Ostellato
30 Maggio 2012
Raccolta fondi dei sindacati per chi non è coperto da cassintegrazione

Un’ora per chi non ha più lavoro

di Redazione | 3 min

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Nella foto, da sinistra: Giuliano Guietti, Massimo Zanirato e Bruna Barberis

I sindacati ferraresi provano a trarre unitariamente qualche insegnamento da quanto il terremoto ha provocato, e soprattutto rilanciano le loro richieste per tutelare chi è rimasto senza lavoro a causa della distruzione o del danneggiamento del luogo stesso in cui era impiegato.

Giuliano Guietti, numero uno Cgil, riflette sulle necessità di “riconoscere anche la nostra zona come sismica, cosa mai accaduta”, e su quella di “un grandissimo rigore nelle regole di costruzione di abitazioni e fabbricati: vanno abbandonate modalità di affidamento dei lavori, anche da parte degli enti pubblici, troppo spesso ancora usate, come quelle al massimo ribasso”. Non che la Camera del Lavoro voglia indicare delle responsabilità per i crolli, “perché la ricerca di queste spetta alla magistratura, cui offriamo la nostra massima collaborazione”, e anche se i sindacati rivendicano di essere i primi a chiedere la ripresa delle attività produttive, “bisogna essere attenti ed eseguire prima tutte le verifiche”.

Il punto ora è però garantire il reddito di chi non può lavorare (“venerdì in Regione è stato sottoscritto un accordo quadro – ricorda Guietti – e noi siamo stati convocati lunedì per procedere a livello locale con le associazioni”) e farlo in maniera rapida. “Temiamo che – prosegue il segretario di piazza Verdi –, anche una volta riconosciuto l’ammortizzatore, le cifre siano erogate in tempi lunghi: a L’Aquila trascorsero otto mesi”. Ecco perché si chiedono “strumenti di anticipazione” degli importi, come la Convenzione già attiva da alcuni anni tra provincia e Cassa di risparmio (http://www.estense.com/?p=188800).

Non tutte le tipologie contrattuali sono però coperte dalla Cassa integrazione, e anche per questo a livello nazionale le tre confederazioni hanno lanciato una raccolta fondi. “Chiediamo ai lavoratori – spiega ancora il sindacalista – di versare l’equivalente della retribuzione di un’ora, e l’equivalente della retribuzione di due ore a quelli della provincia”. Anche le imprese dovrebbero fare la loro parte, versando – quelle iscritte a Confindustria – il doppio di quanto devolveranno i loro dipendenti. L’impegno è ad una “rendicontazione puntuale” di queste cifre, da impiegare eventualmente anche per dare alcune risposte alle esigenze della popolazione, come la ricostruzione delle scuole.

Un esempio di un possibile “buco” degli ammortizzatori sociali lo fornisce il segretario Uil Massimo Zanirato. “I lavoratori avventizi in agricoltura ne sono esclusi se non maturano un certo numero di ore lavorate: deve intervenire il Ministero e a Bologna si è deciso di coinvolgerlo, ma ancora non abbiamo l’accordo in tasca”. Un ringraziamento va poi ai “tanto bistrattati dipendenti pubblici, che stanno lavorando più ore di quante ne abbia un orologio”.

Bisogna fare in fretta non solo nell’erogazione degli ammortizzatori, ma anche nelle verifiche e dunque nella ripresa dell’attività, “perché se una fabbrica riprenderà a lavorare tra un anno – continua Zanirato – produrrà cose che non interesseranno più. Si potrebbe ripartire anche un pezzo alla volta, magari una sola linea su cinque”.

Bruna Barberis (Cisl) ricorda l’impegno di Vasco Errani, presidente della Regione, ad inviare “certificatori ad hoc” per i luoghi di lavoro. “Che non fossero al 100% antisismici – conclude – è evidente a tutti”.

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