Cronaca
13 Aprile 2013
“La politica forse spende più volentieri in opere visibili che in prevenzione”

Non è il terremoto ad uccidere

di Redazione | 3 min

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“Non è il terremoto ad uccidere ma uccide il crollo dei fabbricati” ammonisce il sottotitolo del Convegno dei  geologi  tenutosi  nella Sala Estense a 20 anni di distanza da un altro convegno in cui vennero dati i primi allarmi sulla sismicità del territorio ferrarese. Prevenzione diventa allora la parola d’ordine dei relatori che -forse complice la presenza e l’intervento in qualche modo distensivo iniziale dell’assessore comunale all’urbanistica Roberta Fusari (“mi auguro che con la mia presenza qui al convegno si chiudano le polemiche”) – nonostante i contrasti palesati ultimamente fra i geologi stessi e l’Amministrazione comunale in merito agli studi di micro zonazione,  non hanno avuto accenti critici nei confronti dell’operato del Comune ma si sono limitate a relazioni tecniche di stampo didattico.

Il richiamo più forte alla prevenzione viene da Vittorio D’Oriano, vicepresidente del Consiglio nazionale dei geologi: “la politica forse spende più volentieri in opere visibili, mentre le opere di prevenzione generalmente non lo sono e allora diventa un aspetto culturale ed etico: facciamo delle cose oggi i cui effetti probabilmente noi non li vedremo mai, ma andranno a vantaggio dei nostri figli e delle generazioni successive. Ricordiamoci –ammonisce ancora D’Oriano- che quando avviene un disastro naturale tutto sparisce, può essere cancellata anche la storia di un popolo, anche per questo bisogna fare prevenzione per fare in modo che ciò non avvenga”.

Più tecniche le relazioni degli altri esperti intervenuti.  Alceste Zecchi, responsabile del Servizio geologico della Protezione civile di Ferrara,  ha in particolare spiegato alcuni degli effetti verificabili sul territorio in seguito ad aventi sismici: amplificazione, addensamento e liquefazione delle sabbie.  Gli ultimi due effetti sono quelli che colpiscono particolarmente il territorio ferrarese: “l’addensamento provoca cedimenti e deformazioni in terreni sabbiosi, un po’ come accade quando mettete sabbia in un secchiello e poi la scuotete –spiega Zecchi- , mentre la liquefazione, evento già noto nel nostro territorio fina dal terremoto del 1570,  è una perdita di consistenza di un terreno sabbioso immerso in acqua che tende così a comportarsi come proprio come un liquido e cercare via di fuga:  questo toglie il sostegno alle fondazioni e provoca danni alle strutture oppure ai sottoservizi”. Ma spiega ancora Zecchi, “la liquefazione non è un evento che si verifica sempre bensì solo a determinate magnitudo, accelerazione e durata della scossa”. Ma la responsabile della protezione civile ha anche illustrato quali sono i fattori che servono per calcolare il rischio sismico secondo la formula R=PxVxE, ovvero rischio è il prodotto di diversi fattori quali la pericolosità, dell’esposizione e della vulnerabilità: “sulla pericolosità non possiamo fare nulla perché è la probabilità che si verifichi un evento sismico di una certa portata in un determinato arco di tempo –ha spiegato Zecchi- mentre abbiamo una vulnerabilità, determinata dalle caratteristiche del territorio e una esposizione, data dalle caratteristiche degli edifici, che sono alte e sulle quali bisogna intervenire”.

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