Politica
11 Febbraio 2013
La candidata di Rivoluzione Civile ribadisce a Ferrara la sua battaglia per l'introduzione del reato di tortura

Ilaria Cucchi: “Col mio dolore voglio cambiare le cose”

di Redazione | 4 min

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ilaria cucchidi Daniele Oppo

Introduzione del reato di tortura, abolizione della legge Fini-Giovanardi e della Bossi-Fini, più attenzione al problema carcerario, no al fiscal compact e ritorno al sistema pensionistico precedente alle modifiche del Governo Monti: queste le proposte arrivate da Ilaria Cucchi, Barbara Diolaiti, Elisa Corridoni e Claudio Grassi – candidati per Rivoluzione civile alle prossime elezioni – durante l’iniziativa organizzata dal Comitato elettorale di Ferrara di Rivoluzione Civile intitolato ‘Mi cercarono l’anima a forza di botte: proposte rivoluzionarie contro gli abusi di potere’, tenutosi nel pomeriggio all’Hotel Carlton.

Ilaria Cucchi – che è ovviamente l’ospite d’onore di un incontro (a cui hanno presenziato anche Patrizia e Lino Aldrovandi) incentrato principalmente sul problema delle carceri, della giustizia e sulle cosìddette violenze di Stato – appare in evidente stato di agitazione, sorride imbarazzata quando parla, si interrompe, a volte perde un po’ il filo del discorso, beve un paio di volte un sorso d’acqua, arriva qualche colpo di tosse che è più imbarazzo che raffreddore. Se ne accorge e dice che “nelle altre piazze non mi è capitata una cosa del genere”.  Parla della sua esperienza con il caso di suo fratello Stefano, di come sia servita a farle aprire gli occhi su una parte della realtà italiana che ignorava: “Prima di iniziare la mia battaglia – afferma Ilaria – ignoravo tante cose, come quel che accade nelle carceri italiane che sono dei luoghi terribili e disumani, dove manca la cultura del rispetto dei diritti umani. Ignoravo cos’è la nostra giustizia e ho capito come un cittadino comune si trovi ad avere pochi strumenti e ad essere poco tutelato nei suoi diritti quando si ritrova contro lo Stato”.

Ogni tanto prova a deviare il suo discorso elettorale toccando altri temi, come la scuola, la sanità o l’operaio siciliano morto suicida perché disoccupato, come fanno i grandi intrattenitori politici capaci di dare un’idea su tutto,  ma lei non è una politica di professione e alla fine si lascia andare: “Vi parlo col cuore adesso, sono molto emozionata dallo stare qui, perché mi riporta da dove sono partita e alle sofferenze che ho dovuto affrontare. In qualche modo – spiega – tutto è partito da Ferrara e dal suo grande esempio”. E finalmente riprende decisa a parlare di quel che vorrebbe fare se venisse eletta: lottare per migliorare la situazione nelle carceri, per introdurre il reato di tortura e abolire leggi che ritiene inopportune come la Giovanardi-Fini. D’altronde Ilaria Cucchi è, come dice Elisa Corridoni presentandola, “una candidata fortemente simbolica perché rappresenta donne e uomini che non hanno abbassato la testa”.  A chi le dà dell’arrivista lei spiega che “il motivo per cui ho accettato di stare con Ingroia è stato quello di vedermi come cittadina che porta la sua esperienza per cercare di cambiare le cose. Voglio usare il mio vissuto e il mio dolore per fare in modo che certe cose non accadano più”.

“Bisogna eliminare la legge Bossi-Fini e quella Fini-Giovanardi, che è quella che ha mandato mio fratello in carcere – spiega Cucch i- perché contribuiscono a creare il sovraffollamento delle carceri, un problema che non si può risolvere soltanto costruendo nuove strutture”. Ma la battaglia principale sarà quella per l’introduzione del reato di tortura, una battaglia condivisa con i genitori di Federico Aldrovandi: “Sarà una delle prime che farò se mai verrò eletta, è una battaglia da sostenere se vogliamo definirci un paese civile”.

Claudio Grassi e Barbara Diolaiti condividono tutto: “E’ saltato il patto sociale tra Stato e cittadini – spiega Diolaiti – dobbiamo far capire alle persone che i problemi vissuti da Ilaria e dai genitori di Federico o per i fatti del G8 di Genova riguardano tutti anche se non ci hanno toccato in prima persona. Servono nuove leggi – continua – un’informazione più dettagliata e, soprattutto, serve che chi nello Stato sbaglia venga punito, non salvato o coperto”.

“Noi siamo per introdurre il reato di tortura – spiega invece Grassi – e anche un obbligo di identificativo, tramite un numero sul casco, per i poliziotti durante le manifestazioni; siamo anche per l’amnistia, ma non per i mafiosi bensì per i poveri cristi che devono stare mesi in carcere in attesa di un giudizio per reati che possono essere affrontati in altro modo”. I temi economici vengono solo sfiorati, ma Grassi ribadisce il no di Rivoluzione Civile al fiscal compact e chiede al Pd chiarezza sul lavoro dopo aver votato i provvedimenti del Governo Monti “in continuità con quelli di Berlusconi”.  Diolaiti, infine, spiega che il partito propenderebbe per il ritorno al sistema pensionistico precedente alla riforma operata dal Governo tecnico.

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