Eventi e cultura
24 Novembre 2012
Serata Lions mercoledì scorso al 'Duca d'Este' con al centro il romanzo di Bassani

Intermeeting dedicato al Giardino dei Finzi-Contini

di Redazione | 3 min

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E’ stato dedicato a “Il Giardino dei Finzi-Contini” l’intermeeting di mercoledì sera al “Duca d’Este” voluto da Giorgio Piacentini e da Ilda Nava, presidenti dei Lions Club Ferrara Host e Ferrara Diamanti. Ilda Nava ha ricordato in apertura il Melvin Jones Fellow – massimo riconoscimento lionistico – che fu attribuito dal “Diamanti” a Giorgio Bassani e Giorgio Piacentini ha ricordato che l’Avvocato Giorgio Anselmi, Lions dell’Host, seduto al tavolo della presidenza, fu compagno di Liceo di Giorgio Bassani.

Pubblicato all’inizio del 1962 da Einaudi, il libro vinse in quell’anno il Premio Viareggio. All’uscita dalla cerimonia conclusiva del Premio, Mario Soldati disse: “Si vedrà fra cinquant’anni, quando saremo tutti morti. Sarebbe un bel divertimento sentire i discorsi che faranno su di noi. E li faranno!”. E si sarebbe divertito davvero, e avrebbe provato fors’anche più che solo divertimento Mario Soldati, ascoltando l’Ospite Relatore a raccontare “Il Giardino dei Finzi-Contini” cinquant’anni dopo, evidenziandone in maniera travolgente e partecipata le risultanze classiche. Claudio Cazzola, latinista e grecista, laureato in Lettere all’Università di Firenze, per quarant’anni professore nei Licei, professore a contratto nell’Università di Ferrara ha proposto una lettura filologica ed esegetica del Romanzo, alla ricerca delle fonti classiche d’ispirazione nella formazione di Giorgio Bassani. E ha iniziato dal principio, dalla “Bibbia dei Settanta”, tradotta da settanta sapienti in greco, “la lingua che cercò di tradurre la lingua di Dio”, per la conservazione della Memoria, e nel Libro della Genesi c’è il “Paràdeisos”, il “giardino”: e la Memoria del “giardino”, con la cacciata dal Paràdeisos, diventa “nostalgia”. Da lì i riferimenti continui, precisi, citati a memoria, della formazione classica di Bassani: dalla struttura del “Romanzo di Ferrara”, come una tragedia greca (con un Prologo ed un Epilogo, e l’azione tra questi) al mito di Pigmalione, alla “Ciropedia” di Senofonte. E poi il ritratto di Micòl Finzi-Contini, all’inizio del racconto, nel 1929, appoggiata al muro di cinta del giardino, descritta come in un ritratto di Dosso Dossi, amato da Giorgio Bassani e da Roberto Longhi (che Bassani andava ad ascoltare all’Università di Bologna per passione e per interesse, non per obblighi di corso). Ha attirato l’attenzione dei numerosi presenti Claudio Cazzola sulle parentesi, sul contenuto delle parentesi (“Le parentesi sono il cuore della narrazione bassaniana, perché contengono la metalinguistica”), sulla Memoria (madre delle nove Muse), su Ovidio che Bassani sentì spiegare da Francesco Viviani, su Odìsseo che a Calipso raccontò per cinque anni sempre la stessa storia, ma ogni giorno in modo sempre differente: “Raccontare una città che non esiste, che è più vera di quella vera”: sempre lo stesso racconto, sempre in modi differenti.

Innamoramento, distacco, ricordo: sentimenti che Giorgio Bassani espose all’Accademia “Arcadia” a Roma nel 1960 in una relazione su “Amorum Libri Tres” di Matteo Maria Boiardo, e che si ritrovano ne “Il Giardino dei Finzi-Contini” ricordato dai due Lions Club di Ferrara e celebrato da un applauditissimo ed emozionante Claudio Cazzola. Che, in chiusura, ha ricordato quanto disse Mario Soldati nel 1962.

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