Andranno nel carcere della Dozza di Bologna per incontrare Donatella Zucchi e tracciarne un profilo psichiatrico. Lo psichiatra Andrea Andreasi di Bologna, incaricato dalla procura di Ferrara, insieme al consulente della difesa (Renato Ariatti, nominato dall’avvocato Eugenio Gallerani) e della parte civile (Michele Pavanati, nominato dall’avvocato Angela Natati), avranno un lungo colloquio con la donna che lo scorso 23 gennaio uccise con un colpo di pistola il marito Vincenzo Brunaldi nel loro appartamento di via Mafalda Favero, a Ferrara.
Nel frattempo procedono gli altri atti disposti dalla procura, che ha disposto il dissequestro della Renault Twingo parcheggiata il giorno dell’omicidio in garage. Al suo interno gli inquirenti avevano trovato le due taniche di benzina che la Zucchi aveva acquistato con l’intenzione di far sparire il cadavere del marito.
Dissequestro anche per l’auto di Francesco Pinca, il compagno della madre indagato per favoreggiamento. Nella sua Renault station wagon i due avevano riposto gli acquisti fatti al Bricoman prima di tornare in via Favero: una brugola, del nastro adesivo, un badile, un cavalletto, un bidone verde con ruote, una mazza da muratore.
Gli inquirenti, che già dovrebbero avere in mano gli esiti del confronto del dna della Zucchi con alcuni reperti prelevati dalla Scientifica sul luogo del delitto, attendono con comprensibile interesse l’esito del colloquio di giovedì in carcere. Dalla perizia psichiatrica dipenderà gran parte del futuro processo per omicidio. Tutto ruota infatti attorno alla circostanza della capacità o meno di intendere e volere di Donatella Zucchi nel momento in cui uccise il marito e nelle ore successive in cui tentò di disfarsi del corpo di Brunaldi.
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