Economia e Lavoro
20 Marzo 2012
Mercati europei e stranieri: l’apertura dev’essere reciproca

Al Rotary il punto sull’agroalimentare

di Redazione | 3 min

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Pomodoro da industria. Non c’è il prezzo

Nel ferrarese sono stati circa 7.500 gli ettari investiti a pomodoro da industria nel 2023, circa 250 in più rispetto al 2022 e si stima che nel 2024 ci sarà un ulteriore incremento. Un comparto che tiene, ma che è messo sotto scacco dal mancato accordo sul prezzo concordato tra parte agricola e industria di trasformazione e sulle condizioni qualitative di conferimento

Paolo Bruni e Gabriella Pirazzini

“Gli agricoltori non intendono sottrarsi all’impegno per il Paese, ma i fabbricati agricoli sono beni strumentali e spesso non posseggono un intrinseco valore catastale. Imporre l’Imu su questo tipo di strutture sarebbe come tassare al muratore la cazzuola”. Il giudizio di Nicola Gherardi, presidente provinciale di Confagricoltura, sull’introduzione della nuova imposta è severissimo: “l’Imu – che dovrebbe sostituire ad un tempo l’Irpef e l’Ici – è stata inserita nel decreto Salva Italia, ribattezzato da molti “decreto lacrime e sangue”: mai nome fu più appropriato”.

Invitato a intervenire sul tema “Le difficoltà e opportunità dell’agroalimentare italiano” presso la riunione del Rotary Club Ferrara Est tenutasi lunedì sera, Gherardi è intervenuto su diverse problematiche di settore, e la nuova tassazione riveste tra queste un ruolo fondamentale: “il Governo ha predisposto questa misura stimando di ricavare, con la sola entrata relativa ai fabbricati agricoli, circa 135 miliardi euro. In verità nessuno sa con certezza quanti siano i fabbricati, spesso sono solo delle lamiere utili a riparare i trattori, considerando che l’appezzamento medio italiano si aggira sui 7,6 ettari per azienda”. Sul frazionamento della produzione nazionale è intervenuto anche Paolo Bruni – presidente europeo di Cogeca -, il quale ha portato a confronto le realtà tedesche e francesi, le cui medie sono rispettivamente di 96 e 104 ettari. Egli ha inoltre sottolineato un’altra importante criticità nostrana, ovvero l’anzianità degli imprenditori: “metà dell’agricoltura italiana è gestita da over65. Per quanto potrà reggere questa situazione?”.

Ad alimentare il dibattito tra relatori e soci del club – molti dei quali impegnati in questo specifico settore – Gabriella Pirazzini di Telesanterno. La giornalista ha ricordato ai presenti l’equazione tra atto agricolo e atto gastronomico, allargando il discorso alla recente polemica relativa al mercato alimentare dell’italian sounding, ovvero di quei prodotti non italiani venduti come tali.

“L’italian sounding purtroppo funziona perché la nostra cucina rimane tra le più diffuse e rinomate nel mondo – conclude Bruni -. La produzione dovrebbe farsi forza di questa peculiarità, ma senza il supporto delle istituzioni qualsiasi strategia sarebbe inutile. Diversi Paesi hanno eretto delle barriere sanitarie per impedire ai nostri prodotti di accedere ai loro mercati, non potendo apporre barriere commerciali in virtù della globalizzazione. I nostri kiwi e le nostre pere ad esempio non possono essere venduti in Cina, poiché ritenuti non sufficientemente sani. La politica italiane, e soprattutto europea, dovrebbe intervenire più incisivamente: pretendere reciprocità”.

Grande assente della serata il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi, trattenuto a Roma da un impegno proprio relativo all’Imu, di cui anche a Ferrara molto si è discusso. Guidi, attraverso il presidente del club Gianni Polizzi, ha voluto comunque salutare con una chiamata in viva voce tutti gli ospiti dell’evento.

 

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