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3 Ottobre 2012
Presso la Basilica Palladiana un intenso tour dedicato al volto dipinto

Raffaello verso Picasso: storia di sguardi

di Redazione | 3 min

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Un altro grande evento “Made in Goldin – Linea d’ombra” sta per iniziare. La Basilica Palladiana di Vicenza – uno dei capolavori di quello che fu uno dei più grandi architetti del rinascimento, Andrea Palladio – conclusi i restauri cui è stata sottoposta negli ultimi cinque anni, riapre al pubblico per accogliere una… folla di personalità. Ci si riferisce a quelle ritratte dai maggiori interpreti della pittura italiana e internazionale, dal periodo dell’umanesimo per arrivare alla fine del secolo scorso.
La mostra “Raffaello verso Picasso” non ha pretese di esaustività per quanto concerne l’arte del ritratto nella storia dell’arte, se si passa il calembour.

È in realtà e soprattutto una vera e propria storia dello sguardo – una sorta di sguardo alla Michelangelo Antonioni – con tutte le sue implicazioni quindi anche di natura filosofica e letteraria e, forse, etica. Implicazioni ben evidenziate nel libro/catalogo scritto per l’occasione da Marco Goldin, lui stesso studioso e personaggio a tutto tondo della storia dell’arte e, si potrebbe dire, della rappresentazione.

Magnifica, affascinante e ben circostanziata, la sequenza di opere-capolavoro che il curatore ha scelto per narrare una own private interpretazione di questo fondamentale àmbito della pittura, proponendo non un percorso di sola successione cronologica, ma come gli è consueto uno stimolante gioco di confronti, rimandi, assonanze tra artisti e soggetti, tra epoche e scuole.

In mostra una novantina di quadri straordinari, provenienti dai musei dei vari continenti e da alcune collezioni private sia europee che americane. Raccontano la più grande storia che la pittura ricordi, quella dedicata al volto dipinto.

E non a caso il titolo scelto è “Raffaello verso Picasso”, cioè il lungo percorso che dal senso di una perfezione delle forme giunge fino alla rottura di quella stessa forma, con la ricerca cubista novecentesca. Il volto e il corpo rappresentati, dall’armonia umanistico-rinascimentale fino all’inquietudine del XX secolo.

E quel “verso” del titolo indica allo stesso tempo l’andare da un punto ad un altro della storia dell’arte – il moto verso luogo – ed il senso di una lotta tra l’elemento apollineo e quello dionisiaco.
Sviluppata in quattro ampie sezioni tematiche – Il sentimento religioso; La nobiltà del ritratto; Il ritratto quotidiano; Il Novecento. Lo sguardo inquieto -, la mostra si dipana attraverso immagini celebri che dai ritratti e dalle figure del Beato Angelico, Botticelli, Mantegna, Bellini, Giorgione, Raffaello, Tiziano, Veronese, Dürer, Cranach, Pontormo e poi ancora Rubens, Caravaggio, Van Dyck, Rembrandt, Velázquez, El Greco, Goya, Tiepolo, arriva fino agli impressionisti da Manet a Van Gogh, da Renoir a Gauguin, da Cézanne a Monet ed ai grandi pittori del ventesimo secolo: da Munch, Picasso, Matisse, Modigliani e Bonnard fino a Giacometti, Balthus, Bacon e Freud. Davvero un superlativo museo dei musei, un mèta-museo di dimensioni incredibili.

Chiusa a Vicenza, solo due settimane dopo e con un titolo modificato – “Da Botticelli a Matisse, volti e figure” – la mostra riaprirà a Verona, nel prestigioso Palazzo della Gran Guardia, proprio di fronte all’Arena. Il cuore dell’esposizione resterà lo stesso e una ottantina saranno le opere. E se alcune rientreranno nei musei di provenienza, altre, bellissime, giungeranno a sostituirle.

Ad accompagnare le due tappe non sarà il tradizionale catalogo ma un intero libro scritto per l’occasione da Marco Goldin, sul tema soprattutto del volto e dello sguardo come antecedenti del ritratto.

La mostra presso la Basilica Palladiana è promossa e sostenuta dalla Città di Vicenza e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona – che ha tra l’altro interamente sostenuto il restauro quinquennale della basilica -.

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