Politica
18 Luglio 2012
L'intervento dei Cittadini della NuovaResistenza amici di Borsellino e Schönau

Saremo in Via D’Amelio, vent’anni dopo

di Redazione | 6 min

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Sono trascorsi vent’anni dalla strage di Via D’Amelio ed ancora una volta – come purtroppo è sempre accaduto in questo Paese – dobbiamo prendere atto di non avere una Verità chiara ed indiscutibile che ci dia la spiegazione del perché di questo terribile eccidio. Possiamo raccogliere qua e là solo frammenti di verità – lampi nel buio – come li ha giustamente definiti Salvatore Borsellino – ma sono lampi che illuminano momentaneamente la scena solo per lasciarci intuire che qualcosa di tremendo è accaduto in Italia.

Tuttavia, mentre le verità giudiziarie appaiono sempre più confuse e contraddittorie, chi ha percorso la storia di quegli anni e ne ha raccolto i frammenti, sa che essa è disseminata di verità negate e di eventi sanguinari di cui mai sono stati trovati i colpevoli.

Depistaggi, documenti importanti (come l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino) trafugati e smarriti, silenzi e smemoratezza di chi era presente – elementi tutti, questi, che caratterizzano le più tragiche vicende accadute nel nostro Paese – non possono non  rivelarci – ad un attento esame – che un sistema di potere occulto e perverso ci governa – o meglio, ci ha sempre governato – dopo essersi consolidato in quel lontano dopoguerra – proprio mentre i nostri Padri Costituenti ci consegnavano una democrazia che avrebbe dovuto renderci liberi e sovrani.

Il nostro presente è stato ideato e progettato in un lontano passato, così come oggi si progetta e si costruisce il nostro mondo futuro.

Con il delitto Mattei, che segna la perdita del sogno di un’autonomia energetica nazionale, con il delitto Moro che segna la perdita definitiva di ogni autonomia politica, con le molteplici stragi che,  da Portella della Ginestra in poi, hanno insanguinato il nostro Paese – stragi tutte impunite e misteriose – si è venuta attuando, in Italia, un’azione lenta e metodica, strategicamente sostenuta da una sapiente “propaganda” di cui i più non riescono neppure ad accorgersi.

E’ in questo sistema di potere che si annidano complicità e connivenze, talmente complesse, talmente ambigue e talmente inconfessabili da rendere impossibile non solo la nostra conoscenza della Verità, ma anche la nostra stessa ricerca della Verità.

Attraverso un’azione, inesorabilmente voluta e attuata, il nostro Stato e la nostra democrazia sono stati frantumati per consegnarci nelle mani di un potere finanziario che ci stringe ormai in una morsa, togliendoci ogni libertà di pensiero e di azione.

Ci sono voluti quasi 70 anni perché tutto ciò venisse realizzato e non è stato un processo unico: processi diversi si sono intersecati e sono stati messi in atto anche per confondere l’opinione pubblica.

L’informazione è stata controllata e piegata attraverso l’addomesticamento dei giornalisti o l’azione evasiva dei mezzi di informazione di massa. Il potere politico è stato usato per far defluire e confluire, attraverso i partiti – come canali distinti e spesso antitetici – pezzi del Piano di Rinascita democratica (approdato in Italia fin dall’82), un piano che, nella sua interezza, difficilmente sarebbe stato accettato dal popolo italiano perché era orientato a distruggere la sovranità popolare. Infine, il potere finanziario, attraverso il perenne meccanismo del debito e gli accordi internazionali, ha tolto e annullato gli ultimi residui di autonomia del nostro Paese, schiavizzandone in pratica il popolo.

Il 1992 è stato un anno cruciale per l’attuazione di questo processo terribile e molteplice.

Mentre la legge sulle privatizzazioni è già stata varata, dal Parlamento Italiano, a fine ’91, un susseguirsi di eventi spazza il nostro Paese. E’ un susseguirsi di eventi che – per pura casualità – ci è stato anticipato, alla fine del ’91, da una frase resa confidenzialmente da Giovanni Spadolini, quando tutto appariva ancora tranquillo: “L’Italia è sull’orlo di una catastrofe. Sono molto preoccupato”.

