Comacchio
13 Aprile 2012
Rabitti parla a Radio Vaticana. Serve una preparazione all’eucaristia

Bimbo disabile, “non un rifiuto ma un rinvio”

di Redazione | 3 min

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Il vescovo Rabitti

Porto Garibaldi. Non un rifiuto, ma un “rinvio per arrivare alla prima comunione con un minimo di consapevolezza, tale da non rigettare l’ostia consacrata”. Questo, fanno sapere al Sir fonti attendibili della diocesi di Ferrara, il motivo che ha spinto il parroco di Porto Garibaldi, don Piergiorgio Zaghi, a non ammettere all’eucaristia lo scorso giovedì santo un bambino con disabilità psichica. Alla base, dunque, non vi sarebbe la disabilità del piccolo, ma un cammino di preparazione troppo breve, che non gli ha consentito di “prendere confidenza” con l’eucarestia. “Il secondo anno di catechismo, per i bambini di Porto Garibaldi che hanno ricevuto la prima comunione il giovedì santo, è cominciato a settembre”, informa la diocesi ferrarese. “Ma i genitori di questo bimbo si sono presentati al parroco solo a fine febbraio, chiedendo che il loro figlio potesse venire ammesso al catechismo. Peraltro già in quella occasione il padre si disse preoccupato che il figlio rigettasse la particola, come fa con le cose che non conosce bene”. Nonostante la famiglia non abiti nel territorio della parrocchia (è residente a Comacchio, ma il minore frequenta la scuola a Porto Garibaldi), don Zaghi “si è fatto carico della situazione, e anzi ha comprato due catechismi per disabili, per affrontare una situazione per lui nuova”.

La proposta fatta ai genitori “prevedeva un approccio molto graduale, senza fretta, del ragazzo agli ambienti della parrocchia, poi incontri specifici” fino ad arrivare alla possibilità di accostarsi all’ostia consacrata. Da allora il bambino “ha frequentato solo due-tre volte” e, approssimandosi il giovedì santo, il parroco ha espresso ai genitori l’opportunità di rinviare – magari a maggio – il momento della prima comunione. Però “la madre – continua la diocesi di Ferrara – si è opposta alla richiesta del parroco, rivolgendosi direttamente in curia per un ‘via libera’”. Qui, tuttavia, pare che – provando a simulare il gesto eucaristico – si sia verificato proprio quanto temuto dal papà, ovvero il piccolo avrebbe allontanato da sé la particola (non consacrata). Pertanto, è stata caldeggiata la partecipazione alla messa “in coena domini”, invitando il parroco a metterlo insieme agli altri bambini e, al momento della comunione, arrivare con la pisside vuota, dargli una carezza e una benedizione. “Così facendo – spiegano ancora dalla diocesi – è stato incluso nel gruppo dei compagni, in modo da acquisire familiarità e poter quindi presto arrivare ad accettare l’eucaristia”.

A Radio Vaticana, poi, il vescovo Paolo Rabitti ricorda che “il cammino di preparazione alla prima comunione è intensivo” e parte da ottobre. I genitori, non parrocchiani, si sono rivolti a don Zaghi solo il 29 febbraio per far avere al figlio disabile la prima comunione. Le partecipazioni alle messe da parte della coppia e al catechismo da parte del bambino sono state però rare.”La comunione sarebbe stata impartita, quindi, con soli 2-3 incontri e con due messe praticate. Il parroco, quindi, ha comunicato ai genitori che secondo lui i tempi non erano ancora maturi”.

La prima comunione, quindi, è solo rimandata “a un momento più opportuno”, dice Rabitti. I genitori però avrebbero preso di petto la situazione e, invitati in curia, “gli è stato detto di mandare il figlio in Chiesa, il giorno della prima comunione, insieme agli amici, seduto sugli stessi banchi. Il parroco si sarebbe avvicinato al bambino, gli avrebbe dato una carezza”. Questo per evitare “quell’eventuale percezione che il bambino avrebbe potuto avere nel dire ‘i miei amici sì ed io no”.

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