Eventi e cultura
12 Ottobre 2012
Nel '39 700 gli ebrei censiti, sei anni dopo furono solo 200. Anche Bassani studiò lì

Vignatagliata 79, la scuola ebraica raccontata ai ragazzi

di Redazione | 2 min

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In via Vignatagliata 79 c’è solo una porta chiusa. Anonima, se non per la lapide commemorativa affissa nel 2002, che ricorda la sfida che questo edificio affrontò: essere una scuola ebraica durante la stagione delle leggi razziali. Prima della guerra impiegata come scuola materna ed elementare, e durante la stagione delle leggi razziali fulcro di tutti coloro che furono espulsi dalle scuole pubbliche a qualunque titolo vi partecipassero e in ogni ordine e grado.

Proprio di questo si è parlato ieri mattina nell’aula magna della facoltà di Economia a Ferrara, davanti a una platea di studenti e non solo, in un incontro intitolato ‘La persecuzione antisemita e la partecipazione degli ebrei alla resistenza’.

Dopo i saluti del rettore Pasquale Nappi, che ha ricordato come da quella scuola siano passati studenti come Giorgio Bassani, Marcella Ravenna – docente di psicologia sociale presso l’università di Ferrara e figlia di un deportato ad Auschwitz – ha ricordato i momenti bui creatisi dopo l’emanazione delle leggi razziali e la vita quotidiana all’interno della scuola ebraica: “L’espulsione di studenti e insegnanti di religione ebraica dalle scuole – ha dichiarato -, colpì direttamente le famiglie ed il loro futuro che era appunto rappresentato dai bambini e dai ragazzi. Bambini e ragazzi che si trovarono all’improvviso ad affrontare una realtà sconosciuta e minacciosa”.

“Per tutti coloro che nel dopoguerra poterono raccontarlo – ha aggiunto la Ravenna -, l’espulsione costituì un’esperienza lacerante: sparirono gli amici, fu vietato l’ingresso in determinati ambienti, molte delle attività precedenti fuono soggette a restrizioni, in casa prevalse un clima di silenzio, angoscia  e  disorientamento”.

Subito dopo sono stati letti i dati sulla presenza ebraica a Ferrara durante la shoah: nel 1938 gli ebrei censiti furono circa 700; nel ’45 ne rimasero solo 200. Ai giorni d’oggi ne rimangono solo una settantina. Durante la lettura dei nomi dei docenti e degli studenti della scuola ebraica la professoressa si fa anche prendere da una comprensibile emozione.

La parola passa poi a Michele Sarfatti, direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, il quale, prima di raccontare la sua esperienza lancia un monito ai ragazzi: “Quando sentite qualcuno, magari allo stadio o in qualsiasi posto, che insulta un’altra persona con termini quali ebreo o rabbino ricordatevi di ciò che è successo e prendetene le distanze, perché in lui la rabbia antisemita ha preso il sopravvento”.

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