seguono è Fabrizio Casetti, presidente dell’associazione Grisù, che ha ricevuto in comodato d’uso gratuito precario lo stabile.

“Ogni singola attività, tra quelle che l’associazione Grisù ha selezionato, deve provvedere in proprio a richiedere Dia o Scia. I lavori iniziati ad oggi sono di sgombero, pulizia e intonacatura e, a quanto ne so, non richiedono questi passi burocratici.”

Ma ad oggi, mancando dichiarazioni di inizio attività, mancano anche tutti gli atti formali che possono portare lo spazio a ottenere una agibilità, indispensabile per avviare attività commerciali. Inoltre si sono tenuti eventi, come lo scorso 21 marzo, con la presenza di cinquecento persone all’interno del cortile.

“Per gli eventi all’aperto avevamo l’ok della Provincia. In quell’occasione, della festa del 21 marzo, abbiamo consegnato alle imprese le chiavi dei loro spazi. Le imprese che hanno dei lavori in corso chiederanno presto i permessi e, in ogni caso, manderò una mail a tutti per ricordare ogni provvedimento da compiere. Sono adempimenti che competono a loro, non all’associazione. E comunque lo stabile non è aperto al pubblico.”

In realtà l’entrata è spalancata e non ci sono cartelli di divieto di accesso. Ma, in ogni caso, Grisù non ha il compito di controllare?

“Noi siamo come un amministratore di condominio. Non possiamo sapere cosa fa ogni azienda all’interno del proprio spazio.”

Più che a quello amministratore di condominio, il concetto di factory si avvicina a quello di incubatore di imprese. Succede però che, non avendo l’associazione Grisù ancora avviato pratiche per l’inizio dei lavori, chi si insedia e vuole partire il prima possibile si trova costretto a dover aspettare.

“La nostra è una associazione non profit e raccogliamo soldi con le quote associative e con il crowdfunding, già lanciato per ristrutturare il cortile interno. I soldi raccolti vengono reinvestiti nell’attività dell’associazione. In questo caso nel rendere utilizzabili le parti comuni, come scale, corridoi e giardino.”

Ma finché non avviene questo, la messa a norma quantomeno delle parti comuni, le imprese assegnatarie al primo piano, ad esempio, non potranno entrare ed esercitare perché le scale non sono a norma.

“In quel caso cercheremo di utilizzare l’ingresso posteriore che dà su via Ortigara, di più agile riattivazione. C’è anche un’ala, quella che si affaccia sui giardini della mutua, che necessita pesanti interventi di rifacimento del tetto. È un’ala ancora senza spazi assegnati.”

I lavori di ristrutturazione su chi ricadranno?

“Saranno a carico di chi prenderà quegli spazi. In ogni caso l’assegnatario può rinunciare. Questo è fare impresa, ognuno è responsabile per la propria parte.”

Ma quindi qual è il vantaggio per chi si insedia se deve far fronte a ingenti investimenti di ristrutturazione e messa a norma e corre il rischio di non poter iniziare la propria attività nell’immediato perché l’immobile è ancora inagibile?

“Il vantaggio per chi si insedia, oltre all’affitto da non pagare per cinque anni, è che entra a far parte di una rete e può ragionare in un’ottica di sistema e di contenimento delle spese. Anche per quanto riguarda le ristrutturazioni, si possono concordare i lavori per risparmiare denaro. Il nostro progetto sta facendo fare un figurone a Ferrara a livello nazionale, c’è un grande fermento attorno a realtà come Spazio Grisù. Ma penso anche a Wunferkammer o al mercato coperto. Qualcuno ha detto che a Ferrara, in mancanza di risorse, siamo come i tuareg del deserto, che attraversano il Sahara con un bicchiere d’acqua.”

Ma Grisù quindi ancora non esiste a livello produttivo. Non c’è nemmeno un cantiere dichiarato.

“Ci stiamo lavorando. Quando inizieremo i lavori veri ci saranno le Dia. Non abbiamo fretta di partire con i lavori più grossi perché prima dobbiamo avere un’idea di cosa serve. Ragioniamo nell’ottica della del Lighter/Quicker/Cheaper. In ogni caso vorremmo esser pronti con tutto per il 5 ottobre.”

Per ottobre i tempi iniziano a essere molto stretti, visto che servono 30 giorni solo per la Dia. Tornando alle aziende creative di Grisù, invece, ogni imprenditore deve poi convivere con il comodato gratuito sì, ma precario.

“È anche giusto che sia precario. Io vedo il precariato come uno status a cui tutti ci dobbiamo abituare.”

Uno status che ad altri potrebbe sembrare una condanna, nel caso di vedersi svanire investimenti di decine di migliaia di euro. È appunto il caso, seppur remoto, di vendita della caserma. Se arriva qualcuno e si compra l’immobile?

“Io lo chiamo rischio di impresa.”

Anche lo Spazio Grisù ha un suo rischio di impresa?

“Noi facciamo tutto questo nell’ambito del volontariato. Nessuno di noi ci guadagna un euro. Siamo una non profit che aiuta il profit. E comunque nel caso di specie, con il mercato immobiliare che abbiamo a Ferrara è molto difficile che qualcuno sborsi dieci milioni di euro per comprare un immobile dismesso e da restaurare.”

In realtà ne basterebbero 6, con il vantaggio che i 5 necessari per la ristrutturazione sarebbero già stati spesi dalle imprese che dovrebbero andarsene.

“Se qualcuno fa un investimento del genere  a Ferrara non possiamo che essere contenti.”

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