L'inverno del nostro scontento
23 Aprile 2013

Franceschini, Napolitano e la politica della verità

di Girolamo De Michele | 6 min

Gentile on. Dario Franceschini

non sono un suo elettore, ma sono un cittadino della città che lei rappresenta in Parlamento, e dunque è al deputato che dovrebbe rappresentarmi che scrivo.

Lei è stato contestato, sabato sera, a Roma. A quella contestazione ha risposto con due affermazioni che cito, e sulle quali voglio dire la mia: «La mia colpa è avere votato Napolitano e non Rodotà»; «Abbiamo eletto Napolitano con i voti di Berlusconi, esattamente come fu per Ciampi».

Io credo che aver votato Napolitano, e non Rodotà, sia davvero una colpa: soprattutto per il modo in cui siete arrivati a chiedere al presidente in scadenza di accettare il re-incarico.

In primo luogo: non ho trovato alcuna spiegazione del perché un uomo di scienza e di alta cultura, che in questi anni ha lavorato in gangli vitali di una società in turbolenta e incontrollabile trasformazione quali la tutela della privacy, la libertà di espressione in rete, la giurisdizione sui beni comuni, la creazione dal basso del diritto, non potesse essere votato da chi si dichiara “di sinistra”.

L’unica giustificazione che ho trovato è del suo collega Fassino: non potevate votare Rodotà perché era stato candidato dal M5S.  Una voce dal sen fuggita, che dice quello che moltissimi di voi hanno pensato senza avere il coraggio di dirlo: e questo ha a che fare col dire la verità in politica, su cui ritornerò.

Ebbene: innanzitutto Rodotà non è stato candidato solo, né in primis, dal M5S. Chi dice ciò dice il falso, non importa se intenzionalmente o per disinformazione. La candidatura dal basso di Rodotà era avanzata da mesi da una pluralità di realtà di base: il M5S l’ha fatta propria, come potevano farla propria altre forze politiche. In secondo luogo, chi dice ciò dimostra una profonda ignoranza della storia delle elezioni presidenziali. Sandro Pertini fu ufficialmente candidato (strumentalmente quanto si vuole, ma così fu) dalla Democrazia Cristiana: dovevano i socialisti non votarlo? Gronchi fu votato dalla Democrazia Cristiana perché la sua candidatura non ufficiale stava raccogliendo i voti, oltre che dei franchi tiratori democristiani, delle sinistre; Saragat fu eletto perché la DC accettò di far convergere i propri voti sul candidato dello schieramento avverso, dopo che i franchi tiratori avevano impallinato il candidato ufficiale. Dove sarebbe stato lo scandalo nel votare un candidato senza appartenenze politiche solo perché lo hanno proposto “quegli altri lì”?

Ma soprattutto: che logica è, quella di rifiutare un nome prestigioso e indipendente perché è proposto da un partito avverso (come peraltro accadde per Ciampi)? Non è forse la stessa logica degli ultras che contestano l’acquisto del tal giocatore non perché ritenuto inadeguato, ma solo perché proveniente da una squadra considerata “ostile”?  È questa la logica che vi guida? Quella del mondo diviso in amici e nemici, quella degli ultras? Se così è, perché si lamenta di una (pretesa) contestazione in stile-ultras?

