Politica
16 Luglio 2013
Bagno di folla per il sindaco di Firenze alla festa provinciale Pd al Barco

Renzi e il Pd che sogna

di Redazione | 3 min

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di Marcello Celeghini

Strette di mano, baci, parole di incoraggiamento e tante foto ricordo. Insomma un vero bagno di folla da quattromila persone è quello che ha contraddistinto la serata ferrarese del sindaco di Firenze Matteo Renzi, invitato nella giornata conclusiva della festa democratica provinciale. Verso le 21.15, infatti, il ‘sindaco rottamatore’ è arrivato al Barco. Ad aspettarlo all’entrata della festa e a fare gli onori di casa c’erano il segretario provinciale del Pd Paolo Calvano e il renziano doc Luigi Marattin che lo hanno accompagnato fin sul palco dove ad attendere le sue parole c’era una folla di più di mille persone. In primissima fila i ‘nuovi’ sostenitori: il ministro Dario Franceschini e l’on. Alessandro Bratti.

Una volta sul palco, il sindaco di Firenze ha tracciato le coordinate del suo pensiero. È un Renzi che parla più in veste di futuro premier che nei panni di prossimo, probabile, segretario del Pd. È anche un Renzi che parte prima di tutto dalla sua esperienza di primo cittadino per dare ricette politiche al governo nazionale scrollandosi di dosso la definizione, ormai stretta, di ‘rottamatore’.

“In molti si chiedono perché nei giorni scorsi io sia andato dalla Merkel.- afferma Renzi .- Sono andato in Germania su consiglio del presidente Letta che mi ha suggerito di aprirmi alle relazioni internazionali. Quello che conta è dire che è sbagliato imputare alla Merkel, come ormai da qualche anno fa la politica e l’opinione pubblica, i nostri sacrifici economici, perché l’interesse ad avere i conti dello stato apposto è tutto nostro, ce lo chiede il futuro, i nostri figli. Il centrodestra, ma non solo il centrodestra, purtroppo oggi considera l’Europa come il nostro problema”.

Inevitabile il passaggio sulle affermazioni di Calderoli sul ministro Kyenge. “Quello che ha detto Calderoli va al di là del bene e del male, si dovrebbe vergognare e avrebbe il dovere di dimettersi e di andare a casa recuperando, non certo la sua dignità, ma almeno quella delle istituzioni di cui fa parte”. La critica del sindaco di Firenze non risparmia nemmeno il MS5. “Beppe Grillo anni fa aveva iniziato con la manifestazione del ‘Vaffa Day, ora la politica del ‘vaffa’ è fallita miseramente e il Movimento 5 Stelle è sì in Parlamento, ma ormai sono cinque stelle cadenti, perché trincerandosi nelle loro posizioni, hanno fatto perdere il treno del cambiamento che loro stessi cercavano, e questo fatto è sotto gli occhi di tutti, anche di chi li ha votati”.

Renzi poi passa alla fase costruttiva. “È necessario sboccare la burocrazia che stritola chi vuole fare impresa perché c’è una parte del paese, mi riferisco al Nord est e all’Emilia, che ha fortunatamente un’economia ancora in grado di competere con quella tedesca, pur con il 30% di costi in più per l’energia. L’Italia ha bisogno di una grandiosa opera di comunicazione per ritornare a  credere nel futuro e per non sentirci più – citando Bernardo di Chartres- ‘nani sulle spalle di giganti’. Il Pd- continua Renzi- deve essere un partito curioso dell’avversario e aperto; le nostre paure ci hanno già fatto perdere troppe elezioni. Alle ultime, poi, abbiamo sbagliato un gol a porta vuota perché non siamo stati in grado di capire la nostra gente giustificandoci in seguito con il fatto che era la nostra gente a non capire noi. Le prossime elezioni il Pd occorre che le vinca, non che le pareggi”.

“Sogno un Pd – chiude, prima di concedersi al ‘giro’ delle cucine – che abbia le sue idee a prescindere da Berlusconi. Per fare questo bisogna abbandonare gli schemi del passato. Il sostegno al governo Letta ci sarà finché sarà in grado di ‘fare’ riforme utili per il bene del Paese”. Nella città delle biciclette, Renzi ha usato la metafora più consona: “il governo è come una bicicletta, se pedala va, altrimenti no. Io faccio il tifo perché pedali”.

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