Attualità
8 Luglio 2013

Quel fantastico mercoledì

di Piero Stefani | 2 min

Premetto di aver ben scarsa esperienza di quel che avviene il mercoledì sera/notte in piazza. Sono solo passato qualche volta tra assembramenti giovanili tornando da Bologna con l’ultimo treno tra la mezzanotte e la mezza; ora tarda per il sottoscritto ma precoce per i frequentatori di quel luogo. Le considerazioni che seguono vanno assunte perciò con beneficio di inventario.

Giudico l’intervento di mons. Negri  sbagliato nei toni da fustigatore di costumi (fatto che, tra l’altro, getta un’implicita accusa di cedevole mollezza ai suoi predecessori nell’episcopato) e controproducente nella rivendicazioni di attuare recinzioni padronali (si avrebbe voglia di citare J.J. Rousseau).

Ritengo che ci sia un problema effettivo di «buona educazione», espressione da intendersi nel senso alto e nobile del termine. In questa luce ho apprezzato l’intervento del Sindaco.

Avanzo due  proposte:

1.Organizzare un dibattito pubblico in cui i rappresentanti dell’amministrazione, della curia, degli studenti, degli esercenti, forse di docenti e di altri soggetti educanti si confrontino, su un piano di parità, per vedere se ci sono gli estremi per favorire processi di “gaudente e creativa autoregolamentazione” giovanile.

2. Organizzare di comune accordo gli “incontri del mercoledì sera”. Vale a dire, creare nella piazza uno spazio di dialogo tra giovani e  personalità cittadine dei più vari campi (amministrazione, religioni, cultura, spettacolo, arte, sport, commercio, medicina, scienza ecc. ) che sappiano, in un tono leggero consono alle circostanze,  presentare prospettive attraenti e aprire attorno a esse un dialogo con i giovani. Sarebbe solo un piccolo angolo della piazza limitato nel tempo e nello spazio. Forse andrà deserto; di sicuro andrebbe gestito facendo intervenire persone capaci di sintonizzarsi con le forme  proprie della comunicazione giovanile. Ma non è detto a priori che l’esperienza fallisca. Anzi, potrebbe anche crescere fino a ospitare alcune di quelle figure extracittadine a cui studenti e affini guardano con maggiore simpatia e interesse. Come si sarebbe detto un tempo, il mercoledì sera potrebbe allora diventare un «esperienza pilota» anche per altre città.

Forse anche le mie sono  proposte velleitarie; esse comunque sono  nelle condizioni di rivendicare almeno uno stile diverso di quello risentito e minaccioso dell’Arcivescovo.

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