Attualità
4 Marzo 2013

Intelligenza collettiva e visceralità cibernetica. Una proposta

di Michele Fabbri | 4 min

Ho riletto con attenzione tutti i commenti a “Il gatto del quinto piano” e  a I blog di Estense.com e il “gran rifiuto” di Stefani.

E’ stato un lavoro un po’ lungo, ma n’è valsa la pena. C’e’ molta voglia di ragionare, sviscerare il problema e proporre soluzioni: c’è “intelligenza collettiva”. Pochi off topic (e nessuno volgare). Più di 100 interventi e 3500 letture dei blog: segno evidente che lo spazio aperto da Estense.com  interessa e può funzionare.

Può funzionare perché, anzitutto, emerge che i problemi sollevati da Piero Stefani, Fiorenzo Baratelli e Marzia Marchi (blogger di Estense.com) non nascono da volontà censoria, ma dal timore che “questa pratica [anonimato] non sia privo di conseguenze agli effetti dell’esercizio della democrazia” e che “che la modalità del non ‘metterci la faccia’ non sia priva di conseguenze nel conformare la personalità di chi la pratica…”.  Insomma, la proposta è: limitare l’anonimato per ampliare la democrazia

Io, però, continuo a preferire  (il rischio del) l’anonimato.  E per cogliere  il valore dell’anonimato per la democrazia basti quanto ci ha indicato Federico  (ecco l’intelligenza collettiva!)

Lo preferisco anche perché nella marea della comunicazione libera, poco strutturata, e a volte anonima e “viscerale” della comunità on line si produce anche conoscenza. Conoscenza “di pregio”. Chiacchiere e conversazioni, indicazioni e riferimenti (link a siti, letture), magari frammentari, imprecisi, polemici e livorosi  portano spesso però a dati e a informazioni che nemmeno il miglior “segugio” di redazione riuscirebbe a collezionare in un’ inchiesta (ammesso che i giornali ancora ne facciano).

No ai filtri

Sono contrario a soluzioni affidate a “filtri” del giornale. Sia a quelli “umani”, come nell’ipotesi prospettata da Paolo Giardini (“a posteriori, cancellando a ore fisse ogni intervento off topic), sia quelli via software (come quelli indicati da 16dB e da Samantha Ragazzi: “dal più forte login via Facebook (o G+), al più morbido Disqus.”, “come in uso in molti giornali”).

Sono contrario ai filtri automatici anzitutto per la loro inefficacia, come ha scritto RPG (l’accesso utilizzando il login di FB, di Google+ o Disqus sono bypassabili, esistono servizi di e mail temporanea per la creazione di questi account, servizi che concedono una mail fittizia per circa 15′, tempo necessario per l’attivazione dell’account. Pure l’IP è facilmente bypassabile, basta usare un proxy o appositi programmi di navigazione anonima.). Concludendo con Mauro Alvoni: “non c’è accreditamento che tenga, a meno che non si voglia far commentare solo chi è in possesso di mail certificate.”

E poi sono contrario anche per un altro motivo. Dal punto di vista concettuale sta accadendo una cosa gravissima: il cyberspazio, libero e virtualmente sconfinato, “navigabile” facilmente grazie al WWW prodotto gratuitamente presso la più grande struttura di ricerca pubblica mondiale (il Cern di Ginevra) viene progressivamente  “recintato” da compagnie private come Google, Facebook, Twitter, Linkedin. Non mi interessa, qui, che facciano profitto (non ho nulla contro nuovi “modelli di business”) ma il fatto capitale è che stanno silenziosamente realizzando le “enclosure” digitalei, analogamente con le “recinzioni” del modello della prima rivoluzione industriale inglese.

Senza che ce ne rendiamo conto, l’efficienza e la sicurezza delle nostre “vite virtuali” vengono scambiate da privati con il possesso dei nostri dati, contenuti,conversazioni (e anche questi sono dati preziosi). Certamente il servizio è gratuito ed efficiente, ma..

Alcune proposte

Il problema, comunque, resta, seppur meglio definito e con volontà di collaborazione  da parte di tutti (il gatto, per fortuna, scenderà dalla soffitta e verrà ancora con noi in cucina) .

Proverò a proporre qualche soluzione. Vanno tutte nella direzione di ampliare la comunicazione  per ampliare la democrazia.

Eccole: senza ordine, scollegate, alcune mutuamente escludenti, e certamente non le uniche:

_ Maggior spazio ai blog  attuali, così come sono ora. Si potrebbe allungare, come fanno molti giornali, la lista dei blog visibili in Home page. In questo modo le discussioni resterebbero aperte più a lungo quando ci sono dibattiti interessanti

_ Lasciare in Home page sotto il blog dell’autore un certo numero dei suoi ultimi post.  Favorire il dibattito con l’autore piuttosto che la polemica sul singolo post

_ Maggior libertà (responsabilità) ai blogger attuali. Libertà di caricare il post quando si vuole senza passare per la redazione, libertà di cancellare i comment sgraditi (fermo restando il filtro di responsabilità del giornale sia per i post che per i comment e, magari, la possibilità di chi è stato censurato di comunicarlo ). Il blogger sa che molta “censura” = pochi commenti. Fino a trovarsi da solo, senza lettori (“ma allora: addio blog” conclude Il Commentista Anonimo, e addio, anche, diffusione della testata, secondo  Andrea Vaccari e Bellonzi Achille).

_ ripristinare i “pollici rossi”. Meglio un pollice in giù che un commento sgradevole

_ Ampliare il numero dei blogger. Altre persone che possono portare contenuti interessanti, anche commentatori assidui con identità in chiaro che hanno capacità di comunicazione e competenze interessanti

_ Riunire  più blogger (anche molti) sotto un unico tema (come i blog “multi autore” di Corsera. Questa soluzione mi piace molto: sposta l’accento dal singolo blogger alla complessità del tema, con una specie di micro taglio redazionale). Si possono riunire in maniera ordinata dal punto di vista della comunicazione molti più blogger. Ne guadagnano la quantità, la  qualità e “leggibilità” dei contributi .

… questo è tutto.

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