Eventi e cultura
2 Maggio 2013
In occasione del 1° Maggio serie di visite guidate nella sua ala restaurata

Un giorno nell’Archivio di Stato

di Redazione | 3 min

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archiviodi Anja Rossi

Nell’attesa di riportare tutto palazzo Borghi agibile con nuovi finanziamenti per sistemare la sede storica, in occasione del 1° Maggio l’Archivio di Stato di Ferrara ha proposto una serie di visite guidate nella sua ala restaurata, ovvero l’ala Coramari, che prima del sisma era sede della biblioteca e degli uffici ed ora, dal 28 marzo scorso, è invece aperta al pubblico per la consultazione dei fondi archivistici.

La prima parte della visita è incentrata sulle nuove recenti scoperte che si sono avute durante i lavori dopo il sisma del maggio scorso. È dunque possibile vedere sia i soffitti a cassettoni presenti nelle stanze dell’ala Coramari, che prima erano coperti da cartongesso, sia la mostra di documenti provenienti dal fondo archivistico notarile antico di Ferrara “Per restaurare in più luochi alcuni difeti causati dal taramoto”, sulle conseguenze del terremoto del 1570 e realizzata a cura di Laura Graziani Secchieri. “Tramite l’esposizione di alcuni documenti del tempo, l’Archivio diventa un luogo ancora più fruibile, attraverso atti all’apparenza aridi che invece nascondono personalità e caratteristiche interessanti” spiega la stessa Secchieri. Infine, vengono raccontate le vicissitudini storiche che portarono al riutilizzo del materiale edile che componeva l’edificio per il gioco della pallacorda, per costruire l’ala in cui ora si trova l’Archivio. “Quando durante i lavori per sistemare i danni causati dal sisma  è stato ritrovato dell’intonaco nero per me è stata una conferma del fatto che il salone della Racchetta esistesse veramente e fosse qui” spiega emozionata Laura Graziani Secchieri, che inoltre anticipa che fra luglio e agosto verranno restaurati i mobili del Luogo Pio degli Esposti, presenti al palazzo Borghi.

La seconda parte della visita riguarda invece in maniera diretta il materiale archivistico, attraverso la possibilità per il visitatore di vedere da vicino alcuni documenti provenienti dai principali fondi conservati nell’istituto. “Se prima l’Archivio aveva solo una funzione amministrativa ed era collegato a quello di Bologna – spiega l’archivista Roberta Folchi – dal 1955 nasce l’esigenza di riunire tutti i fondi appartenenti allo Stato, oltre a quelli di enti pubblici non territoriali e a quelli provenienti da famiglie e privati, diventando così un luogo della memoria e della cultura. I documenti infatti perdono la loro connotazione solo amministrativa per diventare anche una fonte storica e genealogica, di ricerca sotto molteplici aspetti. Sotto quest’ultimo aspetto, ora vorremmo incamerare anche l’archivio storico del carcere di Ferrara, per il suo forte valore documentaristico soprattutto per il periodo fascista”.

Successivamente, l’archivista Davide Guarnieri ha esposto ai presenti alcuni esempi di documenti provenienti dall’archivio della prefettura e della questura, che diventano spesso strumenti di ricerca assai utili per ricostruire avvenimenti storici importanti, quali quelli riguardanti la schedatura di alcuni anarchici, di dissidenti politici e anche di ebrei durante il fascismo, come il fascicolo su Carlo Schöneit e sulla deportazione della sua famiglia. L’archivista invita infine i presenti a proporre in futuro proposte di ricerca, ponendo però una critica sulla “follia della ricerca storica in Italia”, “totalmente condizionata da lunghi passaggi burocratici e dal controllo del ministero degli Interni”.

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