Ed infatti, mentre nel tripudio e nell’euforia generali un’intera classe politica – corrotta – viene spazzata via da Mani Pulite (17 febbraio 1992)  –  ma quante volte le più grandi catastrofi si annunciano con una festa?-  in Sicilia la mafia rialza la testa dando l’avvio, dopo l’uccisione di Salvo Lima (12 marzo 1992), alla stagione stragista ’92-’93  che colpisce con l’attentato di Capaci (il 23 maggio ’92) e con la strage di via D’Amelio (il 19 luglio 1992), le due massime immagini della Giustizia italiana: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ma nel frattempo, il potere finanziario non resta inerte, anche se la sua azione rimane occulta e in sordina. A Maastricht è stato già definito l’accordo per le linee guida dell’unione (monetaria) europea (7 febbraio 1992) quando il 2 giugno – ad una settimana dalla strage di Capaci – Draghi e altri esponenti della finanza italiana si incontrano sul Britannia (il panfilo della regina Elisabetta). E ancora, a fine settembre, la tempesta finanziaria svaluta la lira e rende estremamente appetibile l’acquisto delle aziende di Stato italiane che, dalla fine del ‘91,  la legge ha reso privatizzabili.

Le stragi del ’93 serviranno a piegare le ultime resistenze e a spianare la strada a chi nel frattempo politicamente appare più affidabile per portare a termine il programma.

Ancora una volta è illuminante l’intervista che Giovanni Spadolini rilascia dopo la strage dei Georgofili (27 maggio 1993 ) e che richiama la P2 “La P2- dice Spadolini in quella occasione –  è stata un elemento destabilizzante della vita politica italiana ed è stata uno dei centri di potere più inquinanti e corruttori”. E ancora: “Non si può fissare un confine preciso tra terrorismo e P2, né tra mafia e P2. Un anno fa, nell’agosto del ’92 – diceva Spadolini – io sollevai il dubbio che esistessero connivenze piduiste con la mafia, in quanto esistevano esperienze precedenti, basti il caso Sindona ma non è il solo, in cui si sono viste strade parallele tra mafia e P2. Rinnovai questo appello alla fine dell’anno e pochi giorni fa ho detto che occorre vedere fino in fondo quali sono le responsabilità ancora attuali della P2”.

E infatti – se vogliamo comprendere qualcosa di ciò che è accaduto – dobbiamo inserire la mafia in questo quadro complessivo e non possiamo continuare a pensare che essa sia un’organizzazione criminale a sé stante, distinta dalle forze che ci guidano.

Ricondotta in un ambito storico più ampio, la mafia ci appare sempre più come la manovalanza o – se si preferisce – il braccio armato,  nascosto e violento dei poteri forti che ci governano. Attraverso le mafie circolano capitali illeciti, avvengono assassini di personaggi scomodi, avvengono stragi che terrorizzano il popolo, distraendolo o piegandolo alle volontà del potere.

Di fronte ad una situazione così drammatica, che oggi purtroppo è giunta all’epilogo, non esistono molti spazi di intervento e, di quei pochi che ci sono, non è questo il momento di parlarne.

Noi volevamo soltanto dire che la nostra consapevolezza e la nostra coscienza ci impongono di non riconoscere una sola parte politica colpevole di questo sfacelo. Noi, al contrario, siamo portati a ricondurre la tragedia che abbiamo vissuto – e che viviamo tuttora – ad una trama complessa di interessi che coinvolgono tutte le forze  del nostro Paese in una responsabilità collettiva nazionale.

Questa trama complessa di interessi ha profondamente tradito gli ideali della Resistenza, strumentalizzandoli e usandoli per gli scopi personali di pochi e disintegrando, di fatto, tutte le funzioni del nostro Stato.

Per noi Paolo Borsellino è il nostro Paese, è l’emblema della nostra patria smembrata e perduta che non smetteremo mai di amare. Per questo saremo in via D’Amelio, il 19 luglio 2012, vent’anni dopo.

Liana Romano e Mauro Barbanti

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