Quanto al precedente del 1999, forse Lei non ricorda che in questi 15 anni qualcosa è successo. Voi avete fatto una campagna elettorale dicendo che non c’era alcuna possibilità di accordo con quelli che avevano votato per Ruby nipote di Mubarak, con quelli che per rovesciare la maggioranza del 2006 avevano comprato dei deputati, cioè col centrodestra che ha impedito ogni accordo per fare le riforme durante il governo Monti. Lo ha ribadito, subito dopo le elezioni, il vostro segretario Bersani a “Che tempo che fa” il 3 marzo; il video è sul sito della RAI, su YouTube, sul sito elettorale di Bersani: lo può riguardare, come ho fatto io prima di cominciare a scrivere questa lettera. Accordandovi per eleggere il presidente voi avete rinnegato una promessa fatta a chi vi ha votato! E quando il presidente Napolitano, come ultimo atto del suo primo settennato e al tempo stesso come condizione per l’avvio di un secondo settennato, ha chiesto un accordo per un governo di unità nazionale, ha chiesto a voi (non solo a voi) di rimangiarvi una promessa fatta all’elettorato, vi ha chiesto di fare il contrario di quello che i vostri elettori si aspettavano da voi: non so se per un giurista questo si possa configurare come tradimento della Costituzione, di sicuro è un atto moralmente indegno – o forse degno del Napolitano che approvò l’impiccagione di Imre Nagy. Lei, onorevole Franceschini, nella campagna elettorale del 2001 a Ferrara citò Bonhoeffer, come Nagy impiccato in nome di un’idea di politica improntata ai valori etici e al dire sempre, costi quel che costi, la verità: cosa direbbe Bonhoeffer di una politica che ha come fondamento una menzogna?

Quando Mario Monti diventò, anche con i vostri voti, presidente del consiglio, si fece gran vanto dell’inaugurazione di una nuova epoca della politica: quella della verità. Un’illustre editorialista, su un quotidiano a voi favorevole, arrivò a parlare di “parrhesia”, cioè del coraggio di dire tutta la verità senza nulla nascondere, come fece Socrate. Stendiamo una pietosa trapunta su quanta verità sia stata detta, e quanto sia stato nascosto, nell’ultimo anno e mezzo: ma voi, nel vostro foro interiore se non davanti agli elettori, cos’avete da dire di questa promessa di verità tradita con la stessa facilità, e con sempre buone scuse a portata di mano, tanto quanto la vostra controparte?

Infine (qui è l’insegnante che Le parla): è una colpa il metodo che vi ha portato a votare Napolitano, ma lo è anche l’averlo votato. Napolitano in 7 anni non ha speso una sola parola in sostegno agli insegnanti che lottavano contro la distruzione della scuola pubblica. Ha fatto uso delle sue prerogative al limite del consentito, avendo più volte da eccepire sulle proposte di legge in prima stesura, ottenendo di fatto (col consenso del governo) una sorta di potere consultivo, che ha più volte portato alla riscrittura delle leggi, o all’approvazione in tempi rapidissimi di emendamenti migliorativi: mai una volta che di questo potere si sia servito per la difesa della scuola pubblica. Ha nominato 10 saggi, tra i quali nessuna donna, e nessuna persona di scuola (sarebbe bastato il presidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione); né c’era la scuola tra gli argomenti sui quali ha chiesto ai saggi una relazione programmatica. Avrà agito, come per la dimenticanza delle donne, in fretta e senza il tempo necessario per ragionarci sopra, come ha affermato: ma quando agisci in fretta senza aver tempo di ragionare è il tuo inconscio che ragiona per te, e rivela le tue verità nascoste.

Noi insegnanti ci siamo sentiti soli, in questi anni. Votando come avete votato, contribuite ad aumentare la nostra solitudine, perché non c’è promessa che possiate farci che potrà far dimenticare che avete eletto la slealtà verso l’elettorato (non solo i vostri elettori: voi rispondete all’elettorato intero) a fondamento della vostra azione politica – se mai ve ne fosse stato un altro.

Noi insegnanti siamo abituati a lottare da soli, stia sicuro; ma ricordi che quel don Lorenzo Milani, sul quale Lei si fa vanto di essersi laureato, scrive in una lettera:  «Ecco dunque l’unica cosa decente che ci resta da fare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per gli altri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira basso. Rinceffargli ogni giorno la sua vuotezza; la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza».

Da sabato pomeriggio il numero di questi inutili, miseri incoerenti a cui rinceffare la loro vuotezza politica è aumentato. Buon per Lei che è in folta compagnia: noi stiamo bene come stiamo.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com