Cronaca
25 Maggio 2013
Era ospite della struttura il Pellicano, poi la tentata estorsione e l’uccisione del cane

Da teste in omicidio Meredith all’arsenale sul tetto, condannato ex pentito di camorra

di Marco Zavagli | 3 min

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Vigilia di Natale finita a pugni tra due fratelli

Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

admin-ajax.php_8Minacciò chi voleva dargli una seconda possibilità per rimediare agli errori del passato, arrivando a uccidere il loro cane, a nascondere in casa loro delle armi e chiedere denaro.

Si tratta del procedimento che vede imputato il pentito di camorra Luciano Aviello, napoletano di 43 anni, già coinvolto a livello di testimone nel processo di Perugia per l’omicidio Meredith (vai all’articolo) che ai giudici di Perugia disse in un primo momento che l’assassino della studentessa inglese sarebbe stato suo fratello durante un tentato furto (dichiarazione che ritrattò e per la quale venne accusato di calunnia).

Aviello è a processo a Ferrara con le imputazioni di furto aggravato, tentata estorsione e uccisione di animali aggravate dalla crudeltà. Ad accusarlo sono Massimo Friani, bolognese di 55 anni, presidente della casa di accoglienza Il Pellicano che all’epoca dei fatti oggetto di dibattimento aveva sede a Migliarino, e la sua compagna Maria Rosa Roncadi, parti civili assistite dall’avvocato Gian Paolo Babini del foro di Ravenna.

Nel 2007 Aviello, decaduto dal beneficio di collaboratore di giustizia, venne ospitato nella comunità. Qui non avrebbe reso per niente facile la vita ai suoi anfitrioni. A un certo punto avanzò richieste di denaro arrivando anche a minacciare i suoi padroni di casa. Come? Facendo sparire il cagnolino di Friani e della compagna. La coppia lo ritroverà dentro un sacco nascosto in soffitta, strangolato.

A quell’epoca i due temendo altre ritorsioni, fuggirono addirittura in un’altra regione. Tutto iniziò l’11 marzo di sei anni fa. Aviello era ospite del Pellicano da circa due mesi e Friani e Roncadi si erano concessi una gita a Roma. Dalla quale furono costretti a rientrare precipitosamente, perché vennero chiamati dai carabinieri: nella struttura di recupero per tossicodipendenti, sotto il tetto dell’abitazione interna all’associazione, era stata trovata una cassetta in ferro di tipo militare, al cui interno c’erano tre bombe a mano perfettamente funzionanti, munizioni da guerra, cartucce, alcune baionette, caricatori di vario calibro e altro ancora. A causa di quel piccolo arsenale si temeva un contagio da uranio impoverito.

Si scoprì in seguito che era stato Aiello a portare con sé e nascondere l’armamentario. Ma al momento del loro ritorno lui era scomparso. Si rifece vivo con sms e lettere di minaccia. Voleva dei soldi in cambio della loro sicurezza. Per provare la serietà delle sue intenzioni gli dirà dove aveva nascosto Titti, la cagnolina scomparsa: “se non mi date 2500 euro subito farete la stessa fine”.

Al termine dell’ultima udienza, tenuta ieri, il pm Stefania Borro ha chiesto 6 anni e 9 mesi di reclusione, oltre a 1700 euro di multa. La difesa, rappresentata d’ufficio dall’avvocato Francesco Andriulli, il minimo della pena. Il giudice Diego Matellini lo ha condannato a 4 anno e 2 mesi e 1400 euro.

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